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In cammino dopo la pensione

dom 24 apr 2022 11:04 • By: Marco Weber

Per Claudio Webber, mille km in quaranta giorni, dal Gran San Bernardo a Roma lungo la Via Francigena

MEZZOLOMBARDO. Mille chilometri a piedi per festeggiare la pensione. Claudio Webber, classe 1960, è andato in pensione il 28 febbraio dopo 44 anni di lavoro come dipendente della ditta Holzhof. Pochissimi giorni di riposo e poi via, zaino in spalla, per affrontare il cammino “Via Francigena” in tutta la sua lunghezza.

Ben 40 tappe e mille chilometri in quaranta giorni, da Colle san Bernardo, in Val d'Aosta, fino a Roma Capitale. Trentasette km la tappa più lunga, diciannove km la più breve. “Sono un appassionato camminatore – afferma Webber – e negli anni ho percorso molti cammini in giro per l'Europa. Il primo è stato, nel 2016, il Cammino Inglese. Poi, uno all'anno, ho affrontato e concluso il Cammino del Nord in Spagna, il Cammino Portoghese e altri. Ogni volta è sempre stata una grande emozione e sempre mi sono portato a casa un bagaglio di esperienze”.

Qual è la molla che l'ha spinta a fare tutte queste fatiche? “Prima di tutto l'obbiettivo di imparare a stare solo con me stesso, che non è affatto facile. Poi c'è sempre stata la volontà di condividere con sconosciuti incontrati per strada la comune passione per l'avventura. Ho avuto il piacere di conoscere in ogni cammino persone di tutto il mondo, con le quali ho condiviso fatiche, emozioni e la gioia di stare assieme e assieme affrontare i percorsi storici e le bellezze della natura.

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Ovviamente ho anche camminato molti chilometri in solitaria, almeno all'inizio di ogni cammino, ma poi sempre ho incontrato persone le più disparate tutte con una grande anima. Ricchi e poveri, uomini e donne, giovani e meno giovani, cattolici o di altra religione o anche atei. Una grande comunità di appassionati camminatori che avevano tanto da trasmettere ed è stato belle conoscere”.

C'è qualche episodio che le è rimasto nel cuore? “Tanti. Nell'ultimo cammino ho conosciuto un americano con il quale ho fatto amicizia e con il quale ci siamo scambiati il cibo che avevamo nello zaino. Ma anche un giovane ragazzo italiano, alla sua prima esperienza, che aveva problemi a un ginocchio e pensava, a malincuore, di dover abbandonare. L'ho aiutato utilizzando la pomata antiinfiammatoria che avevo nello zaino, gli ho costruito un bastone con un ramo trovato nel bosco e l'ho sostenuto fisicamente in qualche tratto e incoraggiato psicologicamente fino al traguardo finale di Roma. Mi ha detto che quel bastone lo custodirà con cura e mi ha ringraziato con le lacrime agli occhi. È stata una grande emozione anche per me. La vita è fatta anche di piccoli episodi che sembrano banali ma sono molto significativi”.

La passione per la fatica del camminare è parte integrante di Claudio Webber sin dalla giovanissima età. “Vado a fare trekking in montagna diciamo da sempre – afferma – ma si è sempre trattato di camminate di uno o due giorni. L'esperienza dei cammini, iniziata otto anni fa, è senza dubbio simile ma nello stesso tempo diversa, oltre che più impegnativa. Ogni cammino affrontato ti cambia nell'animo e ti fortifica, dandoti la voglia, ogni volta ne hai concluso uno, di pensare a incominciarne un altro. Auguro a tutti questo tipo di esperienza, ne uscirete più forti e arricchiti dentro”. Una forte emozione è arrivata in quest'ultimo cammino, racconta Webber, dall'aver conosciuto una giovane ragazza russa con la quale è nata un'amicizia. Valentina, questo il suo nome, gli ha raccontato di essere contraria all'invasione dell'Ucraina e di essere triste per questa assurda guerra. Il suo cammino, ha confidato all'amico Claudio, era dedicato alla pace. Per quanto riguarda le prospettive future, il nostro camminatore ha un sogno nel cassetto: “Sto pensando di partire a piedi da casa mia, a Mezzolombardo, per arrivare fino Santiago de Compostela. Sono circa 2.800 km. Dovrò prepararmi bene”.



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