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Natale tempo di regali

Doni celebri

gio 31 dic 2020 10:12 • By: Alberto Mosca

In ogni tempo, l’attualità di un presente

Il dono, il regalo, da sempre ci portano in un mondo di rapporti tra le persone, talvolta parte integrante di un mondo rituale, fulcro simbolico di soggetti sacri di grande significato. A partire da alcuni doni celebri come quelli recati nell’Adorazione dei Magi, quella dei pastori, l'Elemosina di san Martino.

Il gesto di donare, ricevere e ricambiare, simboleggiato dalle Tre Grazie, è chiave di lettura della società che ne ha fatto espressione di affetti privati e sentimenti di amicizia, di rapporti tra persone di diverso ceto sociale, manifestazione di ospitalità e di valori morali. Doni speciali, come quelli di fidanzamento, di matrimonio, quelli che rispecchiano le mode delle varie epoche. Una vera e proprio civiltà del dono del passato.

Di tutt'altro tono il dono di un cavallo di legno, contro il quale il sacerdote troiano Laocoonte avvertì i compatrioti di non introdurlo in città: "Timeo Danaos et dona ferentis", nelle parole di Virgilio nell'Eneide, ovvero "Temo i Danai (cioè i Greci) anche quando portano doni". Una massima ancora oggi utilizzata per ricordare, a volte in tono scherzoso, che non ci si deve fidare di coloro che si ritengono nemici, anche se hanno atteggiamenti generosi o amichevoli.

Il dono nella cultura greca era fonte di vincolo, caratterizzato da reciprocità e obbligatorietà. In pratica, donare equivaleva ad aprire un credito, accettare un dono contrarre un debito: per questo il dono era scambiato tra pari, dato che ogni squilibrio era considerato pericoloso. Il dono era lo strumento con cui si creavano vincoli ospitali, che venivano passati in eredità all'interno della famiglia. Assai significativo è, nell'Odissea, l'episodio di Polifemo, protagonista dell'ospitalità negata. Quando Ulisse, bisognoso cerca di stabilire una relazione ospitale col Ciclope e chiede un dono, riceve un dono abnorme, che negava l'instaurazione di qualsiasi forma di rapporto; risponde a Ulisse che lo avrebbe mangiato per ultimo e questo sarebbe stato il suo dono, con un totale rovesciamento delle norme di comportamento allora conosciute e praticate.

Altri doni sono quelli "della Morte" nella saga letteraria e cinematografica di "Harry Potter". Si tratta di un efficace esempio di "dono ingannevole", che evidenzia la pericolosità dei doni donato in un rapporto sbilanciato.

Il dono è qualcosa di potente, in grado di soggiogare il destinatario alla volontà dell'offerente, come bene si esprime in un frammento di Esiodo: "I doni persuadono dèi e re venerandi".

O per restare dalle nostre parti, il dono del proprio ritratto coniato nel metallo prezioso: come fece l’ultimo principe vescovo di Trento, Pietro Vigilio Thun nel 1776, quando all’alto della sua elezione alla cattedra di San Vigilio donò ai rappresentanti dei ceti una moneta d’argento da mezza lira con la sua effigie, che presto divenne celebre come “donario”.



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