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La bomboniera di una volta: il brezdèl

dom 07 nov 2021 11:11 • By: Laura Abram

Alla scoperta dell'alto valore simbolico di uno straordinario prodotto tradizionale

Anche se ormai spopolano bomboniere di tutti i tipi, dalle solidali alle fatte in casa, dalle riutilizzabili alle ecologiche, in alcuni paesi della Val di Non vi è ancora l’usanza, da parte dei novelli sposi, di portare ai parenti i brezdièi da le noze come segno di matrimonio. Il brezdèl (detto anche bracedèl in Val di Sole) è una ciambella di pane dolce ricoperta di zucchero, da non confondere con i prétzel o brétzel tedeschi, con i quali, tuttavia, è etimologicamente collegato.

Sembra, infatti, che entrambi questi prodotti da forno derivino il loro nome dal latino brachium, braccio, o dal suo diminutivo bracellum.

Le spiegazioni che li ricollegano a questa parte del corpo sono varie. Si dice che i brézel tedeschi, con la loro caratteristica forma intrecciata, rappresentino le braccia dei monaci raccolti in preghiera e che venissero prodotti nei conventi principalmente nel periodo di Quaresima, utilizzando solo ingredienti poveri, come farina, lievito e acqua e nessun componente di origine animale, come uova o strutto.

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In Germania hanno talvolta il nome di Fastenbretzel (da “Fasten” = periodo di digiuno; Quaresima). Di altra natura sono, invece, i brezdièi, preparati sempre con ingredienti semplici, ma arricchiti con zucchero e dalla caratteristica forma a ciambella che, si dice, fosse adatta da trasportare sul braccio, a mo’ di bracciale.

Esiste, infatti, anche in Emilia-Romagna il bracciatello o brazzedello, prodotto da forno di origine medievale dalla caratteristica forma a ciambella, che per secoli è stato venduto durante le fiere di paese da ambulanti che tenevano una lunga serie di queste ciambelle inanellate in grossi bastoni o infilate nel braccio. Come i brézel, anche i brazzedelli erano inizialmente molto rustici e poveri e si sono modificati nel tempo, con l’aggiunta di ingredienti dolci o salati. Due caratteristiche che accomunano questi prodotti da forno e che li distinguono dal nostro brezdèl da le noze sono: il tipo di cottura, realizzata prima in acqua bollente e poi in forno, e il fatto di essere tipici del periodo pasquale e quaresimale. Una caratteristica, invece, che accomuna il bracciatello romagnolo al nostro brezdèl e quella di essere considerato dono da fare in occasioni speciali, come ad esempio una nascita, un Battesimo o una Prima Comunione.

Ma non sono solo questi i prodotti dolci o salati a forma di ciambella che in Italia riconducono il loro nome al latino “braccio”: abbiamo anche il brasadelo vicentino e il bracciatello di Santa Lucia a Pesaro, leggermente diversi negli ingredienti e nella dimensione, ma riconducibili allo stesso etimo.

Un’ultima interessante curiosità sui nostri brezdièi ce la comunica Enrico Quaresima, il quale scrive nel suo dizionario: “Nella Val di Non alta di brezdièi ce n’è di due specie: quelli da le noze e quelli da la Caresma. I primi corrispondono ai brazzedèi delle altre zone delle due valli (Non e Sole), i secondi, invece, sono un dolce raffinato, in forma di 8, ed è una copia del prétzel dei tedeschi dell’Alto Adige.”

Io purtroppo non ho mai visto qui da noi questi brezdièi da la Caresma; e voi?



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