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A rischio la stagione della pesca sportiva

mer 20 ott 2021 17:10 • Dalla redazione

In allarme il mondo dei pescatori trentini per il divieto nazionale di immissione delle specie non autoctone nei fiumi trentini

Uno splendido esemplare di salmerino alpino (credits: Gianni Zanella)

TRENTO. Il mondo dei pescatori trentini è in allarme. Una quarantina di associazioni di pesca locali che contano in provincia circa 10.000 tesserati rappresentati dalla Federazione Pescatori Trentini, dall’Unione Pescatori Trentini, dalla Magnifica Comunità di Fiemme e dal Comitato provinciale della Fipsas (Federazione Pesca Sportiva ed Attività Subacquee), sono fortemente preoccupate per il regolare svolgimento della stagione di pesca 2022. Il tema è legato allo stop nazionale alle immissioni di specie ittiche alloctoni nei fiumi trentini. 

«Se il Trentino era stata fino a oggi una delle pochissime zone dove la pesca sportiva si svolgeva regolarmente, anche grazie al supporto della Provincia Autonoma di Trento, potrebbe abbattersi anche da noi, già nei prossimi mesi, la scure della Direttiva Habitat che, con il Dpr n. 357/1997 “Regolamento recante l’attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” e per ultimo il Decreto Ministeriale 2 aprile 2020, considera alloctone (ovvero non originarie di un determinato territorio) le specie di pesci la cui presenza non sia documentata da prima dell’anno 1.500» scrivono infatti in una nota le associazioni pescatori, evidenziando come in questo modo molte delle specie ittiche locali, tra le quali, ad esempio, le trote fario, le trote lacustri, i temoli, i salmerini, i coregoni, i barbi, le carpe e le tinche, non potranno più essere allevate e immesse nelle acque trentine anche se presenti da diverse centinaia di anni.

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«Pesci che – spiegano i pescatori - si sono ben acclimatati e che fanno parte ormai del nostro patrimonio culturale e ambientale. Le associazioni hanno speso enormi energie per gli incubatoi di valle e le pescicolture per crearsi dei parchi riproduttori importanti di qualità attraverso i quali autoprodursi novellame da immettere nelle proprie acque. Da molto tempo, e prima di molte istituzioni e organi tecnico scientifici, i pescatori trentini hanno saputo darsi regole e limiti sia nello sfruttamento, sia nella gestione attiva del vario patrimonio ittiofaunistico che fa del Trentino una delle regioni d’Europa tuttora più preziose per la tutela della biodiversità ittica. Tra i salmonidi – aggiungono - si salverebbe solo la trota marmorata, che però non riesce ad adattarsi a molte delle acque trentine e che è comunque allevata in quantitativi assolutamente insufficienti alle necessità locali, e il salmerino alpino, unicamente ammesso per i laghi di Tovel e di Molveno»

Insomma, lo stop all’immissione di queste specie avrebbe – già nel brevissimo periodo - una serie di conseguenze negative, come l’eliminazione – da qui a fine anno - di alcune decine di milioni di uova e avannotti derivanti dall’attività riproduttiva dell’autunno/inverno 2021, l’impossibilità di mantenere un parco di migliaia di riproduttori pregiati di trota fario e lacustre allevate con anni di severe selezioni ed enormi difficoltà nella gestione delle diverse pescicolture e degli incubatoi di valle dalle associazioni che impiegherebbero almeno 4-5 anni per riconvertire la produzione, l’impossibilità di ripopolare adeguatamente le acque in concessione così come previsto dai Piani di Gestione provinciali per la mancanza di materiale ittico da immettere compromettendo la presenza futura di pesce pregiato, l’impossibilità di effettuare le semine di materiale adulto nelle zone pronta pesca, l’impossibilità di effettuazione delle gare locali, provinciali, nazionali e internazionali e il crollo delle entrate vitali per le associazioni derivate dalla sicura e sensibile diminuzione dei tesseramenti sociali e dalla vendita dei permessi d’ospite. Senza contare la perdita di alcuni posti di lavoro, concludono, e un impatto non indifferente a livello turistico considerati gli investimenti fatti da diverse zone del Trentino che hanno puntato sulla pesca come volano attrattivo. 

Le associazioni chiedono perciò a gran voce al mondo politico locale e nazionale di fare il possibile per modificare l’attuale normativa e consentire così di dare continuità alla pesca sportiva trentina. Sul tema è in programma anche un convegno nazionale che si terrà il 13 novembre nel palazzo della Ragione Lombardia.

 



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