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Derivazione in Val di Peio, «una misura ambientale, non agricola»

sab 20 mar 2021 19:03 • By: Lorena Stablum

Il presidente del Cmf di secondo grado della Val di Non Erlicher: «Le valli devono collaborare»

VAL DI NON«La Val di Non non ha bisogno di acqua perché è aumentata la superficie di terreno coltivato a meleti». Lo ribadisce più volte il presidente del Consorzio di miglioramento fondiario di secondo grado Val di Non Claudio Erlicher a proposito del progetto che prevede di derivare l'acqua del fiume Noce in Val di Peio per portarla in Val di Non. Da circa un anno, Erlicher ha preso il posto del predecessore Ottavio Girardi alla guida del consorzio della Val di Non nato nel marzo 2017. Ora, dopo che l’Appa ha archiviato il procedimento di valutazione d’impatto ambientale relativo al progetto di una nuova condotta irrigua sul torrente Rabbies, in Val di Rabbi (Qui l'articolo) - un progetto che, evidenzia Erlicher, era in capo al Consorzio di miglioramento fondiario di secondo grado Val di Tovel -, il presidente spiega quali sono le motivazioni che spingono la frutticoltura nonesa a ricercare nuove fonti irrigue e, in pratica, riconduce la questione al tema ambientale legandolo strettamente alle normative sul deflusso minimo vitale dei corsi d’acqua: secondo le stime, con l’applicazione del Dmv in base al Pguap, alle Valli del Noce mancherebbero in circa 12 milioni di metri cubi annui (4,8 l/s per kmq).

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«Si stratta di mettere in campo misure ambientali più che agricole – commenta infatti Erlicher – che riguardano dei rilasci che dobbiamo fare su concessioni che i Consorzi della valle hanno da quasi cento anni. Ci sono delle normative che ci impongono di rispettare il deflusso minimo vitale. Il bisogno d’acqua non è, quindi, determinato dall’aumento della superficie coltivata a meleto. L’acqua si prende dove c’è e credo ci debba essere una collaborazione tra le due valli. Il consorzio, infatti, non intende rubare nulla a nessuno e in questo momento sono in corso delle trattative tra la Provincia e le comunità solandre».

Le trattative in questione sono riprese, appunto, lo scorso febbraio (Qui l'articolo) quando il vicepresidente della Provincia Mario Tonina e l’assessora Giulia Zanotelli hanno incontrato la Comunità di valle e le amministrazioni comunali della Val di Sole per sondare un’eventuale apertura sulla realizzazione del progetto. Dall’incontro era emersa una sostanziale contrarietà da parte delle amministrazioni all’iniziativa promossa dal comparto frutticolo della Val di Non e ne era seguito un vivace dibattito che ha coinvolto, a diversi livelli, attivisti del fiume Noce (Qui l'articolo), associazioni legate agli sport fluviali (Qui l'articolo), rappresentanti istituzionali (Qui l'articolo) e cittadini. Ognuno con una propria proposta, come quella di attingere l’acqua necessaria direttamente dal grande bacino idrico di Santa Giustina. Una proposta questa che il presidente giudica, però, insostenibile. «L’obiettivo è di lasciare in quota l’acqua per rispettare una misura di sostenibilità ambientale – afferma Erlicher –. Se invece andassimo a pomparla dal lago, utilizzando energia elettrica, per portarla in quota andremo a produrre C02. Si tratterebbe quindi di una misura non sostenibile dal punto di vista ambientale. Il tema dell’ambiente è un tema che ci preme e sul quale siamo molto impegnati. Insieme a Melinda, ad esempio, stiamo portando avanti dei ragionamenti sulla realizzazione di impianti fissi per il trattamento con i fitosanitari che ci aiuteranno a ridurre di moltissimo la deriva». 



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