Skin ADV

Suicidio assistito e funerali religiosi

dom 07 ago 2022 09:08 • By: Renato Pellegrini

Una legge per dare dignità alla persona umana

VALLI DEL NOCE. «Chi sono io per giudicare», ebbe a dire papa Francesco in un’intervista. Si trattava allora dell’annosa questione dei rapporti tra gay e chiesa.

Ma la stessa domanda ce la possiamo porre circa la celebrazione del funerale religioso di chi ha chiesto il suicidio assistito. Chi sono io per giudicare il dolore e la disperazione di chi sente la vita fuggire via, rendendo i giorni sempre più crudeli? Chi sono io per dire a qualcuno che deve soffrire, che quella sofferenza la vuole Dio e lui sarà un eroe che difende valori non negoziabili? Il cardinal Ruini negò i funerali a Piergiorgio Welby, affetto da distrofia muscolare e deceduto nel 2006 grazie a un medico che lo aiutò a morire. Le porte delle chiese rimasero chiuse, aggiungendo altro dolore al dolore già grave. Ma, grazie a Dio, il tempo che passa induce a riflessioni nuove, porta anche nella chiesa sussulti di umanità. Oggi è il cardinal Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, a parlare del suicidio assistito e ad affermare che sarebbe disposto a celebrare il funerale della persona che lo ha scelto.

Elektrodemo

Certo, il cardinale sa e chiarisce che la Chiesa non ammette l’eutanasia, ma chiede l’applicazione delle cure palliative. Bisogna sempre fare di tutto per togliere la sofferenza a una persona, difendendo la dignità della persona.

La Chiesa cattolica non ha cambiato la dottrina sul fine vita, continua a dire no all’eutanasia, ma in questi ultimi anni è mutato -e parecchio- l’approccio verso coloro che hanno scelto questa strada. Mina Welby, che ha conosciuto don Matteo Zuppi quando era parroco a Santa Maria in Trastevere, ha parole di profonda stima: «Lui prima di essere prete è uomo, essere umano. Cerca di capire le sofferenze delle persone e, in semplicità, è accanto a loro, senza giudicare le loro scelte. Sono felice della sua stima e so che il funerale a Piero lo avrebbe fatto». Anche Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della pontificia accademia per la vita e protagonista con Giuliano Amato di alcuni «Dialoghi post-secolari», pubblicati nel 2006, ha recentemente dichiarato che di fronte alle sofferenze, a volte drammatiche, di chi deve affrontare i momenti finali della vita, è opportuno arrivare a una legge che regoli questi momenti. La Civiltà cattolica, rivista storica dei gesuiti, in un articolo dello scorso gennaio ha sostenuto l’urgenza di arrivare a una legge condivisa da tutti. Il Parlamento non può far finta di niente. Si tratta della dignità della persona umana e del suo diritto a scegliere come morire. In uno stato laico non può essere il credo religioso a indicare quali leggi approvare e quali no. Certamente si può dissentire sulla scelta, ma, io credo, nessuno può imporre a qualcun altro ciò che umanamente appare un fallimento, un cancellare ogni tratto di dignità umana. Il rispetto della libertà anche in questo campo corrisponde a ciò che ha sempre fatto Gesù. 



Riproduzione riservata ©

indietro