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Uomini e bestie, una lunga storia di amore e odio

In principio furono Masun e Kirka

lun 10 ago 2020 11:08 • By: Alberto Mosca

La genesi del progetto Life Ursus

Rilascio dei primi orsi del progetto Life Ursus, Archivio Servizio Foreste e Fauna PAT - Grandi Carnivori

Era il giugno 1995 quando Nos parlò per la prima volta di orsi. Protagonisti furono quelli del parco faunistico di Spormaggiore, che all’epoca ospitava orsi “profughi” da varie parti d’Italia e che nel novembre 1994 aveva conosciuto la tragedia di una moria che colpì diversi plantigradi. Erano gli anni in cui la popolazione orsina nelle valli del Noce era limitata a pochi e anziani esemplari nel Brenta e… all’orso di San Romedio. Poi, venne il progetto Life Ursus.

Lo studio di fattibilità venne presentato sulle nostre pagine nel maggio 1998 (Il ritorno dell’orso), con un esordio che suona ancora oggi, a distanza di 22 anni, attuale: Siamo pronti ad accoglierli? Lo studio di fattibilità che prevedeva di reintrodurre gli orsi sul Brenta: 9 individui (3 maschi e 6 femmine di età tra 3 e 6 anni) scelti per ricreare in 20-40 anni una popolazione di orsi di 40-50 individui.

Autoroen Aprile

Le aree idonee vennero individuate nel Trentino occidentale e nelle province di Bolzano, Brescia, Sondrio e Verona, su oltre 1.700 kmq.

Numerosi i partner che collaborarono: le quattro province confinanti con Trento, l’Associazione Cacciatori Trentini, WWF - Trento, numerosi altri enti, organizzazioni ed associazioni di categoria. Non mancò un sondaggio di opinione, condotto dall’Istituto Doxa di Milano, che coinvolse più di 1.500 abitanti dell’area. I risultati furono sorprendenti: più del 70% dichiarò di essere a favore del rilascio di orsi nell’area, mentre si arrivò addirittura all’80% con l’assicurazione di adottare misure di prevenzione dei danni e gestione delle situazioni di emergenza.

E così si arrivò alla fase operativa, iniziata nel 1999, con la liberazione dei primi due esemplari: Masun e Kirka. Tra il 2000 e il 2002 vennero liberati altri 8 individui, per un totale di 10 complessivi. Tutti gli orsi rilasciati avevano un radiocollare e marche auricolari trasmittenti per monitorare i loro spostamenti nel periodo successivo al rilascio. I risultati hanno confermato le previsioni e l’ottimo adattamento degli individui al nuovo territorio. Il progetto, conclusosi nel 2004, anticipò la spontanea ricomparsa dell’orso in territorio italiano, contribuendo al rinsaldamento tra le popolazioni ursine presenti e in espansione sull’Arco Alpino centro-orientale. Oltre che dall’incremento numerico, il successo dell’operazione di reintroduzione è stato confermato anche dall’espansione territoriale


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