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Una campagna elettorale senza una visione globale

gio 17 set 2020 • By: Sandro de Manincor

Programmi e candidati sono concentrati sui singoli comuni

Tu chiamale se vuoi… elezioni! Rifacendoci alla famosa canzone di Battisti è tanta la comunicazione che sui giornali, sul moderno web o semplicemente con i classici depliant e santini sta invadendo le nostre case. D’altronde mancano pochi giorni alla chiamata alle urne e si sparano le ultime cartucce. Non solo nei grandi centri con in lizza numerose liste e candidati, ma anche nei piccoli paesi dove a sfidarsi sono spesso solo in due. Tutti a caccia degli indecisi, che saranno quelli capaci di spostare l’ago della bilancia a favore di uno o dell’altro. In tantissimi Comuni il problema invece è solo quello del raggiungimento del quorum utile per confermare l’elezione dell’unico candidato Sindaco e della sua lista. Segno preoccupante di come la gente sia un po’ stufa e non abbia tempo e voglia per partecipare e mettersi in gioco. Una piccola sconfitta della democrazia.

Scorrendo le pagine patinate dei programmi la cosa che balza all’occhio è che, volenti o nolenti, dicono tutti un po’ le stesse cose. Chi ha in lista ex amministratori sottolinea l’importanza dell’esperienza e della conoscenza della difficile macchina amministrativa, chi sciorina volti nuovi evidenzia l’esigenza del rinnovamento, delle idee fresche e forze nuove. Vuoi vedere che la cosa migliore è il mix di queste due cose? E guarda caso tutti lo possono dire visto come, in fase di composizione delle squadre, si sono strappati i cartellini dei giocatori più blasonati o almeno più capaci di attrarre consensi con l’appartenenza a gruppi familiari e tifoserie numerose.

E le foto? Tutti in posa nel punto più panoramico del paese o della valle, a dominare il territorio sullo sfondo. Immagine a volte scattata proprio nello stesso punto con diverse solo le persone. Coincidenza o mancanza di fantasia? Leggendo i programmi e le promesse, siano in continuità o di cambiamento, l’unica cosa che si può notare è che la visione ampia c’è solo nella foto. Tutti, o quasi, ad elencare opere da ultimare o proporre, dal marciapiede alla riorganizzazione degli uffici, dal campo sportivo al recupero di un vecchio edificio, o altri interventi da fare subito e rigorosamente divisi nei vari argomenti quali il turismo, la cultura, il sociale, ecc. ecc. Tutti, o quasi, a descrivere e promettere il proprio paese fra cinque anni (tempo forse troppo breve per realizzare cose importanti) ma nessuno che prova ad immaginare come dovrebbe essere il proprio territorio fra vent’anni con una visione complessiva legata all’ambiente, ai cambiamenti sociali (la pandemia avrà pure insegnato qualcosa!) e culturali, alla collaborazione con gli altri paesi vicini e con tutti gli attori e enti. Un progetto globale i cui risultati non saranno certamente immediati ma capace di disegnare il futuro a prescindere da chi, sedendo sullo scranno di primo cittadino, sarà chiamato di volta in volta a realizzarlo, bandendo una volta per tutte l’idea fissa che chi c’era prima ha fatto sempre e comunque male, lasciato una pesante eredità e per questo serve quindi abbattere e ripartire da zero. Forse e solo allora, le foto panoramiche comunicheranno qualcosa e saranno testimonianze di un posto da salvaguardare, far crescere e valorizzare. Per chi ci vive innanzitutto e ogni cinque anni valuterà.


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