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L’altro Ernesto Bertoli

sab 08 ago 2020 • By: Sandro de Manincor

Un uomo rigoroso e autorevole ma capace di stare al gioco

Di Ernesto Bertoli ognuno di noi ha un suo personale ricordo, tipico di un uomo che diventa “personaggio” e protagonista di un intero territorio. Ne sentii parlare con riverenza appena arrivai in Val di Sole, trent’anni fa e lo incontrai qualche anno dopo per la mia attività professionale. Rigoroso, autorevole, fisicamente imponente, capace a una prima vista di mettere soggezione. Di lui si è scritto e parlato molto, e il libro scritto dalla moglie si aggiunge e completa certamente la ricca aneddotica.

È per questo che mi preme ricordare due momenti che me lo fecero “vedere” in maniera diversa. Mi convocò un giorno nel suo ufficio a Folgarida per un articolo sul nostro mensile NOS Magazine. Aveva molto successo allora una rubrica firmata con lo pseudonimo Gino Taravela, scritta in dialetto e ricca di ironia e satira, con divertenti attacchi soprattutto verso i potenti del momento. Fu allora che mi mostrò una cartelletta dove conservava le copie dei “Taravela” che parlavano di lui, e divertito mi raccomandò caldamente di fare i complimenti all’autore che non aveva il piacere di conoscere. Giurai bleffando che nemmeno noi conoscevamo la vera identità del nostro graffiante collaboratore e al termine dell’incontro mi salutò, fingendo un lapsus, chiamandomi Gino anziché Sandro. Mi aveva “sgamato” e il suo grande sorriso celò beffardamente la richiesta di complicità e omertà.

Qualche anno dopo, invece, su finire del 2005, me lo ritrovai ad aspettarmi al rientro a casa e mi donò una bellissima riproduzione artistica. Aveva saputo che, dopo una rigida selezione mondiale, mi era stata assegnata la regia internazionale delle Olimpiadi Invernali e, a nome delle Funivie, “ne era orgoglioso” e mi ringraziava invitandomi a portare nel mondo un pezzettino della Val di Sole. Fu per me un’emozione grande e inaspettata, ancora di più di fronte all’indifferenza degli allora rappresentanti della Comunità, a conferma di una sensibilità particolarmente attenta. Quella sensibilità che ci permise poi di fare qualche bella chiacchierata, pur spesso con punti di vista diversi, in occasione delle serate delle Meridiane di Monclassico, che apprezzò fin dall’inizio.


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