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Dopo Covid: turismo nelle Valli del Noce

In Val di Rabbi cresce la voglia di montagna

ven 09 ott 2020 13:10 • By: Lorena Stablum

Si sono registrati flussi turistici intensi

Come gli altri anni. O forse di più. È il sentore generale che si registra parlando con qualche esercente od operatore turistico della Val di Rabbi a proposito di come sia andata la stagione. L’amena valle alpina, che si sviluppa nel cuore verde del Parco Nazionale dello Stelvio, è cresciuta moltissimo negli ultimi anni dal punto di vista turistico. Complice anche una serie di investimenti mirati, dal ponte sospeso sopra la cascata del torrente Ragaiolo, al percorso Kneipp, alla realizzazione dell’interessante trekking delle malghe. Ma quest’estate, l’estate segnata dalla convivenza con il Covid-19, è diventata un vero e proprio punto di riferimento per i vacanzieri in cerca di natura, tranquillità e relax. I flussi turistici sono stati intensi, portando con sé inevitabilmente anche qualche contraddizione. In tempo di distanziamento sociale, gli ampi spazi dei boschi e delle foreste di conifere della valle si sono ridotti spesso a lunghe file per accedere a quella o a quell’altra attrazione. Nelle malghe più gettonate si sono viste folle di turisti pronti a gustare i piatti tipici della tradizione.

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E un continuo via vai di veicoli in entrata e uscita dalla valle ha attraversato i centri abitati, creando in qualche caso code e rallentamenti.

«I numeri ci aiutano a mandare avanti l’azienda. Lavoriamo 70-80 giorni all’anno e il fatto che ci sia molta gente a noi fa comodo» ammette Sergio Daprà. Da qualche anno gestisce con la famiglia, la Malga Fratte Bassa, una struttura tradizionale, che abbina l’attività di alpeggio e di produzione del formaggio alla ristorazione, situata in una posizione strategica, a metà strada dal ponte tibetano e le cascate di Saent.

Approfittiamo di un’escursione per raggiungere il gestore in malga. È la prima domenica di settembre, una giornata uggiosa, grigia e che promette la pioggia che poi arriverà. Eppure, intorno, c’è ancora un brulicare di persone che non si è fatta spaventare dal tempo incerto. «Abbiamo perso un mese di lavoro a marzo con il lockdown - ci racconta -. A giugno, quando abbiamo aperto, non pensavamo di lavorare così. Nelle prime due settimane di apertura, causa anche la pioggia, girava poca gente. Poi dalla metà di giugno siamo partiti in quarta. Abbiamo fatto un luglio e un agosto a pieni ritmi. Abbiamo lavorato, forse, anche di più degli anni passati. Abbiamo lavorato bene anche durante la settimana. La gente ha scelto la montagna perché si sentiva sicura, per gli spazi ampi, l’aria aperta. Abbiamo visto tantissimi italiani e molti meno stranieri rispetto all’anno scorso». L’estate è andata bene e tutto si è svolto regolarmente. Anche il rapporto con la clientela è stato buono, continua Daprà: «Le persone sono state educate e prudenti, venivano munite di mascherina, sapevano già come comportarsi. Ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo organizzati bene anche con il personale. Per l’emergenza sanitaria abbiamo assunto qualche persona in più». E per l’inverno? «Se la situazione rimane così, va bene come l’estate» conclude. 



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