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Dimaro Folgarida, la minoranza chiede chiarezza sulle mascherine acquistate

sab 16 mag 2020 12:05 • By: Lorena Stablum

Interrogazione al sindaco Andrea Lazzaroni: "Risponderò in consiglio comunale"

È di fine marzo, nel pieno dell’emergenza sanitaria, la notizia di come due aziende private abbiano generosamente donato alla comunità di Dimaro Folgarida 1.800 mascherine da distribuire alla popolazione (QUI L'ARTICOLO). Oggi quelle stesse mascherine e le altre acquistate dal Comune sono al centro di un’interrogazione presentata dal gruppo di minoranza “Insieme per Crescere”, che al sindaco Andrea Lazzaroni chiede chiarezza.

“Tale notizia è stata ripresa, commentata e confermata ufficialmente dal sindaco sugli strumenti di comunicazione, compreso il profilo Facebook del comune, dichiarando che queste 1800 mascherine erano sufficienti a soddisfare le necessità di tutte le persone maggiorenni residenti” scrivono la capogruppo Valentina Barbacovi e i compagni Carlo Alberto Ravelli, Gabriele Bisoffi, Paolo Bisoffi e Cristian Cavallar, dopo aver espresso un sincero ringraziamento a queste aziende per il nobilissimo gesto di generosità a favore della comunità, al corpo dei vigili del fuoco e ai volontari che hanno contribuito alla distribuzione di questi prodotti. “Come annunciato dal sindaco tramite il canale ufficiale Facebook del Comune di data 31 marzo – aggiungono i consiglieri -, ha inizio la distribuzione porta a porta delle mascherine.

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Scopriamo poi con sorpresa che la nostra giunta comunale, con delibera n° 46 del 31 marzo 2020, lo stesso giorno di inizio distribuzione, acquistava, in via urgente da una delle due aziende donatarie, altre 1.000 mascherine “multiuso ad uso civile non medicale”, a fronte di una donazione della stessa ditta di circa 1.000 mascherine, al prezzo unitario di 3,05 euro per una spesa totale di 3.110 euro. Il giorno dopo con determina n° 7 del 1° aprile 2020, un funzionario responsabile, rilevata la necessità di dotare di idonei strumenti di protezione sia gli agenti che i dipendenti comunali, acquistava n° 200 mascherine certificate FFP2 (col 95% di potere filtrante) al prezzo unitario di 2,80 euro per una spesa totale di 561,60 euro”.

I consiglieri, quindi, ricordano come dopo qualche tempo dopo sarebbero state distribuite dalla Provincia le mascherine chirurgiche, fornite a tutta la popolazione civile trentina e certificate dell’Istituto Superiore di Sanità e che come contro il virus risulti essere inconfutabile l’utilizzo di una mascherina qualitativamente adeguata. Ritenendo che “sempre, ma a maggior ragione in circostanze di emergenza come quella che stiamo attraversando, la comunicazione pubblica e ufficiale del sindaco debba essere completa, corretta e trasparente” la minoranza chiede “perché il sindaco nelle sue comunicazioni ha omesso di dire di aver acquistato da una delle ditte donatrici 1.000 mascherine a condizioni economiche discutibili, quando sono state consegnate al comune queste ulteriori 1.000 mascherine, a chi e da chi sono state distribuite, se il sindaco e la giunta, avendole anche distribuite con modalità sanitarie discutibili, riescono a rassicurare la popolazione al fine che vengano utilizzate tranquillamente come un vero e proprio dispositivo di protezione individuale sanitario” e come “giustificano l’ acquisto di queste mascherine ad uso civile non medicale al prezzo di 3,05 euro cadauna rispetto a quelle chirurgiche indicate per la popolazione civile (come quelle certificate distribuite dalla Provincia) che si trovano facilmente sul mercato al prezzo inferiore di 1 euro cadauna”. 

Infine, concludono, “facendo una semplice analisi qualità/prezzo, chiediamo il perché all’interno di uno stesso ente una giunta comunale acquisti per la propria popolazione uno stock di mascherine meno performanti a prezzo decisamente superiore rispetto a quelle certificate acquistate da un responsabile di una struttura interna con protezione decisamente più efficace a un prezzo decisamente più vantaggioso”. 

Sentito al telefono, il sindaco dice che risponderà ai quesiti in consiglio comunale per rispetto all'organo comunale e ai consiglieri che ne fanno parte.



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