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La memoria nel ghiaccio

sab 05 nov 2022 12:11 • Dalla redazione

Inaugurata la mostra sull’archeologia della Grande Guerra a Punta Linke

TRENTO. La mostra “La memoria nel ghiaccio. Archeologia della Grande Guerra a Punta Linke” è stata inaugurata nello Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas, a Trento alla presenza dell’assessore provinciale alla cultura Mirko Bisesti, del soprintendente per i beni culturali Franco Marzatico e del curatore e direttore dell’Ufficio beni archeologici Franco Nicolis. Alla cerimonia hanno preso parte anche il commissario del Governo Gianfranco Bernabei, l’assessore comunale alla pianificazione territoriale Monica Baggia e Maurizio Vicenzi, direttore del Museo “Pejo 1914-1918. La guerra sulla porta”. La mostra intende portare a conoscenza del pubblico il progetto di ricerca, conservazione e valorizzazione del sito di Punta Linke, nel Comune di Peio, diventato, dopo le indagini degli archeologi, il luogo della memoria della Grande Guerra più alto d’Europa.

Gli interventi di recupero dai ghiacci dell’Ortles-Cevedale delle strutture della Prima guerra mondiale, condotti dagli archeologi nel sito di Punta Linke, a 3.629 metri di altitudine, sono documentati nella mostra attraverso fotografie, reperti e un breve video tratto dal documentario “Punta Linke. La memoria” del regista Paolo Chiodarelli. Realizzata dall’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali provinciale in collaborazione con il Museo “Pejo 1914-1918.

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La guerra sulla porta”, la mostra ripercorre le fasi delle ricerche effettuate da una équipe multidisciplinare composta da archeologi, geologi, guide alpine, restauratori e personale volontario condotte sul fronte della Prima guerra mondiale. Il ritiro dei ghiacciai, a seguito dei cambiamenti climatici degli ultimi anni, ha fatto riaffiorare, dopo cento anni, la stazione di una teleferica costruita dagli austro-ungarici per collegare Cogolo di Peio con Punta Linke, Cima Vioz e gli appostamenti del “Coston delle barache brusade” nel cuore del ghiacciaio dei Forni e assicurare così i rifornimenti ad uno dei punti più alti del fronte. Nel sito sono stati messi in luce, ben conservati dal ghiaccio, la baracca che ospitava la stazione della teleferica con il motore e l’officina meccanica per la sua manutenzione e il tunnel, scavato per trenta metri nel permafrost, che si apriva sul ghiacciaio.

Accanto alle fotografie è esposta una selezione di reperti rinvenuti durante le indagini nel sito, tra i quali alcuni soprascarponi in paglia di segale che venivano utilizzati dai soldati durante i turni di guardia per affrontare le rigidissime temperature, guanti, manopole, ramponi e occhiali per proteggersi dai raggi del sole e dal riverbero della neve e del ghiaccio. Altri oggetti raccontano la quotidianità in condizioni estreme all’interno della postazione, come gli utensili dell’officina per azionare il motore e per la sua manutenzione. In mostra anche alcune suppellettili e oggetti attinenti alla sfera personale dei militari tra i quali una cartolina postale e una pipa in ceramica.

Nel corso dell’anno scolastico i Servizi Educativi della Soprintendenza propongono uno specifico percorso didattico sul tema dell’archeologia della Grande Guerra rivolto alle scuole primarie e secondarie.

Con l’occasione è stato ricordato il soprintendente archeologo Gianni Ciurletti, al quale è stata intitolata la sala conferenze del S.A.S.S. Gianni Ciurletti, scomparso nel 2019, è stato uno dei fondatori dell’archeologia trentina, nei tempi del trasferimento delle competenze dallo Stato alla Provincia autonoma di Trento. Nel 2018 l’Ufficio beni archeologici gli aveva dedicato il volume “AdA/Archeologia delle Alpi. Studi in onore di Gianni Ciurletti”, un segno di riconoscenza per l’impegno profuso con professionalità e competenza nella sua attività di referente del settore archeologico provinciale dalla sua costituzione negli anni Settanta fino al 2008. La sua passione per l’archeologia e la storia antica è stata determinante per la crescita e lo sviluppo della struttura da lui creata e diretta per molto tempo. Oggi l’intitolazione della sala del S.A.S.S., un luogo che lui ha voluto con determinazione e ha amato molto, è un’ulteriore dimostrazione dell’apprezzamento per la sua figura e il suo operato.

L’esposizione sarà visitabile fino al 7 maggio.



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