Skin ADV

Il sistema Melinda protagonista al Bioeconomy Day

ven 26 mag 2023 09:05 • Dalla redazione

‘Così riduciamo la nostra impronta e diamo nuovo valore agli scarti’

ROMA. La bioeconomia è un comparto produttivo complesso e multiforme. Riunisce attività molto diverse tra loro ma con un unico filo conduttore: utilizzare le risorse biologiche rinnovabili, inclusi gli scarti di produzione, come materie per produrre nuovi beni ed energia. In questo senso, il suo contributo è cruciale non solo per la crescita economica nazionale (il settore vale circa 100 miliardi di euro e dà lavoro a 2 milioni di addetti) ma anche per la transizione ecologica del Paese, perché permette di affrancarsi dalle fonti di energia fossile, offre nuovi strumenti per realizzare bioprodotti e riduce l’impronta ecologica delle imprese che scelgono tale approccio. Proprio per il suo grande valore, da cinque anni si celebra il Bioeconomy Day, una Giornata Nazionale promossa e coordinata dal Cluster SPRING (che riunisce le realtà attive a diverso titolo nel campo della bioeconomia circolare) con Assobiotec-Federchimica.

Quest’anno, all’evento organizzato a Roma presso la sede di Confagricoltura, tra le best practice raccontate c’è anche il sistema Melinda. “Questa occasione - spiega Luca Lovatti, responsabile Ricerca e Innovazione del consorzio - è stata estremamente utile per raccontare anche fuori dal Trentino il grande impegno che Melinda sta portando avanti con determinazione per rafforzare la melicoltura trentina, aumentando la qualità dei propri prodotti ma introducendo al tempo stesso azioni capaci di ridurre la propria impronta ambientale”. 

Un impegno, quello di Melinda, che si inserisce nelle performance più che positive dell’intero sistema trentino che si posiziona ai vertici nazionali come uno dei territori in cui maggiore è il valore aggiunto della bioeconomia sull’economia locale (9,3% a fronte di una media nazionale del 6,4% - dati Centro Studi SRM di Intesa Sanpaolo).

Autoroen Aprile

Nel suo intervento, Lovatti ha quindi ricordato le tanti azioni e progetti già realizzati da Melinda o in fase di sviluppo e che si inseriscono perfettamente nell’ambito della bioeconomia. Come la frigo-conservazione delle mele nelle celle ipogee ricavate all’interno delle miniere di San Romedio: un esempio avveniristico di riutilizzo di vuoti di cava (permette già oggi lo stoccaggio di 30mila tonnellate di mele) che evita nuove costruzioni in superficie, riduce del 30% i consumi di energia e aiuta a risparmiare anche risorse idriche.

Altrettanto cruciale è la produzione di nuovi bioprodotti che si affiancano alle mele fresche e riducono gli sprechi trasformando gli esemplari non adatti alla vendita nel mercato del fresco in snack energetici, succhi di frutta, mousse in vaschetta. Una soluzione che, tra l’altro, rappresenta un'ulteriore forma di introito per i soci della cooperativa.

E poi l’impegno a valorizzare i sottoprodotti e gli scarti di produzione. Obiettivo: trasformarli da costo in risorsa da riutilizzare. Come? Attraverso il progetto sperimentale denominato “MeByC” (Mela Byproducts Circolare). In questo modo, gli scarti del processo produttivo e dei sottoprodotti della mela biologica e della Renetta Canada Bianca, tramite l’estrazione di composti bioattivi e residui di processo, vengono completamente riutilizzati e diventano elementi preziosi per la produzione di integratori, cosmetica, Pet Food & Care. 

Grazie alla partnership con Novamont, società leader a livello internazionale nel settore delle bioplastiche e dei biochemicals, è stato avviato un progetto di ricerca per utilizzare tali scarti di lavorazione della mela per estrarre zuccheri, utilizzabili per produrre la bioplastica stessa. E così, invece di essere considerati un rifiuto, dagli scarti delle mele nasceranno i film in bioplastica che già oggi vengono usati per il vassoio totalmente compostabile usato nella linea Melinda BIO. Non solo: le bioplastiche sono anche alla base dei sacchetti in cui vengono imballate le mele. Essendo compostabili possono essere riutilizzati a casa per raccogliere i rifiuti organici e sono smaltibili nella raccolta dell’umido insieme ad essi, aumentando così qualità e quantità del compost prodotto negli impianti di compostaggio.

“Tutti questi investimenti - conclude Lovatti - permettono di rispondere a diverse esigenze: migliorare la qualità dell’offerta e di conseguenza le nostre performance economiche, aiutare la conservazione della biodiversità del Pianeta, contrastare i cambiamenti climatici evitando l’immissione di CO2 nell’atmosfera e immagazzinando carbonio nel suolo. Crediamo che sia la scelta più lungimirante per garantire un futuro di benessere ai nostri soci e alla popolazione del nostro territorio”.



Riproduzione riservata ©

indietro