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Le sfide del 2021: ambiente, cultura, economia, politica, salute, sport

Formazione dei giovani e invecchiamento della popolazione: i terreni della sfida

lun 15 feb 2021 10:02 • By: Alberto Mosca

Carlo Borzaga, Luciano Dallago, Andrea Grosselli: voci dal mondo dell’economia e del lavoro

Carlo Borzaga (Euricse), Luciano Dallago (Dalmec) e Andrea Grosselli (Cgil)

Tre voci dal mondo economico trentino e delle valli del Noce. Tre punti di vista per approfondire il tema delle sfide che nel 2021 ci vedranno impegnati in uno scenario, si spera, sostanzialmente post-pandemico.

Un primo sguardo di prospettiva, centrato sui giovani e la formazione, viene da Carlo Borzaga, docente all’Università di Trento e presidente di Euricse: “Nel 2021 la sfida per il Trentino è di iniziare a investire sul futuro investendo tutto il possibile sui giovani attraverso un  insieme organico di misure aggiuntive a quelle previste livello nazionale: sostegni economici per tutti coloro che intendono proseguire nella formazione inclusi sostegni straordinari alle loro famiglie se a basso redito per compensarle del mancato reddito dei figli in formazione, aiuti personalizzati alla ricerca di lavoro, incentivi alle imprese per l’assunzione di giovani, un piano straordinario di stage dopo il termine degli studi, potenziamento del servizio civile e interventi di recupero di chi non studia, non lavoro e in cerca lavoro”.

Spostiamoci sul fronte delle aziende, ascoltando la voce di Luciano Dallagotra i fondatori Dalmec e CEO attualmente in carica, industria anaune di livello planetario, che delinea un quadro a tutto tondo, partendo naturalmente dalla pandemia: “Covid19 ha sconvolto i nostri ritmi di vita del passato e ha trovato impreparati il sistema sociale ed economico. Nessuno sa con certezza se e quando avrà termine e le sfide future che si presentano per tutto il sistema sono di difficile interpretazione, in quanto gli apparati preposti a dettare regole e soluzioni ai quali tutti noi siamo soggetti, non sono in grado di suggerire indicazioni in sintonia con le esigenze future in fatto di strategie economiche e sociali. Noi di Dalmec – prosegue Dallago - forti della nostra organizzazione mondiale di vendita e di assistenza del nostro prodotto speciale, sia per ora che per il prossimo futuro a medio termine, non abbiamo subito cali particolari di lavoro e continuiamo la nostra piena attività lavorativa proseguendo con investimenti, sia in termini di ricerca e sviluppo, che nel settore produttivo che di formazione continua delle nostre risorse umane”. Sulla politica, Dallago non esprime giudizi: “Tuttavia, spesso il modo che la politica ha di affrontare le problematiche è completamente fuori dalla mia lunghezza d’onda e soprattutto incompatibile con le mie mission aziendali, le quali in definitiva devono esprimere lungimiranza, consapevolezza delle proprie responsabilità e creazione di iniziative intese a stare al passo”.

Volgendo lo sguardo alla realtà trentina, Dallago continua: “Il nostro Trentino, finora protetto dall’autonomia, per il futuro deve rassegnarsi ad adeguarsi alle sfide del mercato globale di tutte le componenti ed i settori operativi, con un approccio attento e coeso con le realtà degli altri competitor di paesi in fase di sviluppo continuo, determinati ad emergere con il fine di creare progresso e benessere per le loro popolazioni.

Infine, un commento sul futuro dei giovani: “È un periodo poco entusiasmante: tuttavia l’unico suggerimento possibile che mi sento in grado di dare a ragazzi e ragazze sta nel seguire un percorso culturale e di apprendimento, cercando, per quanto possibile, di adattare le loro aspettative future di lavoro, e di indirizzarle ai comparti del sistema ove già da ora, si può intravvedere che la richiesta di forze lavorative è, e soprattutto sarà, di attualità costante”.

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Appunto, il lavoro: un tema tradizionalmente caldo che la pandemia ha reso rovente. Su questo abbiamo la posizione di Andrea Grosselli, segretario generale della Cgil del Trentino: “Il 2021 sarà un anno chiave per definire la ripartenza del Trentino. Sono molte le sfide che ci attendono perché la pandemia ha messo a dura prova la tenuta economica e sociale della nostra comunità, generando una crisi la cui gravità non ha eguali dal dopoguerra ad oggi. L’emergenza sanitaria ha anche accelerato l’emergere di alcune criticità già in essere, come il progressivo calo di competitività e l’invecchiamento della nostra popolazione”.

Per Grosselli “la scommessa sta nella capacità di affrontare con determinazione e lungimiranza i nodi critici che frenano la nostra crescita per definire un modello di sviluppo che sia sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale. Il sindacato – sottolinea il segretario Cgil - individua nel calo demografico, con il progressivo invecchiamento della popolazione nella rivoluzione tecnologica con le trasformazioni del mercato del lavoro e nel welfare le principali sfide che attendono la nostra terra”.

E poi naturalmente c’è il grande tema del lavoro: “Una partita particolarmente complessa – spiega Grosselli - perché alla crisi economica in atto che con molta probabilità inciderà pesantemente sulla perdita di occupazione, si salda un altro fattore, il cambiamento tecnologico. Se non vogliamo che la rivoluzione digitale, indispensabile per rendere competitivo il nostro tessuto economico, si traduca in un’emorragia di posti di lavoro il cambiamento va governato investendo da subito su un piano straordinario di formazione continua e riqualificazione professionale. Vanno quindi ampliate e qualificate le risorse umane di Agenzia del Lavoro per favorire la personalizzazione dei servizi rivolti a lavoratori ed imprese e per potenziare i centri per l’impiego, anche quelli di Cles e di Malè, puntando sull’incontro tra domanda e offerta di lavoro, sulla ricerca di nuove opportunità occupazionali e sul sostegno economico alle famiglie più in difficoltà”.

“Non sarà facile dunque uscire da questa crisi. È vero, però – conclude Grosselli - che l’Italia e il Trentino non sono soli: l’Unione Europea ha stanziato risorse ingenti per aiutare i Paesi membri. Abbiamo di fronte un’occasione importante e difficilmente ripetibile, con il Recovery Fund, di dare nuovo slancio al nostro sviluppo. La scommessa è individuare un piano di priorità condivise che favoriscano uno sviluppo di lungo termine. Per quanto ci riguarda il sindacato confederale è pronto a dare il proprio contributo di idee e progetti, responsabilmente. Nella consapevolezza che da questa crisi il Trentino può uscire più forte con il contributo di tutti”.

 

I NUMERI DELL’INVECCHIAMENTO DEMOGRAFICO A sostegno della propria analisi, il segretario generale della Cgil del Trentino propone alcuni dati significativi: nel 2020 sono nati in Trentino solo 3.900 bambini, il numero più basso degli ultimi vent’anni.  Una dinamica che caratterizza anche le valli del Noce se si pensa che ormai da anni i tassi di natalità nelle comunità di Non e Sole stanno calando (nel 2019 si è scesi rispettivamente al 7,5% e al 7,1% contro il 9,9 e l’8,8 di dieci anni prima) e il tasso di crescita naturale della popolazione ha segno negativo (nel 2019 è rispettivamente pari a -2,5 e – 3,1) ed inferiori alle media del Trentino (-1,5). La diminuzione progressiva della natalità ha diversi risvolti tutti negativi, tra cui l’invecchiamento della popolazione e la riduzione dei giovani presenti sul mercato del lavoro.

Dalmec: la sede di Cles

Di fronte a questa situazione come questa, servono politiche integrate a sostegno della natalità, ma anche della stabilità occupazionale e misure che incentivino l’occupazione femminile. È dimostrato infatti che se le donne hanno occupazioni professionalmente stabili e redditualmente soddisfacenti e possono contare su una rete efficace di servizi di conciliazione aumentano immediatamente la propensione a fare figli. Per questa ragione le misure sulla natalità basate solo sul sostegno economico, come il bonus bebè, peraltro di durata limitata nel tempo, non incentivano la natalità. Al contrario serve un mix di interventi a sostegno della famiglia, sul piano economico con misure che accompagnino fino alla maggiore età, sul piano del welfare con un potenziamento dei servizi a cominciare dagli asili nido e sul mercato del lavoro con incentivi all’occupazione femminile stabile e di qualità.

Allo stesso tempo i problemi di denatalità e invecchiamento demografico non si risolvono senza politiche di integrazione e accoglienza degli stranieri, dunque tutte le misure che discriminano tra cittadini trentini e cittadini stranieri sono inique e controproducenti nel lungo periodo. Tutto ciò è urgente se si vuole garantire manodopera formata e competente per le attività economiche anche delle valli di Non e Sole, in particolare per i settori manifatturiero, agricolo e turistico.

Il tema dell’invecchiamento demografico impone anche di rivedere i sistemi di assistenza sanitaria e socio sanitaria a sostegno di queste persone e delle loro famiglie. L’emergenza sanitaria, che ha colpito duramente la popolazione anziana in Trentino, ha reso evidenti le criticità del nostro sistema sanitario. È evidente che l’aumento della popolazione anziana produrrà un incremento della domanda di servizi a sostegno di questi cittadini più fragili. In questo quadro appare indispensabile rafforzare la rete di assistenza socio-sanitaria e socio-assistenziale sul territorio potenziando la medicina generale anche attraverso aggregazioni territoriali, le cure domiciliari e l’assistenza di prossimità, ma anche spingendo l’acceleratore sulla diffusione delle nuove tecnologie applicate alla salute e all’assistenza. In questo modo si investe nella prevenzione e qualità della vita, favorendo l’invecchiamento attivo e la permanenza più a lungo possibile degli anziani in casa propria. Accanto a questo è tempo di rivedere l’assetto delle Rsa che debbono diventare una delle fondamenta su cui si costruisce la rete dei servizi socio-sanitari sul territorio.

Sul tema del lavoro si inserisce anche la questione dell’invecchiamento dei lavoratori: l’allungamento dell’età lavorativa richiede l’adozione di politiche del lavoro costruite sui senior. In tal senso è urgente riprendere in mano la staffetta generazionale per favorire l’uscita graduale del lavoratore anziano, lasciando il posto ad un giovane. Allo stesso tempo bisogna incentivare politiche di active ageing per gli over 50, intervenendo da un lato sull’organizzazione del lavoro, anche valorizzando l’esperienza di smart working sviluppata in questi mesi, dall’altra facendo in modo che il lavoratore anziano riesca ad acquisire tutte quelle competenze indispensabili sul posti di lavoro, cominciando da quelle digitali.

 

 



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