sab 09 mag 2020 16:05 • By: Fabrizio Brida
Una voce dal Liceo Russell di Cles
Non è
come essere in classe, ma la scuola a distanza al Liceo Russell di Cles sta
funzionando bene. Non c’è il contatto diretto, manca l’interazione quella vera,
manca la condivisione dello spazio oltre che del tempo, e mancano naturalmente
le pacche sulle spalle, gli abbracci, gli scherzi tra compagni e le strette di
mano con i professori. Si riesce però a stare insieme, “vicini anche se lontani”,
e a vivere la realtà scolastica in maniera sicuramente diversa ma comunque
efficace.
Le lezioni online al Liceo Russell iniziano la mattina presto, secondo
l’orario tradizionale: ci si ritrova tutti davanti allo schermo del computer,
nella propria stanza o seduti al tavolo in cucina, e si comincia a fare scuola.
Il liceo clesiano ha deciso di rispettare il normale orario di lezione, con l’unica
differenza che le unità orarie, invece che della durata di 50 minuti, ora sono
state ridotte a 40 minuti per non sottoporre gli studenti a un’eccessiva esposizione
davanti al computer. Anche le lezioni non sono l’esatta riproposizione della didattica
in classe, impossibile da replicare in maniera virtuale. “La lezione tipo
prevede inizialmente un quarto d’ora, venti minuti di intervento del docente –
spiega un’insegnante del Russell – un altro quarto d’ora è dedicato ad attività
svolte dagli studenti su input del professore e nei 10 minuti finali ci si “ritrova”
per un feedback immediato di ciò che è stato fatto”.
Il Liceo Russell è da sempre
una scuola tecnologicamente all’avanguardia. Questo ha facilitato molto la
declinazione delle lezioni tradizionali in lezioni a distanza. “Il nostro liceo
si appoggiava già da prima alle piattaforme Google – racconta ancora la
professoressa –. Oltre a Hangouts Meet, sfruttiamo Google Drive e Google
Classroom, piattaforma attraverso la quale il docente può assegnare dei compiti,
stabilire i tempi di consegna, supervisionare e commentare ciò che gli studenti
stanno facendo, anche a gruppi. Lavoriamo a distanza, con modalità diverse,
naturalmente, rispetto alla scuola tradizionale, ma comunque stimolanti”.
È
anche possibile svolgere delle verifiche, che riguardano però maggiormente le
competenze rispetto alle conoscenze acquisite. Nonostante le comprensibili difficoltà,
dunque, legate soprattutto all’interazione tra i ragazzi, molto più viva quando
si è in classe, è possibile fare scuola anche così: distanti ma uniti nel voler
imparare. “Sicuramente preferiamo la scuola tradizionale, sia noi insegnanti,
sia gli studenti – ammette la docente del Russell –. Però devo dire che, dopo
un mese, abbiamo trovato la quadra. I ragazzi ci seguono, i tempi si sono un po’
dilatatati, ma personalmente sono soddisfatta di come stiamo procedendo”. Quali
sono le impressioni, invece, da parte degli studenti? “Ho parlato con loro e il
fatto che preferiscano la scuola tradizionale mi rende felice – rivela l’insegnante
– anche perché ci siamo tutti resi conto di quanto sia importante per loro.
Dopo una fase iniziale di disorientamento da entrambe le parte, del tutto fisiologica,
abbiamo preso dimestichezza con la scuola online, imparando a conviverci e a
sfruttarne le opportunità, in particolare per quanto riguarda gli strumenti didattici”.
Il bilancio, quindi, è positivo. “Sicuramente, anche se è faticoso affrontare
una giornata in questa modalità. Si rivela necessario, sia per noi insegnanti
che per gli studenti, fare tante piccole pause. Fare scuola, poi, aiuta i
ragazzi ad affrontare questo periodo non semplice. Hanno modo di parlare, di
confrontarsi. Si possono distrarre un po’ rispetto a questa realtà surreale”.