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La solidarietà non abita più qui

dom 17 ott 2021 13:10 • By: Renato Pellegrini

L’umanità non ha più diritto di cittadinanza in molte parti della Terra e anche d’Italia: la riflessione domenicale

La solidarietà e forse nemmeno l’umanità non ha più diritto di cittadinanza in molte parti della terra e anche d’Italia. Le merci possono girare liberamente dappertutto, le donne e gli uomini no. Soprattutto se sono poveri. Perché non hanno voglia di lavorare o rubano il lavoro che legittimamente apparterrebbe ad altri. E poi sono poco raccomandabili. Così almeno si dice, senza controllare i dati, per sentito dire o perché l’ha detto il personaggio di riferimento, di cui si è innamorati e del quale occorre sempre fidarsi ciecamente. 

I giornali amano le tinte fosche, annunciare apocalissi e tragedie. Venerdì 16 prevedevano un'Italia paralizzata. Ma non è andata così. Una volta scaduto il divieto di licenziare, sui prevedevano migliaia di lavoratori mandati a casa, senza lavoro. Nemmeno questa volta è andata così. Di tanto in tanto si prevedono invasioni di profughi. Tutti gli africani sono pronti a sbarcare in Italia! Ma oltre l’80% dei profughi e di chi se ne va dal suo Paese si fermano negli stati confinanti. Mi viene da pensare che il problema non è chi arriva qui, ma piuttosto la nostra mentalità, che non riesce a vedere in loro persone, esseri umani più sfortunati di noi. A troppi Paesi europei piace innalzare muri. Non servono a fermare le persone, producono sofferenze inaudite e spingono migranti e trafficanti ad aprire altre rotte, ma nonostante questo l’Europa sta entrando in una nuova epoca dei muri. 

L’ha inaugurata l’ungherese Viktor Orbán che, nel mezzo della crisi migratoria del 2015, ha deciso la costruzione di una recinzione al confine tra l’Ungheria e la Serbia per impedire ai profughi – nella maggior parte dei casi siriani e afgani che percorrevano la rotta balcanica – di entrare nel paese per raggiungere altri paesi dell’Unione europea.

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Era sembrato un brusco ritorno al passato, a un’Europa di divisioni che pensavamo superata dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989. I muri dovrebbero essere innalzati con i soldi dell’Unione Europea. La commissaria agli affari interni, Ylva Johansson, per ora ha dichiarato che non finanzierà i muri contro i migranti, ma ha espresso anche comprensione per i paesi che hanno inoltrato la richiesta a Bruxelles. 

Sono politiche che hanno il respiro corto. Chi ha un po’ di memoria, ricorderà che anche in Trentino si è voluto «mettere ordine» chiudendo strutture di accoglienza di migranti, che avevano un lavoro ed erano integrati o sulla via di un’integrazione maggiore. L’egoismo ha dichiarato che questo non andava bene! Chi si aggiorna sulla stampa nazionale s’accorge che da qualche parte chi spontaneamente s’appresta a un atto di solidarietà, rischia il processo. E non mi riferisco al sindaco di Riace, Lucano. Ma a quanto accaduto a Lobeau, Michielin e Perosa che vivono in Friuli e fanno parte della rete di attivisti e volontari, Rete Solidale Pordenone. Il prossimo novembre andranno a processo insieme ad altri 9 richiedenti asilo con l’accusa di invasione di terreni, perché «in concorso tra loro invadevano arbitrariamente l’area destinata a parcheggio dell’ente pubblico Inail di Pordenone al fine di occuparla bivaccando all’interno creando dei rifugi e impossessandosi dell’area chiudendola e delimitandola con coperture di materiale plastico nonostante fossero state loro offerte prospettive alternative» (vedi articolo in Domani 14 ottobre 2021). 

Di fatto avevano messo in una parte del parcheggio dei tendoni per garantire la privacy a chi avrebbe dormito al loro interno. I fatti contestati dalla polizia di Pordenone risalgono ai giorni in cui giungevano in città decine di migranti che, secondo la legge italiana, avrebbero avuto diritto all’accoglienza. Ma, come spesso capita istituzioni ed egoismi, paure poco razionali e altro, tutte quelle persone furono costrette a vivere al freddo per la strada, nonostante ci fossero persone e associazioni pronte ad esprimere solidarietà nei loro confronti. Anche qui apparve il fantasma di una possibile invasione, perché un’accoglienza degna e rispettosa dei diritti umani costituirebbe un fattore di attrazione per altri migranti e richiedenti asilo. Dunque non c’è posto per chi se ne va dalle guerre o dalla fame. Potremmo anche convincerci che in pochi (e benestanti) è bello, ma sarà possibile un mondo senza pietà per gli sfortunati della storia?

 



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