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Energia dall'acqua

gio 30 dic 2021 10:12 • By: Alberto Mosca

Nelle valli di Non e Sole una lunga storia elettrica

La diga del Careser (ph. Sandro de Manincor)

La lampadina venne inventata nel 1879 da un geniale americano, Thomas A. Edison. Era l’inizio della rivoluzione elettrica, che presto arrivò anche in Europa. Fu l’ingegnere milanese Giuseppe Colombo a fondare nel 1883 la prima centrale termoelettrica d’Europa; l’illuminazione pubblica arrivò a Milano nel 1887 e a Venezia nel 1889. Pochi anni dopo, sarebbe toccato anche alle case delle valli del Noce godere dell’elettricità: pionieri furono Malé, che nel 1899 inaugurò la propria centrale elettrica al Pondasio, e Tuenno, che nel 1901 mise in funzione la centrale di Santa Emerenziana. Peraltro, già nel 1897 i fratelli Cristoforetti avevano dotato la loro officina di un generatore. La via era tracciata. Nel 1909 anche le ferrovie Trento-Malé e Dermulo-Mendola utilizzavano l’energia idroelettrica. E tra i nomi da ricordare vi è quello di Pietro Maierhofer (Proves, 1867 – Rallo, 1948), autore di moltissimi impianti per la produzione di energia elettrica nei paesi delle valli. 
Ben presto, con il primo dopoguerra, il crescente fabbisogno elettrico spinse alla costruzione di grandi impianti: tra il 1926 e il 1942 venne realizzato quello del Careser, un invaso di 16 milioni di metri cubi d’acqua.

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Nel 1922 venne redatto un piano, opera della Società elettrica alto Noce, legata alla Edison per mettere in opera ben 7 impianti a catena lungo l’alto corso del fiume, che tuttavia non ebbe seguito.Il lago Careser, ampio 0,48 kmq e con una profondità massima di 57 m, è racchiuso da una diga a gravità in calcestruzzo alta 57 m e collegata alla centrale di Malga Mare; essa sfrutta un salto di 635 m utilizzando una turbina Pelton per una potenza massima di 12 MW e una produzione annua di 27,7 GWh. Le acque in uscita dalla centrale vengono poi convogliate insieme a quelle del Noce verso la centrale di Cogolo.In particolare, proprio questo edificio, in località Pont, è un pregevole esempio di architettura industriale. Una centrale unica e preziosa, definita la più bella d’Italia, perfettamente integrata in un ambiente naturale straordinario, che appare esternamente più simile ad un albergo alpino piuttosto che ad un edificio produttivo, con ampie sale finemente decorate con l’antica tecnica del graffito e all’esterno la figura di San Giovanni Nepomuceno, protettore dalle alluvioni, realizzata nel 1930 da L. Carelli.Negli stessi anni, tra il 1926 e il 1929, toccò allo sbarramento di Mollaro, utile a portare l’acqua, con una galleria di 9 km, alla centrale di Mezzocorona.Negli anni della seconda guerra mondiale, ecco la grande diga di Santa Giustina: se l’idea risale al 1923, i lavori iniziarono nel 1941, su progetto e direzione dell’ing. Claudio Marcello. L’opera fu gigantesca, la più alta d’Europa con 152,5 metri, completata nel 1951. Il lago, lungo 7,5 km e largo al massimo 2,5, cancellò parte del paesaggio agricolo che da secoli segnava il fondovalle.Infine, la diga di Pian Palù venne realizzata dalla società Edisonvolta S.p.a. di Milano negli anni Cinquanta a 1800 m di altitudine, con una capacità di 15,5 milioni di metri cubi, una lunghezza di 1,8 km e larghezza di 0,5 km, con una profondità massima di 50 m.Opere straordinarie, fonti di benessere e progresso, che reclamarono anche un pesante prezzo in vite umane: ad esempio, 16 furono le vittime del cantiere di Santa Giustina, spesso giovanissimi; molti quelli infortunati e quanti contrassero la micidiale silicosi nel corso delle opere di scavo. 


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