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I costi sociali ed economici della pandemia: una prima indagine

Dal turismo si leva un grido di dolore

gio 22 apr 2021 21:04 • By: Federica Chini

Il settore sta pagando costi elevatissimi. Le preoccupazioni di Graifenberg (Asat) e Veneri (Unat)

Paola Graifenberg

VAL DI SOLE. È un grido di dolore quello che si alza dal comparto alberghiero e turistico della Val di Sole, ormai allo stremo dopo un anno di emergenza Covid-19. Le continue restrizioni imposte a livello nazionale per contenere l'espandersi del contagio nonché la chiusura della circolazione tra le regioni hanno comportato effetti devastanti per il turismo solandro, in ginocchio per la mancata apertura degli impianti di risalita, prima più volte rimandata e poi definitivamente cancellata.

Le perdite nel periodo compreso tra dicembre e aprile sono pressoché totali e tra gli operatori del territorio non possono che dominare l'angoscia e la frustrazione per un'incertezza che ormai persiste da tanto, troppo tempo e per una crisi senza precedenti.

Abbiamo sentito Paola Graifenberg, rappresentante per la Val di Sole dell'Associazione Albergatori ed Imprese Turistiche della Provincia di Trento (Asat) e titolare insieme alla famiglia del Pippo Hotel di Terzolas. “È difficile riassumere questa fase che il nostro territorio, la montagna, sta attraversando – esordisce Grainfenberg -. È una realtà nella quale nessuno avrebbe mai e poi mai pensato di vivere”. Il sentimento predominante è la paura, in primis per le aziende. I freddi numeri parlano chiaro: il confronto tra dati di marzo 2019/marzo 2020 e tra marzo 2020 e marzo di quest'anno indicano un calo delle presenze totali in Val di Sole del 57%, in particolare un 47,5% in meno di clientela italiana e del 95% di turisti stranieri, da cui ne è conseguita la caduta in picchiata del fatturato.

Non è sufficiente, secondo l'albergatrice, fermarsi ai puri dati: i danni vanno ancora più in profondità e le ricadute sono ancora più pesanti a livello sociale e psicologico. “Che dire, siamo alla frutta e se non ci lasciano fare il nostro lavoro, che abbiamo dimostrato di saper far bene nel contesto della pandemia, sarà una catastrofe non solo economica ma anche psicologica: noi albergatori abbiamo bisogno di avere gli ospiti intorno a noi – osserva Graifenberg -. Non tutte le categorie hanno la fortuna di lavorare per il piacere di farlo e le soddisfazioni che riceviamo dai nostri clienti sono linfa che ci sprona ad andare avanti”.

A proposito dello scorso inverno, a suo giudizio non è soltanto una stagione persa, ma molto di più. “Ne verranno altre, ma il comparto alberghiero ha perso notti, pace e fiducia ed è difficile farsene una ragione.

Autoroen Aprile

Tanta neve, tanta speranza riponevamo in questo inverno appena passato. Vedevamo il manto bianco come se potesse spazzare via tutta la negatività che questo virus ci ha portato. Ma i tornelli non si sono messi in funzione. È stata un’ecatombe” prosegue Graifenberg.

Da punto di vista occupazionale, un problema significativo è rappresentato dai collaboratori degli hotel, ridotti ai minimi termini. “Se questo scenario non si modificherà, rischiamo di perderli in quanto, spinti dalla necessità di lavorare, possono cambiare impiego, un personale molto qualificato e talvolta fidelizzato che difficilmente può essere sostituito. Certamente, i collaboratori si possono trovare ancora, ma non è la stessa cosa, perché loro crescono con noi e sono parte determinante del nostro successo”.

Altro tasto molto dolente è rappresentato dai ristori statali, un sostegno economico che tarda ad arrivare e che per ora è rimasto sulla carta. “Prima ristori, poi sostegni, tutto riassunto nel nulla. Non possiamo grattare il fondo del barile più di così. Il nuovo Governo dopo il ‘rodaggio’ avrebbe dovuto essere più incisivo ma dal cappello magico ha sfoderato l’ennesima beffa per la nostra categoria: ancora una volta la montagna è stata dimenticata, di nuovo è stato scelto chi sacrificare, per non parlare della possibilità di andare in vacanza all’estero durante il periodo pasquale” è l'amaro pensiero dell'albergatrice, che non ci sta più a tollerare ancora. “Ora dobbiamo dire basta e ricominciare una volta per tutte a lavorare al meglio come abbiamo sempre fatto: l'estate è alle porte e noi professionisti dell'ospitalità guardiamo avanti rimboccandoci le maniche e riponendo nei mesi futuri tutta la nostra fiducia.” Graifenberg chiude la sua riflessione con un pensiero al territorio solandro, il quale, come ogni comunità di montagna, è costellato da piccole imprese storiche che da sempre ne supportano la crescita nella sua totalità.

“Gli albergatori della Val di Sole pretendono certezza, dopo un anno che dire travagliato è alquanto riduttivo. Certezza in una data di riapertura delle attività in sicurezza, con la massima osservanza dei protocolli in materia, pienamente rispettati dagli operatori”. È quanto chiede anche il rappresentante per la Val di Sole dell'Unione degli Albergatori del Trentino Aurelio Veneri. “Uno scenario che è diventato intollerabile.

Aurelio Veneri

Se dovessimo proseguire su questa strada non so cosa potrebbe accadere” è il commento lapidario di Veneri. Ad inizio marzo 2020, l'improvvisa chiusura delle strutture ricettive, con gli ospiti mandati via in fretta e furia per il famigerato lockdown, un momento che ha profondamente disorientato i gestori. Poi l'arrivo dell'estate, l'allentamento delle restrizioni e la tanto attesa ripresa della circolazione tra le regioni, fattori che hanno permesso di ottenere discreti guadagni e di ridare un po' di ossigeno al comparto, come ci racconta Veneri, titolare dell'Hotel Kristania a Pejo e consigliere comunale di maggioranza. Poi l'arrivo dell'autunno, l'imposizione di nuovi divieti e di nuovi Dpcm e la mazzata finale in inverno, con la ventilata apertura degli impianti di risalita, continuamente posticipata e mai avvenuta. I danni derivati sono stati manco a dirlo notevoli, dal punto di vista economico, occupazionale e morale. “Gli addetti i lavori brancolano nel buio in un'incertezza che mortifica, perché non si può pianificare nulla se da Roma non arrivano indicazioni precise nelle tempistiche – continua -. Reclutare il personale ed i collaboratori è diventato alquanto problematico, perché chi in passato aveva lavorato negli alberghi, anche a lungo presso la stessa struttura, ora preferisce guardare ed appoggiarsi altrove”.

Veneri tuttavia non punta il dito contro nessuno. “A livello provinciale, è stata forte la volontà dell'assessorato al turismo di far partire la stagione e credo che sia stato fatto tutto il possibile in tal senso – sottolinea l'albergatore -. Un obiettivo che si è scontrato con le direttive stabilite a livello nazionale, ma non mi sento di giudicare coloro che hanno preso decisioni indubbiamente molto difficili”. Ora però non è possibile rimandare ancora. “La politica deve infondere fiducia al turista: negli alberghi si adottano tutte le misure necessarie per un soggiorno in sicurezza. E' inoltre fondamentale ripristinare la possibilità di varcare i confini regionali e definire una data per ripartire, non possiamo permetterci di rimanere in stallo ulteriormente, perché la stagione estiva è dietro l'angolo”. La Val di Sole, come nota infine Veneri, non può e non potrà mai fare a meno del comparto turistico, che genera una filiera produttiva da cui si ricava un enorme indotto per l'economia territoriale.



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