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Un Grinch per amico

mer 01 gen 2020 12:01 • By: Elisa Rita Gelsomino

Il vero significato del Natale: togliere il superfluo e riscoprire il valore dei rapporti umani

Un anno fa parlavo del Natale attraverso il racconto di Dickens, il canto di Natale, in cui raccontavo del severo Scrooge, il quale riceveva un regalo incredibile e inaspettato: la possibilità di “guardarsi da fuori”, di riconsiderare se stesso e le proprie scelte, di ripesare il valore delle cose e del tempo. Anche questo Natale vorrei raccontarvi una storia, quella del Grinch.

Il Grinch è un racconto per bambini scritto in versi e in rima dal Dr. Seuss (Theodor Seuss Geisel, scrittore e fumettista statunitense che nella sua carriera ha prodotto oltre sessanta libri per bambini, caratterizzati da una straordinaria fantasia di personaggi). Fu pubblicato come libro dalla Random House nel 1957, da allora allieta i Natali di molti piccini, ma solo recentemente è divenuto più noto in Italia, dopo l’uscita del film Il Grinch nel 2018. Chi è dunque? È un personaggio verde dallo sguardo buffo e contrariato. Asociale e scontroso per natura, odia in particolare la festa del Natale, con tutto il suo rumore, il troppo cibo e le abbuffate conseguenti, le grida allegre dei bambini, le canzoncine ripetute e non per ultimi i doni. Vive in una grotta nei pressi della città di Chi-non-so, dove le persone, diversamente da lui, sono sempre cordiali e felici.

Il Grinch odia così tanto il Natale, da organizzare per la notte della vigilia un modo per sabotarlo! Il piano è geniale e consiste nel travestirsi da Babbo Natale in persona, camuffare il cane Max da renna e entrare sotto mentite spoglie nelle case degli abitanti di Chi-non-so mentre dormono per far sparire tutto ciò che riguarda il Natale.

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Realizza la sua malefatta, è pronto a compiacersi del risultato perché crede di aver causato dolore, tristezza e pianti disperati, e invece la reazione della popolazione lo sbalordisce: Tutti riuniti insieme, piccoli e spilungoni, vecchi, bambini e giovani, ossuti oppur ciccioni, i Non-so-chi cantavano! Senza regali e doni! E tutto il suo lavoro? Tutta quella razzia per bloccare il Natale e fermare l’allegria. “Macché!” si disse il Grinch sconcertato e perplesso: “Il Natale è venuto! È venuto lo stesso!”

La morale arriva qui, quando lo stesso Grinch si interroga, chiedendosi se forse il Natale ha delle ragioni più profonde di esistere, ragioni che vanno al di là delle frivolezze sotto cui si nasconde. Per molti anni, in effetti almeno per la mia percezione delle cose vissute, il Natale lo aspettavi per undici mesi, perché ne durava uno e tutto aveva il sapore di qualcosa di cui dovevi godere, perché velocemente sarebbe passato. Le prime pubblicità a fine novembre, i panettoni i primi di dicembre e le luminarie e gli alberi e i festoni l’otto. Oggi a ottobre trovi già i pandori nei cestoni dei supermercati e le decorazioni per le strade già a metà novembre. La festa del Natale anche nei suoi tempi si è dilatata in qualcosa di effimero, di lungo, togliendo anche l’entusiasmo della sua durata limitata nel tempo.

La verità è che siamo sempre tutti un po’ più arrabbiati, come il Grinch, sempre più infastiditi dalle emozioni vere, dai generosi e gli altruisti, dagli altri in generale e ci copriamo di cose. Compensiamo qualcosa che manca per nascondere qualcosa che altrimenti sarebbe indispensabile vivere: le relazioni, gli affetti e la vicinanza altrui. Il Grinch è solo e ha paura di quello che non conosce, il calore delle persone, ed è arrabbiato perché pensa che senza le frivolezze della festa, anche i suoi vicini sarebbero così, tristi e arrabbiati.

Qualcosa invece lo sorprende e si arrende al fatto che il Natale è qualcosa di più rispetto a quello che lui ha sottratto. Con questi pensieri nel cuore, decide di redimersi di fronte a tanta spontanea bontà e riporta al paese di Chi-non-so tutti i doni sottratti per restituirli ai bambini, offrendosi attraverso il taglio del primo pezzo di carne di dare il via ai veri e riscoperti festeggiamenti. Dovremmo forse levare un po’ di quel superfluo o anche tenerlo se crediamo ci renda felici, ma provare a concentrarci su altro, sul tempo, come scrivevo un anno fa, e aggiungerei sulle persone, con autenticità, provando a sentire la nostra vita che si collega a quella altrui, non per doveri, non per piaceri, ma per amore, affetto e amicizia. Abbiamo “Un Grinch” tra i nostri amici? Invitiamolo per Natale e dimostriamogli che si sbagliava!

 



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