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Andiamo per malghe

La màlgia

ven 23 dic 2022 10:12 • By: Laura Abram

Viaggio nel significato delle parole

La parola nonesa màlgia/màlghja e solandra malga/màlghja/màlgja è uno dei tanti esempi di palatalizzazione caratteristico del dialetto della Val di Non, della bassa Val di Sole e della Val di Rabbi, con, appunto, l’addolcimento dei suoni ca e ga in cia/chja e gia/ghja. Se a mutare è dunque solo il suono più o meno duro della pronuncia, per ricercare l’origine della parola possiamo affidarci ai dizionari italiani. Alla voce “malga” troviamo: costruzione rustica per temporanea dimora di persone e di bestie sui pascoli alpini. Se per noi che abitiamo in queste valli il significato è scontato, spesso non lo è per chi viene dalla città o da altre zone della penisola e la confusione fra ‘malga’ e ‘baita’ è presto fatta. Ciò che caratterizza la malga, però, e che ne definisce l’etimologia stessa, è la presenza degli animali. Contrariamente ai vari rifugi e baite alpini, riparo per camminatori e scalatori, la malga nasce proprio per ospitare per alcuni periodi dell’anno delle mandrie di bovini o delle greggi di ovini. La stessa parola “mandria” deriva dal greco mándra laddove significava sia “branco di grossi animali domestici” sia “stalla; ovile; recinto”. E lo stesso significato di ‘ricovero per animali’ si cela nell’etimologia della parola “malga” che, secondo la ricostruzione dei linguisti Vittore Pisani e Giuliano Bonfante, andrebbe fatta risalire alla radice indoeuropea *melg-, la stessa del latino mulgere, del greco amélgein e del germanico *melken, ossia “mugere”. Ecco che l’origine della parola stessa svela lo scopo con cui viene costruita una malga: pascolare e mungere, quindi ospitare con tutte le loro attività, vacche, pecore o capre durante la stagione estiva.Collegati allo stesso etimo abbiamo poi malgiàr/malgar/malghjar, malghèr o malgés, il gestore della malga, e desmalgiàr/desmalghjàr, chiudere la malga alla fine della stagione estiva e scendere a valle con bovini e/o ovini, prodotti e attrezzi. È curioso notare che non esiste in dialetto il termine contrario, ossia quello riferito al trasferimento degli armenti in quota all’inizio della stagione, che in italiano viene reso con la parola “monticazione” legata etimologicamente al termine “monte”. In dialetto trentino il corrispettivo di desmalgiàr è, infatti, desmontegar con il significato di scendere dalla montagna, affine all’italiano “demonticare”. Esiste anche in dialetto noneso e solandro desmontar, usato raramente in riferimento alla smonticazione e più spesso con il significato generico di “scendere, smontare”. Annoveriamo infine in Val di Rabbi anche il termine sbarcar/sbarcjar che non ha nulla a che vedere con le imbarcazioni, ma è usato come sinonimo di desmalgiar


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