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L’eutanasia, i cattolici e gli altri

dom 20 feb 2022 10:02 • By: Renato Pellegrini

C’è bisogno di una riflessione pacata su un tema così delicato

VALLI DEL NOCE. La Corte costituzionale si è espressa sulla legittimità o meno di effettuare gli otto referendum che erano stati proposti, bocciandone tre e lasciando la possibilità di ricorrere alle urne per gli altri cinque.
Il primo ad essere respinto è stato quello riguardante l’omicidio del consenziente, venendo a mancare, secondo la corte, la tutela minima della vita. Non sono un sostenitore del referendum ad ogni costo. Viviamo in una democrazia parlamentare, dove gli eletti, deputati e senatori, hanno il compito di approvare quelle leggi necessarie perché i cittadini possano godere di una vita personale e sociale dignitosa. Nel dibattito parlamentare è possibile un approfondimento dei quesiti referendari, generalmente complessi e non sempre di immediata comprensione. Detto questo, però, sono convinto che rivolgersi ai cittadini soprattutto se altrimenti non si arrivasse a nessuna conclusione, sia un atto di rispetto della democrazia e quindi necessario. Secondo il Comitato del NO (che aveva fatto pervenire un’articolata memoria alla Corte, illustrata nella discussione) la pronuncia consentirà adesso «di affrontare con maggiore equilibrio» la discussione parlamentare sul testo Bazoli, facendo emergere le incoerenze di alcune argomentazioni pro-eutanasia. 
Sempre quando si tratta di eutanasia o temi simili, nasce una specie di scontro fra cattolici e laici, perché i primi sarebbero incapaci di aprirsi alle conquiste dei temi nuovi, a differenza degli altri, che invece aprirebbero strade per una vita umana più degna di essere vissuta.

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Vorrei soffermarmi quindi per prima cosa con alcune considerazioni sul valore della vita umana secondo la dottrina della chiesa cattolica. È inutile cercare nella Bibbia una risposta a questioni riguardanti l’eutanasia o il suicidio assistito. Diverso infatti è il contesto in cui sono nati gli scritti sia vetero che neotestamentari. Ciò non toglie che si trovino nella Scrittura indicazioni preziose su come orientarsi per conferire alle normative un carattere umanizzante. Giovanni Paolo II nella lettera enciclica Evangelium vitae offre una presentazione organica della dottrina tradizionale cristiana sulla vita. Il presupposto da cui avvia la riflessione è che la vita è «dono di Dio», quindi non è mai proprietà dell’uomo. La vita e la morte sono nelle mani di Dio; non potranno mai essere gestite in totale autonomia dell’uomo. Nel libro di Giobbe si legge: «Egli ha in mano l’anima di ogni vivente e il soffio di ogni carne umana». (Gb 12,10) E nel libro di Samuele si sottolinea che è il Signore «che fa morire e fa vivere, fa scendere negli inferi e risalire». (1 Sam 2,6) Da queste considerazioni discende l’inviolabilità della vita umana, alla quale si deve un rispetto incondizionato. Il diritto ad esistere va dunque tutelato senza nessuna eccezione. (n.40) Questa l’opinione di papa Woytila. Evidentemente non c’è nessuna possibilità di scegliere di morire. 
Ma la ricerca teologica ha condotto, soprattutto negli ultimi decenni, ad aprire piste diverse. Hans Kung, ma non solo, si è spinto fino ad affermare l’esistenza di un diritto cristianamente responsabile all’autodeterminazione nel morire. Nel diritto ad una vita degna non può, secondo il teologo svizzero, non rientrare anche la possibilità per l’uomo di decidere quando e come morire. Il diritto a continuare a vivere, infatti, non può diventare un dovere assoluto: il diritto alla vita non può essere scambiato per una coercizione a vivere. Dio ha posto nelle mani dell’uomo l’inizio della vita umana, si può allora analogamente pensare che anche la fine della vita venga da Dio posta sotto tale responsabilità. Credo debba finire il tempo in cui ci si sfida tra difensori della vita ad ogni costo e chi sbandiera sofferenze insopportabili a cui mettere fine. C’è bisogno di una riflessione pacata su un tema senz’altro molto delicato, perché può anche succedere che i sostenitori ad oltranza del diritto a morire lo estendano, non richiesto, anche ai neonati o ai malati psichici, come succede in Belgio, soggetti che evidentemente non possono dare il loro consenso. È bene ricordare quello che disse Luciano Violante circa un anno fa in un articolo sul referendum: «Non sempre le buone intenzioni riescono a fermare le cattive conseguenze». Laici e cattolici devono imparare a dialogare senza pretese di possedere la verità, ma eventualmente di cercare qualcosa che le si avvicini. Tenendo ben presente che una legge dello stato non ha come fondamento il Vangelo ma la Costituzione e che anche il Vangelo è parola per chi ama la vita e la sua grandezza.


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