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Dalla montagna delle felci a paradiso dello sci

lun 19 lug 2021 11:07 • By: Lorena Stablum

1965: per Folgarida arriva l'anno della svolta

Folgarida nel 1965

L'anno della svolta fu il 1965. Il mattino di quel 27 dicembre giravano per la prima volta le carrucole della bidonvia all’Ottava. In poco più di sei mesi dalla deliberazione dell'Asuc di Dimaro che adottava all'unanimità l'atto di «Cessione terreno per impianti scioviari e relativa zona residenziale», quella che era la montagna delle felci diventò il paradiso dello sci. Con l'apertura a Folgarida del primo impianto di arroccamento costruito dalla ditta Graffer di Trento, iniziò un percorso nuovo che proiettò la Val di Sole, fino ad allora terra di allevamento e di fortissima emigrazione, nella modernità.

Negli anni Sessanta, infatti, il turismo era ancora un fenomeno marginale: Marilleva e Peio dovevano ancora nascere e agli impianti del Tonale, già esistenti, si affiancavano solo alcuni brevi skilift presenti nel fondovalle: Malé, Dimaro, Commezzadura, Ossana. I protagonisti di quella stagione di cambiamento furono numerosi e, seppur motivati da obiettivi diversi, diedero avvio a una rivoluzione economica, che cambiò il volto della valle. Bruno Kessler, in primis: solandro d'hoc e assurto al ruolo di presidente della Provincia, con il suo Piano urbanistico provinciale (Pup) – progettato nella prima metà degli anni Sessanta e approvato dal Consiglio Provinciale il 12 settembre 1967 – individuò gli obiettivi e gli strumenti per la pianificazione urbanistica e per la programmazione economica del nuovo Trentino.

Autoroen Aprile

Ma anche Enrico Pancheri, noneso di nascita ma solandro d'adozione ed esponente di spicco della Democrazia Cristiana nella corrente dei Dorotei, che da presidente dell’Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno di Malé favorì i primi passi in direzione della valorizzazione del turismo. Come dimenticare poi Ernesto Bertoli, futuro patron delle Funivie Folgarida Marilleva Spa e figura di riferimento della storia di Folgarida fino al crack Aeroterminal Venezia del 2008? E poi ancora gli amministratori di allora, i primi azionisti, gli imprenditori che seppero rischiare e investire sul proprio futuro.

Sviluppata a fianco del Puc (Piano urbanistico comprensoriale) e con un forte radicamento iniziale nello stesso Pup, che in valle aveva individuato sei zone adatte a ricevere un eventuale intervento di costruzione di una località in quota sul modello francese (Peio, Piazza Merendaia di Malé, l’Alpe delle Pozze di Termenago, Folgarida, Marilleva, Fazzon), la nascita della nuova stazione turistica di montagna scaturì dall'Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno delle Valli di Sole, Pejo e Rabbi che costituì la Società per il restauro e il recupero delle «Baite» di Rabbi, da cui derivarono poi le società che concretizzarono gli investimenti in quota. L'impresa, cui avevano aderito alcuni Comuni come Dimaro e Rabbi, l'allora Comunità di Valle e alcuni imprenditori privati, rivelò quasi subito la sua fragilità e fu allora che all'orizzonte apparve Ernesto Bertoli. A capo di una cordata di professionisti milanesi, reclutò i primi azionisti pubblici e privati di una nuova società per azioni, che lasciò al loro destino le baite di Rabbi e diresse lo sguardo agli impianti di risalita. Con 11 soci e un capitale di 11 milioni di lire, nasceva la «Valli di Sole, Pejo e Rabbi spa».

 

Nota bibliografica

Folgàrida in Val di Sole : da "luogo delle felci" a montagna dello sci, Udalrico Fantelli, 2015

 

Folgarida Val di Sole 1965 – 2010, Laura Mariz Bertoli, 2020



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