gio 04 mag 2023 09:05 • Dalla redazione
Il confronto tra l’assessore alle foreste Zanotelli e i portatori di interesse
TRENTO. Il sistema Trentino è unito: gli strumenti di gestione dei grandi carnivori in Trentino vanno cambiati. Dal confronto con i portatori di interesse - incontrati ieri nella sala di rappresentanza della Regione dall’assessore provinciale alle foreste, Giulia Zanotelli - è emersa una posizione unanime e forte. Si rende necessario il controllo degli esemplari di orso presenti in Trentino con opportuni prelievi, fissando una quota di compatibilità sociale, mentre gli animali problematici e pericolosi vanno rimossi con lo strumento dell’abbattimento. “Questo non può più essere un tabù” ha tuonato l’assessore Zanotelli, ricordando la terribile morte di Andrea Papi nei boschi di Caldes e le forze contrarie di diverse realtà rispetto agli strumenti messi in campo dall’Amministrazione provinciale nel corso degli anni. Si è trattato di un confronto ad ampio spettro, con il prezioso apporto delle istituzioni tecniche provinciali, rappresentate dal dirigente generale del Dipartimento protezione civile, foreste e fauna Raffaele De Col e dal dirigente del Servizio faunistico Sergio Tonolli. In sala erano rappresentati non soltanto i settori più strettamente legati alla montagna e alla zootecnia, ma anche le categorie economiche nelle loro varie articolazioni, oltre alle Amministrazioni locali e a diverse Strutture operative della Protezione civile.
Tutti concordi nella necessità di ritrovare un equilibrio tra uomo e natura. “Per raggiungere questo obiettivo, daremo continuità a questo positivo dialogo con le istituzioni e le categorie economiche: guardiamo ad una soluzione condivisa sul tema” ha spiegato Zanotelli.
Il futuro della montagna, considerata la ricchezza più
grande del Trentino, si gioca (anche) sul contenimento dell’orso e del lupo.
Guardando al grande predatore - che è stato reintrodotto sul territorio
trentino nell’ambito del progetto Life Ursus (conclusosi nel 2004) - è stato
messo in luce come la Provincia autonoma di Trento non operi in un’ottica di
umanizzazione dei singoli esemplari. Il cui numero deve essere sostenibile per
il territorio: ad oggi, oltre 100 orsi si spostano infatti in un’areale pari a
circa 1.500 chilometri quadrati: un terzo dell'estensione complessiva del
Trentino.
L’assessore Zanotelli ha ribadito la posizione dell’Amministrazione, garantendo
la propria disponibilità al confronto anche con le singole categorie in caso di
proposte costruttive. Il radiocollare - è stato spiegato - non è uno strumento
valido per la prevenzione e presenta criticità oggettive per la conformazione
degli animali da monitorare e per la capacità di questi esemplari di sfilarsi
l’apparecchio Gps con una certa facilità. Ai fini dell’efficacia delle azioni
di dissuasione messe in campo dal Corpo forestale trentino, si è osservato come
lo sparo di pallettoni di gomma nella stragrande maggioranza dei casi non cambi
il comportamento degli orsi confidenti e dovrà necessariamente lasciare spazio
allo spray anti-orso. Uno strumento sul quale si sono espressi favorevolmente
Viminale e Ispra e che ha un’efficacia del 95% nel rendere diffidenti gli
esemplari che si avvicinano agli insediamenti. Intanto, prosegue il piano di
sostituzione dei cassonetti avviato nel 2020 con i territori della Paganella e
della Val di Sole e sarà completato nel 2028, secondo quanto previsto dal piano
rifiuti.
“Di fronte ai plantigradi pericolosi, l’unica soluzione percorribile è quella dell’abbattimento, così come avviene in altri Paesi europei e in Nord America. Ne va della convivenza tra l’uomo e questi animali” ha evidenziato Zanotelli. Proseguirà infine l’attività di prevenzione con la necessaria informazione: “Gli strumenti ci sono e sono stati approntati dai Servizi foreste e faunistico con la collaborazione dell'Ufficio stampa. L’invito rivolto alle categorie economiche è di favorire la diffusione del materiale: ci sono video e depliant adatti anche per i social. È necessario l’impegno di tutti”.