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La devozione a Maria

dom 21 mag 2023 10:05 • By: Renato Pellegrini

Forse dovremmo cominciare a pensare a Maria in un modo nuovo

In ogni tempo il credente è chiamato a ad avere una sempre maggior consapevolezza della realtà divina che lo circonda. Non può, cioè, continuare a vivere le tradizioni del passato, sempre meno comprese, senza mettere il vino nuovo del Vangelo dentro otri nuovi. Se questo non avviene si corre il grande rischio di indebolire la fede fino a renderla inefficace. «Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente» scrive Paolo agli Efesini (4,23) per far comprendere che il rinnovarsi non pone nessuno fuori della chiesa, ma semmai invita a seguirla con maggior serietà e fedeltà nei suoi insegnamenti.

Forse dovremmo cominciare a pensare a Maria in un modo nuovo. Maggio è il tempo dedicato alla Madonna, in cui devozioni e preghiere «che si speravano ormai poste sotto naftalina» come scrive un noto biblista, risorgono. Non riescono a convincere le nuove generazioni, e le persone ormai avanti negli anni, se le tengono care. Molte devozioni ormai obsolete appartengono a un’epoca ormai tramontata. Hanno avuto origine in una cultura patriarcale, dove il padre rappresentava l’autorità, la severità, il castigo.  Questa cultura patriarcale fu proiettata nella sfera divina, dove Dio è il Padre di cui si ha timore e che non si osa affrontare direttamente. È colui che castiga («Ho meritato i vostri castighi»).

Maria svolgeva la funzione della madre sia per accogliere le richieste degli uomini, sia per proteggerli dal castigo divino. Anche nelle «apparizioni» invita sempre a pregare per sfuggire all’ira divina. E così in breve tempo viene vista come una divinità persino più affidabile di Dio.

La società di oggi è profondamente cambiata ed è importante e forse persino necessario ricostruire l’immagine evangelica di Maria.

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Non era una donna perfetta come noi la immaginiamo. Ha vissuto momenti molto difficili, quando non solo non comprendeva il Figlio (Lc 12,18 – 19. 33), ma addirittura è stata rimproverata (Lc 2,49).

Marco, l’evangelista che per primo ha scritto un Vangelo, la descrive addirittura unita al clan familiare, decisa a far tornare a casa Gesù ritenuto ormai in preda alla follia (Mc 3,21). Ma lei, anche se non capisce l’agire di Gesù, a differenza degli altri, non lo rifiuta e riflette (Lc 2,50 – 51) Maria Arriverà a scelte drammatiche e coraggiose (Lc 2,35). La parola di Gesù la condurrà a diventare sua discepola: «Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre». (Mc 3,35) La fedeltà al cammino della Chiesa nella conoscenza sempre più grande della figura di Maria come gli evangelisti l’hanno voluta presentare, impone pertanto di rivedere modi e formule delle devozioni.

Già il Concilio Vaticano II invitava i teologi e i predicatori «ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione, come pure dalla grettezza di mente nel considerare la singolare dignità della Madre di Dio” (Lumen Gentium, 67), e Paolo VI mise in guardia dalla “vana credulità, che al serio impegno sostituisce il facile affidamento a pratiche solo esteriori” (Marialis cultus, 38). È pertanto più che mai attuale il dovere di rivedere quelle forme che, “soggette all’usura del tempo, appaiono bisognose di un rinnovamento che permetta di sostituire in esse gli elementi caduchi, di dar valore a quelli perenni…” (MC 24). Maria proclamava che il suo Dio rovescia i potenti dai troni (Lc 1,52), ed è troppo spesso raffigurata su troni sempre più maestosi.

Maria ci insegna che un credente maturo non cerca di mettersi sotto la sua protezione, ma nelle avversità si rafforza e diventa sempre più capace di camminare con le sue gambe. È questo che lo rende una persona adulta proprio come Maria di Nazareth, che è sorella nella fede, la donna che a testa alta è andata avanti nella sequela di Cristo, facendosi compagna di viaggio di ogni credente che cerca di raggiungere la pienezza della vita. Per questo la vera devozione a Maria non consiste “in una vana credulità, ma procede dalla fede vera, dalla quale siamo spinti all’imitazione delle sue virtù” (Lumen Gentium 67).

In lei il Creatore non ha trovato ostacoli e ha realizzato così il suo disegno d’amore. «Questo cammino di Maria verso la pienezza della volontà di Dio, se è stato indubbiamente immediato nell’accoglienza (“Eccomi! Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”, Lc 1,38), ha poi richiesto tempo per la sua realizzazione. Un itinerario, il suo, difficile, irto di ostacoli e sofferenze, che però ha saputo percorrere crescendo e maturando nel suo divenire discepola perfetta del Cristo, disposta a condividerne la sorte (“Stavano presso la croce di Gesù sua madre…”, Gv 19,25). 

E Maria si è posta coraggiosamente a fianco del giustiziato contro chi lo ha crocifisso, schierandosi così per sempre a favore degli oppressi, dei poveri, dei disprezzati e mai dei potenti che opprimono» (Alberto Maggi). 



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