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I diritti degli animali

mer 05 ago 2020 • By: Elisa Rita Gelsomino

Con la nascita dell'etologia, diventano anch'essi esseri dotati di consapevolezza

Forse non tutti sanno che anche gli animali hanno una branca della psicologia che li studia. Quella branca si chiama etologia e indica quella materia scientifica che indaga la loro espressione comportamentale, seguendo gli stessi criteri con i quali viene condotta la ricerca in altri campi.

Il termine racchiude la ricerca sul comportamento e fu approfondita da Konrad Lorenz, considerato il padre fondatore della disciplina. Lorenz dedicò i suoi studi alle componenti innate del comportamento animale e in particolare al fenomeno dell’imprinting. L’imprinting è un particolare tipo di apprendimento per esposizione. Secondo questa teoria gli animali tendono a sviluppare l’attaccamento materno in base a chi vedono come prima figura materna, fissano in sostanza una memoria stabile delle caratteristiche visive degli individui da cui si verrà allevati. La ricerca di Lorenz fu praticata prettamente “sul campo”. Era lui stesso a portare avanti le sue ricerche; per questa in particolare si sostituiva all’oca, prima ancora che i cuccioli potessero vederla, questi riconoscevano lo scienziato come “madre”, seguendolo come avrebbero fatto con la loro genitrice biologica. I piccoli appena nati possiedono un diverso grado di rappresentazione a livello di sistema nervoso che consente loro di riconoscere gli individui della propria specie. L’imprinting serve a completare questa rappresentazione. Più la rappresentazione è dettagliata, meno ci sarà bisogno di imprinting. L’etologia ha sviluppato diverse teorizzazioni al suo interno verso il consolidamento, avvenuto alla fine del secolo scorso.

Questo filone scientifico, unitamene alla pubblicazione di alcuni libri riguardanti i diritti degli animali, ebbe grandi ripercussioni in ambito politico e sociale, portando un’attenzione nuova nei confronti degli animali, visti finalmente come esseri dotati di consapevolezza, caratteristiche comportamentali e cognitive. Questi aspetti influenzarono notevolmente anche l’ambito scientifico che aprì la strada, congiuntamente alle scienze psicologiche, ad un nuovo approccio nello studio del comportamento animale: quello cognitivo. L’etologia ad approccio cognitivo si interessò alla varietà delle menti animali e alla loro pluralità in termini di intelligenza. L’etologia cognitiva mise in discussione un’immagine passiva dell’animale, il quale venne finalmente considerato come il protagonista del proprio comportamento e non più come un’entità passiva. Nel stabilire una soggettività animale, si ebbe come diretta conseguenza un’attenzione rinnovata a tutto ciò che poteva essere ricondotto al benessere, inteso come quello stato di equilibrio mentale e fisico che consente, anche all’animale, di essere in armonia con l’ambiente che lo circonda. Lo studio comparato del comportamento ha dunque fornito un enorme contributo nella costituzione dell’etologia applicata agli animali domestici, lo studio del comportamento in relazione alle caratteristiche di specie e quelle dell’ambiente in cui l’uomo li alleva. Non solo, le lotte sulle tipologie di allevamento e la loro capacità di gestione, la salvaguarda delle specie e il desiderio di movimenti per far sì di evitar loro stress e sofferenze inutili, prendono dunque origine o per lo meno spunto anche da questi movimenti scientifici, nati in prima istanza con lo scopo di fare delle sperimentazioni sui comportamenti umani attraverso lo studio degli animali. È nata di conseguenza una rinnovata sensibilità e attenzione al loro benessere e a quelli che possono essere considerati oggi, senza alcun dubbio, i diritti degli animali.


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