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San Valentino, pensaci tu

lun 14 feb 2022 09:02 • By: almo

Da millenni la festa del patrono degli innamorati accompagna la tradizione popolare e quella consumistica

La chiesa di san Valentino di Bolentina e Montes

San Valentino, martire di Terni morto nel 273, patrono degli innamorati, lega il proprio originale patronato a feste più antiche. Istituita da papa Gelasio nel 496, si collegava ai Lupercali, antica festività romana legata al ciclo morte-rinascita, ma anche alla sovversione delle regole e dell’ordine, festa del caos originario e del mondo rovesciato, della purificazione, segnato da cortei mascherati tipici del Carnevale. Dato che questa festa selvaggia comprendeva riti amorosi di fertilità in vista della primavera, la Chiesa intese fornire un patrono dell’amore più pacato e ordinato, affidando questo amore meno selvaggio e più orientato al carattere cristiano, al patronato di Valentino. La leggenda racconta che il santo aiutò ragazze da marito prive di dote, in modo da farle sposare senza svendere la propria virtù. Valentino avrebbe poi sposato una ragazza cristiana e un legionario pagano, contravvenendo alla legge in nome dell’amore Da qui ecco il santo patrono degli innamorati vivo ancora ai nostri tempi.

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Fatto sta che di “Valentini” e “Valentine” si parla già a partire dal XV secolo, fino all’Amleto di Shakespeare, nei vaneggiamenti della sventurata Ofelia. A metà Ottocento iniziò la produzione industriale dei biglietti di San Valentino, seguiti da mazzi di fiori e scatole di cioccolatini.

Nelle valli di Non e Sole, il patronato a San Valentino si trova in tre comunità: a Cagnò, citata all’inizio del Quattrocento, e in condominio a Bolentina e Montes. In particolare, la solitaria chiesa alpina solandra, posta a circa 1200 m di altezza, esistente a metà Trecento e rifabbricata a metà Cinquecento, rappresenta un luogo di grande suggestione, tale da favorire, ad esempio, proprio i matrimoni. A Malé abbiamo la cappella cimiteriale dedicata al santo, esistente già nel 1497.

Solitamente Valentino è raffigurato in abiti vescovili, con la palma del martirio e talvolta con ai piedi un fanciullo malato, forse un epilettico, a simbolo delle sue doti di guaritore e taumaturgo.

Naturalmente, sul santo non mancano alcuni proverbi:

Da San Valentin se smorza ‘l lumin. Da San Valentino la luce della candela non deve restare accesa a lungo perché le giornate si sono allungate.

Da San Valentin mez al pan, mez al vin, mez al fen ent al chiaurìl (fienile). Il proverbio ci ricorda che a San Valentino l’inverno è ancora lungo e che quindi, in un’economia di sussistenza, le scorte di pane, vino e fieno non devono essere state consumate oltre la metà.



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