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Una nuova normalità

ven 22 mag 2020 • By: Sandro de Manincor

Dopo l’emergenza sanitaria, ripartiamo da un nuovo senso di comunità

Siamo forse alla fine di un incubo durato qualche mese e che ha stravolto le nostre vite. Un lungo periodo con un’emergenza sanitaria, sociale, economica e culturale che ha colpito tutti e che ha fatto emergere tutte le fragilità e contraddizioni di un sistema e stile di vita che credevamo ideale. Ma, probabilmente, dobbiamo ancora renderci conto del fatto che questo cambiamento sarà per certi aspetti definitivo. Non parlo di mascherine, gel igienizzanti o altre barriere che spero siano solo provvisorie. Mi riferisco al distanziamento sociale, totalmente diverso da quello fisico imposto dalle nuove norme. Un distanziamento che dobbiamo combattere con tutte le forze, pena il degrado totale. A dire il vero basterebbe rinforzare il senso di comunità che questo periodo di lockdown ha alimentato.

Nel forum di questo mese potete trovarne alcuni esempi concreti, offerti non solo dai soliti pilastri del volontariato, quali Vigili del Fuoco, Alpini, Croce Rossa, Croce Bianca, Soccorso Alpino, Protezione civile ecc. Ma anche e soprattutto da cittadini e imprenditori fortemente stimolati dalla voglia di dare. E poco importa se le micro iniziative messe in campo a volte non sono così importanti sul piano pratico; hanno comunque il grande valore del dare e del fare comunità. Un “avvicinamento” sociale capace di ricostruire un tessuto che, in nome del successo e della continua corsa allo sviluppo, si era fortemente impoverito. Una sorta di cooperazione reciproca che deve continuare anche dopo la fine dell’emergenza e a tutti i livelli. Solo così, fortificati da una nuova “cultura” da trasmettere soprattutto ai più giovani, potremo affrontare le difficili sfide che ci attendono. Il nostro territorio offre per questo numerose opportunità attraverso le quali si potrebbe costruire un modello, sicuramente invidiato dagli ospiti che alimentano il mercato turistico. Un modello che si basa proprio sul concetto di cooperazione e che riscopre, adattandoli al particolare momento, i principi che, in un altro grande momento di difficoltà, il fondatore don Lorenzo Guetti propagandò e che permisero di risolvere tanti problemi. Quei principi che, prima e durante la grande pandemia che ci opprime, sono stati maltrattati, in tutti i settori, politico compreso.

Occorre invece scaricare a terra il grande potenziale che la gente trentina sta dimostrando con le mille iniziative proposte (pensiamo solo a quella degli operatori turistici della val di Sole, o alla opportunità di impiegare giovani e studenti ad esempio) e che ha bisogno solamente di una regia provinciale capace di coordinarle e soprattutto comunicarle al meglio. Sarebbe anche l’ennesima occasione per valorizzare la nostra cara Autonomia, e far capire come una buona squadra non deve giocare solo in difesa, blindandosi e nascondendosi dietro dati confusi, provvedimenti poco chiari, anonime mascherine, plexiglass e gel igienizzanti, ma può offrire, con qualche azione di controllo, soluzioni di apertura e “avvicinamento sociale” (alla faccia del distanziamento) capaci di emozionare, di condividere, di gustare.

Una nuova “normalità” da contrapporre al terrorismo mediatico da apocalisse. In fondo basterebbe usare l’unico dispositivo di protezione individuale (DPI) che funziona e che parecchi cittadini hanno già: la coscienza individuale e il buonsenso. Mettendosi in gioco collettivamente regalerebbe fiducia e ottimismo, trasformando i sussidi a fondo perduto in un fondo di investimento.


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