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Rsa Unite: ‘Inaccettabili gli aumenti delle rette: in tre anni servizi tagliati. Il costo per le famiglie andrebbe diminuito’

ven 16 dic 2022 10:12 • Dalla redazione

Il comitato dei familiari si schiera contro la proposta fatta per risolvere il deficit economico delle strutture

TRENTO.È inaccettabile apprendere dalla stampa di pressioni avanzate da chi rappresenta le Rsa nelle istituzioni per richiedere ai familiari un nuovo incremento delle rette a causa dell’ormai ennesimo deficit economico delle strutture, minacciando una riduzione degli ormai poco più che esigui servizi forniti agli utenti”. Lo scrive in una nota il comitato dei familiari Rsa Unite a proposito delle recenti discussioni sul tema delle rette in Rsa. “Questa posizione – continuano i rappresentanti – oltre a comportare per molte famiglie costi insostenibili nell’attuale contesto socio-economico, appare amorale nei confronti di persone fragili, la cui assistenza è obiettivo primario di queste strutture”.

I residenti delle Rsa e i loro familiari non hanno dimenticato le parole pronunciate dall’assessora Stefania Segnana a seguito della giunta del 30 settembre scorso e si dicono fiduciosi dell’impegno da lei preso per non aumentare le tariffe delle strutture a carico degli utenti.

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Tuttavia, l’incertezza economica che si prospetta all’orizzonte non promette niente di buono. Secondo il comitato infatti il pericolo non si limita a un’impennata inflazionaria improvvisa e contenuta nel tempo, ma sarà una problematica che andrà a protrarsi per lungo tempo, congenita all’incertezza economica che caratterizza il periodo storico corrente. “I servizi delle Rsa trentine – fanno sapere dal comitato – sono ancora una volta sull’orlo del collasso a causa di motivi economici e di gestione; questo preoccupa i familiari almeno quanto li allarma il paventato aumento delle rette nell’immediato”.

Per il comitato sono dunque irricevibili e assolutamente inopportune le proposte di aumento delle rette che graveranno sulle tasche degli utenti e delle loro famiglie e certo non escluderanno la possibilità di ulteriore abbassamento della qualità dei servizi nelle strutture, con un’impostazione “al risparmio” nel corso del 2023 e degli anni a seguire. Soluzioni come quelle mirate alla riduzione dei servizi, dicono ancora i rappresentanti, sono state adottate anche quest’anno, a partire dalla discutibile riduzione del parametro infermieristico nelle strutture (da 1 infermiere ogni 10 residenti, a 1 ogni 15).

Il comitato fa poi notare che negli ultimi tre anni sono stati pesantemente ridimensionati (talvolta soppressi completamente per lunghi mesi) molti servizi, anche quelli indispensabili, come ad esempio la riabilitazione, la cura della persona, e attività sociali-ricreative, non di meno l’accesso alle visite e molto altro. “Sappiamo ancora oggi di strutture che vedono stipati fino a quattro residenti per camera, con evidenti problematiche di convivenza – aggiunge ancora il comitato -. A seguito delle misure introdotte durante la pandemia, l’animazione in molte strutture è ridotta all’osso e in altre è solo minimamente ripresa. Il volontariato è dissuaso dal contribuire. Tali carenze avrebbero dovuto determinare una riduzione delle rette di cui oggi si propone invece il rialzo”. 



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