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Una Chiesa peccatrice

dom 19 dic 2021 11:12 • By: Renato Pellegrini

Ritornare al Vangelo per riaccendere la luce della speranza

VALLI DEL NOCE. Siamo in un tempo difficile per la chiesa. E papa Francesco richiama l’attenzione anche su una visione di Chiesa, da parte del clero, ma anche di non pochi laici, che non corrisponde alla realtà, che non tiene conto che è peccatrice, che può offuscare la sua vera immagine. Nel viaggio di ritorno da Cipro e Grecia il papa ha confessato di essere lui stesso peccatore, come gli altri vescovi. Certo, ha detto, la Chiesa è stata fondata da Gesù su Pietro, la Roccia, ma che si è rivelata un fuscello, rinnegatore di Cristo e menzognero. Non è un’annotazione marginale. E infatti Francesco si è anche chiesto «come mai la chiesa di allora sapeva accettare un vescovo peccatore (Pietro)» che ha rinnegato e abbandonato Gesù? La risposta che si dà il papa è illuminante: «Perché era una chiesa normale, abituata a sentirsi peccatrice, sempre, tutti peccatori: era una chiesa umile. Si vede che la nostra chiesa non è abituata ad avere un vescovo peccatore, e facciamo finta di dire: ‘È un santo, il mio vescovo’… No, tutti siamo peccatori!».

Purtroppo quando si parla della Chiesa siamo un po’ tutti troppo impegnati in una difesa a oltranza, senza se e senza ma (parlo di chi si sente cattolico e magari accerchiato da nemici atei e miscredenti).

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Questo produce nella mentalità dei cristiani una visione distorta: la chiesa è idealizzata, brilla per il suo impegno nella carità, merita il plauso e il riconoscimento di tutti, compresi i poteri dominanti. In troppe dichiarazioni ufficiali questa è l’immagine della chiesa ed è inculcata nei credenti e nei non credenti. Ma, se leggessimo seriamente la Scrittura, arriveremo a capire che anche la chiesa è una realtà che cammina nel mondo, con i limiti di tutti, è anch’essa sporca, piena di rughe; è fatta di gente normale e peccatrice. È veramente insopportabile l’atteggiamento moralistico e ipocrita di una chiesa che grida allo scandalo solo perché non guarda a se stessa; «parla tanto di misericordia e la misconosce per far brillare il proprio pallore dovuto a mancanza di passioni e di convinzioni. Questa è una chiesa che non conosce né Gesù né il Vangelo!» (Enzo Bianchi) Se non si ha il coraggio di seguire il Vangelo, nella religione trionfa chi sale ai più alti incarichi.

Ma questo, secondo alcuni studiosi, Josè Maria Castillo fra questi, porta a una grave conseguenza: nella Chiesa si è imposta la religione e il Vangelo è stato emarginato. È evidente e chiaro il disorientamento, perché la Chiesa è nata dal Vangelo. «E secondo il Vangelo gli apostoli (e i loro successori) hanno ricevuto da Gesù il mandato di rendere presente il Vangelo in tutto il Mondo (Mc 16, 14-15; Mt 28,1 6-20; Lc 24, 46- 49; Gv 20, 30-31). E in realtà, ciò che la Chiesa sa fare meglio, ciò a cui tiene di più e ciò che più esige è mantenere e diffondere, per quanto le è possibile, la Religione che i “chierici” hanno insegnato dal III secolo ai giorni nostri». (J. M. Castillo). Ma non è stata forse la religione a uccidere Gesù? Chi altri ha emesso la sentenza di morte per Gesù? (Gv 11,47-53) Infine confesso che da qualche tempo non riesco a capire come mai in Vaticano ci siano Congregazioni per vigilare sulla Dottrina della fede, per il clero, per la liturgia, i seminari, la vita religiosa, ma non ce n’è una che si preoccupi della fedeltà al Vangelo. Per fortuna papa Francesco ha aperto uno spiraglio di speranza. «La sua umanità, la sua semplicità, la sua vicinanza ai poveri, ai malati e ai bambini, la sua libertà di dire al clero ciò che il clero non voleva ascoltare… Tutto questo ci fa pensare che il clero si stia spegnendo. E questo, proprio questo, accende per noi la luce della speranza. La Chiesa, che vive il Vangelo, ha futuro. Per lei e per il Mondo». (Josè Maria Castillo)



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