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È ancora possibile credere in Dio?

dom 17 set 2023 09:09 • Dalla redazione

È proprio la visione tradizionale di Dio che va cambiata

In un volume che cerca di interrogarsi se è possibile oggi continuare a credere in Dio, continuare a immaginarsi un Dio fuori del mondo, ma che dall’esterno interviene, vuoi con miracoli o con qualche strano fenomeno, si pongono questi problemi: «Come si può continuare a credere in Dio in una visione del mondo, che ha cambiato radicalmente i suoi punti di riferimento…? Come credere in Dio che si è incarnato nella pienezza dei tempi e che alla fine dei tempi ritornerà di nuovo, senza tener conto dei cambiamenti nelle recenti cosmologie, nella fisica quantistica e nella biologia molecolare? Come continuare a credere nella risurrezione di Gesù come un evento storico con la convinzione che la sua tomba doveva essere vuota perché altrimenti il suo corpo non può dirsi veramente risorto?» (Paolo Gamberini: Deus. Due punto zero. Ripensare la fede nel post teismo.)

Non sono domande che si pone soltanto qualche teologo in cerca di notorietà. Moltissimi giovani e anche persone adulte, magari in modo non sempre chiaro, mettono in discussione punti ritenuti fondamentali della fede cristiana. Leggendo la Bibbia si ha subito l’impressione di entrare in un mondo diverso da quello in cui abitualmente viviamo. Ed è evidentemente comprensibile, perché la Bibbia è stata scritta qualche millennio fa, quando non c’erano le conoscenze scientifiche di oggi ed era normale riferirsi a Dio (agli dei) attribuendogli poteri straordinari, immaginandolo come una persona con cui poter parlare, chiedere favori e aiuto. Era la visione di un Dio che aveva tutte le caratteristiche dell’uomo, tutte e solo positive.

Ma sorgono subito dubbi e perplessità: se Dio è buono perché permette il dolore innocente, lascia morire donne e uomini di fame, lascia che si scatenino guerre? E sono molti a chiedersi: come è avvenuta davvero la nascita di Gesù? E la risurrezione è forse soltanto un racconto mitologico o c’è qualcosa di storico? E cosa pensare dei miracoli? Si chiede il gesuita Roger Lenaers: «Non contano più le leggi della chiesa? Ognuno può pensare e fare ciò che vuole?» (Benché Dio non stia nell’alto dei cieli).

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A queste domande, normali anche per molti credenti, risponde di no, ma, aggiunge: bisogna stare attenti e non pensare che ci siano leggi che vengono direttamente da Dio, perché in realtà «sono opera dell’uomo».

Il credente riconosce alla gerarchia della Chiesa «il diritto di parlare e dirigere…. Ma il vero e il bene ci devono essere più cari della loro persona, e se siamo convinti che le loro parole e il loro comportamento non sono conciliabili con il vero e il bene, allora non dobbiamo nascondere il loro torto».

Un altro teologo, Gumersindo Lorenzo Salas, nel volume «Una fede incredibile nel secolo XXI» mette in evidenza proprio la difficoltà di accettare tutti gli insegnamenti della fede che riguardano anche Gesù: «Nella Chiesa primitiva non è chiaro se Gesù sia figlio di Dio o il figlio di Dio, e su di lui ci sono diverse opinioni e credenze».

Si spinge oltre il sacerdote e teologo Bruno Mori affermando che «oggi non è più possibile dare credito a una religione che sostiene di essere stata fondata da un Figlio di Dio venuto sulla terra in forma umana e che rimane presente in mezzo a noi, “nascosto” nell’ostia consacrata durante un rito religioso. Siamo ormai refrattari all’annuncio di un Dio che parla infallibilmente attraverso il papa di Roma… Oggi la gente si rifiuta di credere che ogni bambino che viene nel mondo sia un essere bacato, una creatura fondamentalmente traviata e contaminata da una colpa trasmessa fin dalle origini dell’umanità, come afferma il dogma cattolico». (Per un cristianesimo senza religione. Ritrovare la “Via” di Gesù di Nazareth.)

Le domande e le obiezioni esposte sopra non sono che una minima parte di quelle che si possono incontrare dialogando che gli uomini e le donne del nostro tempo. I teologi le raccolgono e mettono in evidenza il disagio che creano, la difficoltà a trovare una qualche risposta, «perché l’antico non c’è più e il nuovo non c’è ancora» (John S. Spong: Un cristianesimo nuovo per un mondo nuovo).

Dopo una celebrazione una persona mi si avvicina e mi dice che fa sempre più fatica a capire qualcosa della religione, che proprio non riesce a capire il discorso su Dio. «Vado in chiesa ogni tanto per tradizione».

È proprio la visione tradizionale di Dio che va cambiata. Ma in queste mie chiacchierate troveremo lo spazio per un approfondimento. Per quanto mi riguarda posso dire che da quarantacinque anni servo la chiesa come prete e la mia vita personale ha ricevuto un’impronta decisiva da Gesù, dalla sua vita e dalle sue parole. Ed è per questo che cerco come comunicarlo in un mondo che cambia, attento alle nuove sensibilità e ai progressi della scienza. La comunità cristiana non deve aver paura di incontrare dubbi, deve saper dare ragione della speranza che la anima, approfondire pazientemente la Parola del Vangelo, lasciarsi interrogare da chi vive ai margini o è tentato di percorrere altre vie. Non possiede la pienezza della verità, perché Dio è sempre “oltre”. 



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