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Le sfide del 2021: ambiente, cultura, economia, politica, salute, sport

Sfide per la cultura, sfide per tutti

lun 15 feb 2021 12:02 • By: Emanuele Curzel

Con Emanuele Curzel, storico, docente dell’Università di Trento e direttore di Studi Trentini Storia, approfondiamo il momento che attraversano le associazioni culturali

Emanuele Curzel

Qualche anno fa, nel corso di un’affollata riunione di persone che si occupavano a vario titolo di storia e attività connesse, un importante funzionario provinciale – uno di quelli per i quali sono passati e passano i contributi con i quali l’ente pubblico sostiene le attività culturali – se ne uscì con una critica verso i presenti, etichettati come “autoreferenziali”. Ricordo che reagii con una certa veemenza. Se il funzionario faceva riferimento al linguaggio specialistico e alle metodologie che si usano e si devono usare – replicai – è bene ricordare che nessuno darebbe degli “autoreferenziali” ai medici o agli ingegneri, per quanto anch’essi siano portatori di linguaggi e metodologie propri. Ma poi, soprattutto, gli avevo risposto più o meno: magari! Ci piacerebbe tanto trascorrere le nostre giornate impegnati nelle attività che più ci appassionano e ci coinvolgono, nei nostri viaggi nel tempo e nello spazio, nei nostri percorsi di conoscenza e di allargamento dello spirito. Invece no: siamo quotidianamente immersi in una realtà familiare e sociale che ci chiede ogni giorno impegno, attenzione e partecipazione, come tutti, e l’accusa implicita di non far parte della “gente” era proprio fuori luogo. Un testimone sostiene che citai la sessione di taglio di legna da ardere in cui mi aveva qualche giorno prima coinvolto mio suocero.

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Di fronte alla domanda che mi si pone – quali sfide deve oggi affrontare il mondo dell’associazionismo culturale? – la mia risposta è allora, convintamente: le sfide di tutti. Le sfide di tutti coloro che vedono squassato il loro modo di vivere e di convivere, ma che continuano ad avere a cuore la dimensione collettiva dell’esistenza. Una dimensione che non solo è ostacolata da tutti i vincoli che ci sono imposti nel tentativo di far fronte alla pandemia, ma soprattutto è stata ed è messa in discussione e svalutata da quella sorta di “iper-individualismo” che sembra diventato l’unico modo possibile di interpretare la realtà, quasi l’unica religione del XXI secolo. Come se l’essere umano perfetto fosse quello che vive senza legami stabili, senza impegni duraturi, senza condizionamenti che vengono dal passato e senza responsabilità che stanno nel futuro. Senza storia.

Mi rendo conto di stare usando parole grosse, ma è la consapevolezza di questa situazione che mi fa dire che il calo dei fondi e delle energie di cui può disporre il settore culturale (calo che probabilmente continuerà nel prossimo futuro) non è il problema principale. È evidente che enti pubblici, privati e collettivi fanno sempre più fatica a trovare nei loro bilanci qualche spazio per le iniziative culturali. A monte di questa riduzione sta però proprio la generale disistima della dimensione collettiva, un disprezzo che prima indebolisce quegli stessi enti e poi spinge chi ne amministra le risorse ad abbandonare al suo destino di marginalità ciò che è pubblico e gratuito (e dunque, nel vocabolario attuale, inutile). A volte – volendo mantenere un po’ di ottimismo – ci diciamo che il calo di risorse ci costringerà a fare selezione e farà emergere le proposte migliori: ma questo, oltre a non essere tecnicamente vero (la selezione naturale non premia i migliori, premia chi si adatta meglio, e non è la stessa cosa), non coglie il centro del problema.

Non si tratta di essere pessimisti: si tratta di prendere atto che un rinnovato sostegno alle attività culturali dipende prima di tutto dall’esistenza di questa consapevolezza dell’importanza della dimensione collettiva. Solo se questa dimensione sarà rimessa al centro ne nascerà anche un sostegno costante a quella sottile e fragile tela che ci unisce e che chiamiamo cultura, cui teniamo in quanto persone e in quanto associazioni, e che è tutto tranne che “autoreferenziale”.



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