ven 22 mag 2020 20:05 • By: Sergio Zanella
Battesimo di fuoco per la nuova referente del gruppo di Dimaro Fabiana Mochen
L’incubo coronavirus non è del tutto alle spalle, ma il peggio sembra essere passato. Tra i tanti angeli custodi della cittadinanza ci sono i numerosi operatori della Croce Rossa Italiana, che, pur rischiando la propria salute, hanno fatto del loro meglio per soccorrere chi manifestava condizioni di bisogno.
In Val di Sole, nello specifico, all’interno del gruppo Croce Rossa Italiana di Dimaro la direzione dei 60 volontari è spettata alla giovanissima Fabiana Mochen, 26enne di Dimaro diventata referente del gruppo a metà febbraio e subito testata dalle innumerevoli difficoltà sorte dopo la diffusione del coronavirus nel territorio trentino. “Usciamo da due mesi davvero complicati – ci ha spiegato Fabiana Mochen -, ma il gruppo ha dimostrato una grande coesione e un encomiabile impegno. A distanza di due settimane dalla mia nomina è scattata la quarantena e, oltre alle classiche situazioni che siamo chiamati a gestire in convenzione con il 112, ci siamo trovati ad affrontare problematiche difficili da immaginare in precedenza. Da sempre ci occupiamo del trasporto infermi nelle giornate domenicali, dei viaggi sociali per le visite mediche di persone anziane o sole e della ricerca di persone con cani sull’intero territorio trentino (tre interventi durante la quarantena), ma durante l’emergenza i nostri compiti sono aumentati in maniera esponenziale. Ci siamo infatti occupati della consegna di farmaci e viveri alle persone anziane (la richiesta ci veniva inoltrata dalla Comunità di Valle), del pretriage al carcere di Gardolo e all’ospedale di Cles, dell’igienizzazione delle ambulanze del Pronto Soccorso di Cles, del servizio psicosociale e abbiamo svolto anche alcuni turni a supporto delle persone in quarantena con isolamento alle Viote del Bondoneâ€.
Insomma, in questi due mesi sono stati tantissimi i chilometri percorsi e migliaia le ore di volontariato svolte dagli operatori del gruppo di Dimaro, che hanno affrontato con coraggio una situazione mai vista in precedenza. “Dobbiamo ricordare a tutti che noi non siamo professionisti ma volontari, e quindi penso sia logico e legittimo che si sia provata un po’ di paura nell’affrontare questo nemico invisibile – conclude Fabiana -. Ci sono stati momenti di difficoltà , perché mai come prima era necessario prestare attenzione ad ogni singola procedura, specialmente a quelle di vestizione e svestizione. Il rischio era infatti quello di infettarsi o infettare gli altri, per questo tutti gli operatori sono stati sottoposti a un’intensa formazione sull’uso dei DPI. La metodologia di lavoro è cambiata totalmente ed è stato davvero difficile abituarsi a questo tipo di soccorso distanziato. Anche il fatto di non potere avere un contatto fisico con il paziente non è una cosa da poco e in questa situazione la vista è diventata il senso predominante per cercare di rassicurare le persone che eravamo chiamati a soccorrere o aiutare. È stata un’esperienza davvero particolare che purtroppo non è ancora finita, tuttavia voglio ringraziare fin da ora i membri del gruppo CRI di Dimaro per lo straordinario lavoro svoltoâ€.