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Rifiuti: tempo di scelte

ven 21 feb 2020 • By: Sandro de Manincor

Un tempo non si buttava via nulla. Oggi invece i rifiuti sono un problema. Forse conviene ritornare al «vuoto a rendere»

Quando ero un ragazzo, a casa si produceva pochissima immondizia. La spesa, grande festa del sabato, era composta da un sacco di gustosi elementi, tutti regolarmente freschi e sfusi, con qualche foglio di carta oleata per gli alimenti più ricchi e grassi e le bevande rigorosamente «vuoto a rendere». Jolly, il fedele barboncino, mangiava il surplus non gradito da noi bambini, dopo un più che giusto rimbrotto di mamma e papà. Quel pochissimo che finiva nella spazzatura piombava giù nel cassonetto in cantina, con un tonfo sordo, grazie ad un tubo che collegava direttamente gli appartamenti. E l’estate, nella casa di campagna, si alimentavano galline e conigli e si faceva un po’ di concime. Non esistevano sprechi.

Tutto era riciclato e riutilizzato più volte e si viveva in armonia con l’ambiente. Eravamo in piena esplosione del «boom» economico, ma c’era ancora rispetto per le cose, e fortunatamente esisteva il concetto di usa e riusa, passandoci i vestiti da grandi a piccini. Quei concetti che, con la moda dell’usa e getta particolarmente imperante negli ultimi decenni, sono spariti e se da una parte hanno sicuramente incrementato l’economia, dall’altra hanno decretato la crisi dell’ambiente in cui viviamo. E così oggi, quando acquistiamo qualcosa, riempiamo le nostre case di prodotti di scarto che poco hanno a che vedere con l’oggetto che abbiamo acquistato. Rifiuti, che nel migliore dei casi, vengono raccolti e smaltiti o riciclati, ma che in tante zone alimentano semplicemente le discariche, regolari e abusive. Anche i grandi, comodi e preziosi elettrodomestici hanno una vita programmata dal produttore. E poi si buttano, a favore dell’ultimo modello, capace di mille meraviglie. Non si può nemmeno più dire che gli manca la parola, visto che l’ultima generazione è spesso parlante e ubbidiente a distanza. 

Che il problema rifiuti sia arrivato a livelli preoccupanti emerge anche dalle numerose interviste e pareri raccolti nel forum di questo mese, che evidenziano comunque una buona sensibilità e disponibilità dei nostri concittadini, toccati anche nel portafoglio, visto che tassa o tariffa provocano comunque un bell’esborso. I sistemi variano da zona a zona, con raccolte che a volte presentano qualche lacuna e numerose variabili dovute alle presenze turistiche. La raccolta differenziata, con il conferimento nei centri raccolta materiali, dà una buona mano al riciclaggio; l’indifferenziato secco è oggetto di discussione con i cittadini della Val di Sole in confusione fra tesserine e campane tecnologiche; l’umido va in discarica, quella che nessuno vuole vicino a casa e che, con questi ritmi, si esaurisce in fretta. Il problema dell’enorme produzione di rifiuti non può però essere semplicemente risolto con adeguate tecnologie di raccolta e smaltimento. La questione è soprattutto culturale e va iniziato un adeguato percorso informativo e formativo, a partire dalle scuole. Serve innanzitutto ridurre i consumi (e quindi anche i rifiuti) e, se è vero che oltre un terzo sono imballaggi, adeguare i nostri comportamenti obbligherà l’industria a prendere provvedimenti. Preferire il «vuoto a rendere», liberarsi dai prodotti di sintesi come la plastica monouso, riutilizzare o permettere una nuova vita agli oggetti dismessi, sono piccoli importantissimi gesti all’insegna di un comportamento sostenibile. L’ambiente ringrazierà, noi vivremo meglio, e se comunicato bene costituirà anche una splendida occasione di promozione turistica. Tornare indietro per guardare avanti.


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