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Speciale 25

Nos, una piccola rivoluzione culturale

mer 08 lug 2020 23:07 • By: Alberto Mosca

Iori, Fantelli e Parrinello ragionano su come è cambiato il mondo culturale delle Valli del Noce

Quando si dice cambiamento culturale. Possiamo dire che in questi 25 anni le valli del Noce lo hanno vissuto, netto, palpabile. Da quando NOS è nato 25 anni fa, sono state innumerevoli le iniziative culturali che abbiamo raccontato. Ma il clima era proprio diverso. La cultura allora era forse più di oggi dominio esclusivo del volontariato, mentre oggi per alcuni è diventata un lavoro. E se la Val di Sole ha assunto una propria autocoscienza culturale (e di urgenza alla conservazione) già alla fine degli anni Sessanta, proprio perché l’identità tradizionale stava per essere travolta dal turismo di massa, la Val di Non ha vissuto un processo più lento, graduale: nel 1995 credo che ben pochi avrebbero creduto per la Val di Non ad un’offerta culturale coniugata a quella turistica o a sostegno di qualità della base economica data dall’agricoltura. Eppure oggi è così, con i castelli, le chiese, i santuari a definirne la bellezza e l’attrattività, «bella come una favola», così descritta in una guida del 2014. E poi, pensiamo ai rapporti tra le valli di Non e Sole: NOS nacque anche per saldare una vicinanza, una storia comune che sotto il profilo culturale non era molto coltivata.

Le differenze c’erano eccome, le occasioni di confronto e per un lavoro comune più faticose di oggi. Chi nel 1995 avrebbe immaginato che anni dopo sarebbero nate associazioni che nel loro stesso nome avrebbero unito le due valli? Non credo molti. Pochi dati descrivono un quadro davvero mutato: 25 anni fa le valli di Non e Sole avevano 2 musei, quello della Civiltà Solandra di Malé, creatura del Centro Studi per la Val di Sole e quello di Segno dedicato a padre Eusebio Kino. Entrambi frutto dell’attività dell’associazionismo volontaristico e privato. Nel 2010 erano censiti 20 castelli e musei aperti nelle due valli. Oggi, tra musei e percorsi didattici, castelli e chiese aperte, siamo a parecchie decine di luoghi della cultura, pubblici e privati, aperti e promossi al residente e al turista. Ultimo arrivato, proprio a giugno, il palazzo Freihaus di Arsio. Se vogliamo, una linea di spartiacque l’abbiamo avuta nell’aprile 2010, con l’apertura al pubblico di Castel Thun e la nascita di quella che oggi è una rete dei castelli. Nello stesso anno Castel Thun era l’unico castello delle due valli aperto al pubblico. A oggi si sono aggiunti Ossana, Caldes, Valer, Coredo, Belasi. Altri, auspicabilmente, arriveranno. Su questi argomenti abbiamo sentito le voci di tre dei protagonisti di questo quarto di secolo. Da 25 anni a questa parte rappresentano autorevolmente il mondo della cultura nelle valli del Noce.

Due di loro, i più anziani, videro da vicino la nascita di NOS nel 1995; il più giovane dei sarebbe presto apparso in uno dei forum come membro della banda di Revò… «La crescita culturale della valle di Non negli ultimi 25 anni è stata notevole – attacca Walter Iori, presidente della Associazione G.B. Lampi, continuatore dell’eredità di don Fabio Fattor e di Bruno Ruffini - sia in termini di quantità che di qualità. Specialmente nell’ultimo decennio è stato possibile concretizzare progetti ed iniziative di notevole rilevanza culturale grazie alla capacità di dialogare, mettersi in rete e condividere obiettivi staccandosi dalle logiche di campanile e del localismo. La nascita del Centro Culturale d’Anaunia – prosegue Iori - fortemente voluto dal Comune di Sanzeno con la collaborazione dell’Associazione Culturale G.B. Lampi, ha dato la possibilità alla valle di fare quel salto di qualità atteso da molti anni. C’è ancora molto da fare, ma la consapevolezza che l’investimento in cultura ha ricadute notevoli e positive sul tessuto sociale ed economico del territorio, ci fa ben sperare. Oggi, rispetto al passato, anche le pubbliche amministrazioni compartecipano con maggior consapevolezza alle iniziative proposte dal volontariato culturale, chiedendo di poter collaborare per aumentare il valore delle proposte e non solamente per contribuire finanziariamente all’iniziativa. Questo a mio avviso è un ottimo segnale! Anche la risposta e l’attenzione dei cittadini nei confronti delle attività culturali – conclude Iori - è notevolmente migliorata, al pari di quella dei turisti».

Luigi Parrinello, storico presidente della Pro Cultura-Centro Studi Nonesi, quel giorno in cui NOS si presentava al pubblico c’era; la rivista ne ha ospitato il pensiero varie volte, come firma o come intervistato. «Quel giorno di 25 anni fa – racconta Parrinello – alla sala Borghesi Bertolla c’ero e intervenni: ho apprezzato l’idea di unire le valli, come del resto ho cercato di fare con le nostre associazioni. Ad esempio con il Centro Studi: un rapporto cordiale, personale e culturale, forse precursore di un dialogo che allora non era scontato. Ricordo, ad esempio, la ristampa che insieme portammo a compimento del volume di Carl Ausserer, Der Adel des Nonsberges. NOS venticinque anni fa andava in questa stessa direzione». Una foto del 1988 lo ritrae proprio insieme a Parrinello: con Udalrico Fantelli chiudiamo il cerchio, aprendo con un aneddoto legato alla nascita di NOS: «Ero sindaco di Dimaro e venni interpellato dai soci fondatori per avere da me un appoggio morale presso il Bim, il quale poteva sostenere l’avvio di quella impresa: ricordo che il progetto mi era piaciuto subito per le sue caratteristiche, si rivolgeva al “NOS”, a tutte e due le valli, riprendendo una vecchia idea di don Tomaso Bottea (1819-1895), agli abitanti del “NOS”, cercando qualcosa di unitario nonostante la forra di Mostizzolo e tutte le differenze, da superare tramite uno sguardo più elevato, in un tempo in cui i servizi comuni erano solo le tasse e la Usl, l’ospedale. Si puntava su una radice culturale comune, seppure sfaccettata, discorso non facile in un tempo in cui i comuni erano piccoli fortilizi, più di oggi. Devo dire – aggiunge Fantelli – che un po’ di paura c’era: l’idea era talmente innovativa, la sfida a certe chiusure così grande che ero tra quelli timorosi che sarebbe durata poco. E invece… ha vinto la scommessa, compie 25 anni e poggia su una base consolidata. Si legge, è importante, un punto di riferimento, una visione intelligente su quello che capita nelle valli. Frattanto – conclude Fantelli – le cose sono cambiate, molte la valli di Non e Sole le fanno insieme. Cles è capoluogo religioso oltre che civile; anche il turismo e l’agricoltura ragionano insieme, le valli si vedono come territorio di espansione reciproco, con più aria, respiro e orizzonte anche sul piano economico. Allo stesso modo la cultura, con le associazioni principali come il Centro Studi, la Pro Cultura e la Lampi che hanno condiviso importanti progetti, come la ristampa del Weber, la ristampa dell’Ausserer, altre pubblicazioni e iniziative culturali; una visione che ebbe come sostenitore il sindaco Giacomo Dusini, interprete ottimo di questa volontà di unione tra le valli».



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