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Rabdomante o stregone?

gio 30 dic 2021 10:12 • By: Alberto Mosca

Lo strano caso di Giovanni Chiabrera, rabdomante piemontese a Terzolas nel 1909

Da sempre la figura del rabdomante è avvicinata a quella di una sorta di mago: e in effetti la rabdomanzia è una arte divinatoria, per la quale, servendosi di una verga magica, il sensitivo è in grado di scoprire vene sotterranee di acqua o metalli. Come? Grazie alle indicazioni fornite da una sottile bacchetta biforcuta, tenuta più o meno orizzontale con le mani per le due estremità. La parola rabdomanzia viene dal greco e unisce due termini: rabdos=bacchetta e mantis=indovino; in questo modo, l’interpretazione corretta delle vibrazioni della bacchetta permette di individuare i luoghi e la profondità alla quale si trovano acqua e metalli. Naturalmente il dibattito non manca: tra chi considera questa pratica pura ciarlataneria e chi la colloca tra i fenomeni paranormali. Alcuni scienziati hanno avanzato un’ipotesi utile a spiegare il fenomeno: i movimenti della bacchetta sarebbero causati da contrazioni muscolari involontarie, evidenti nei rabdomanti in quanto soggetti particolarmente sensibili ai cambiamenti del campo magnetico determinati dalle irregolarità della crosta terrestre.

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E i punti dove cambia la natura geologica del terreno sarebbero quelli in cui si trovano più facilmente infiltrazioni di acqua o vene metallifere. Anche nelle valli del Noce in più di un’occasione si è fatto ricorso ai rabdomanti per captare nuove sorgenti d’acqua: per esempio, a Terzolas negli anni precedenti alla Prima guerra mondiale.La guerra si avvicina e palpabile è una progressiva militarizzazione delle istituzioni e della vita civile. Un clima di sospetto cresce continuamente, come testimonia la vicenda del rabdomante piemontese Giovanni Chiabrera. Siamo nel 1909, quando a Terzolas si manifesta l’intenzione di cercare nuove sorgenti per l’approvvigionamento idrico: allo scopo, proprio grazie alla radicata presenza di emigranti dal paese verso il Piemonte, venne contattato e invitato a Terzolas il Chiabrera, all’epoca rabdomante piuttosto famoso, proveniente da Terzo in provincia di Alessandria. Dopo il suo arrivo a Terzolas e i primi sopralluoghi, venne arrestato dalle autorità con l’accusa di “stregoneria e impostura”. Ciò scatenò la reazione indignata dell’amministrazione di Terzolas, che non mancò di far sapere che loro stessi avevano ingaggiato il rabdomante, protestando contro il “sopruso” e ottenendone la liberazione. La ricerca della fonte proseguì quindi tra non poche difficoltà, fino alla scoperta della sorgente, a monte del paese, nel 1910, con una portata di 504 litri al giorno, ancora oggi in uso. Rabdomante o stregone che fosse, il Chiabrera non viaggiò a vuoto e Terzolas ebbe la sua nuova fonte.


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