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Laghi di Cornisello, l’area montana sarà rinaturalizzata

mer 22 feb 2023 14:02 • Dalla redazione

Firmato l’accordo fra Provincia, Comune di Carisolo e Parco Naturale Adamello Brenta

TRENTO. Sarà realizzato l’intervento di rinaturalizzazione dell’area montana dei laghi di Cornisello, alla testata della val Nambrone, un luogo tra i più suggestivi del territorio del Parco Naturale Adamello Brenta, che negli anni 50 fu interessato da un intervento, mai concluso, di sfruttamento idroelettrico. Stamani è stato firmato un accordo che, facendo seguito ad altre decisioni già assunte in epoca recente dai diversi soggetti interessati, impegna la Provincia, il Comune di Carisolo e il Parco Naturale Adamello Brenta a realizzare degli interventi per la rinaturalizzazione e il recupero paesaggistico dell’area. Alla firma l’assessore provinciale al turismo Roberto Failoni, il presidente del Pnab Walter Ferrazza e il sindaco di Carisolo Arturo Povinelli.

Elektrodemo

Fra gli interventi è prevista la demolizione della stazione a monte della teleferica di cantiere costruita a suo tempo per supportare la realizzazione dell’impianto idroelettrico Cornisello-Santo Stefano, e delle altre opere accessorie. Prevista inoltre la riclassificazione stradale del tratto che da piazzale di attestamento delle auto – al bivio per il laghi di Cornisello – sale verso il rifugio, che sarà inibito al traffico tranne che per gli aventi permesso.

La Provincia si occuperà delle demolizioni e della riclassificazione della strada a monte del divieto di transito veicolare che verrà disposto dal Comune di Carisolo. Il Parco e il Comune si impegnano, per quanto di loro competenza, a favorire gli interventi di riqualificazione ambientale dell’area.

La realizzazione dell’impianto idroelettrico dell’alta Val Nambrone si inquadra, lo ricordiamo, nel disegno più generale di sfruttamento delle acque del Trentino occidentale a fini idroelettrici, avviato dall’ENEL (allora SISM) negli anni 50. A mettere la parola fine al progetto pensato per la zona di Cornisello fu la contrarietà manifestata dalla popolazione a cui si aggiunse l’esito del disastro del Vajont (1963) che impose un ripensamento generale degli interventi di questo tipo.



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