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Gli altri eroi. Storie dalla pandemia

Un sostegno nell’emergenza

ven 22 mag 2020 19:05 • By: Alberto Mosca

Il presidente di Psicologi per i Popoli Barbacovi: “La pandemia è come un terremoto”

Un supporto fondamentale in questi mesi di emergenza sanitaria. Lo ha garantito, sotto il coordinamento della Protezione Civile e dei servizi sociali provinciali, l’associazione Psicologi per i Popoli. Presidente dell’associazione è dal 2017 Daniele Barbacovi, di Taio: è lui a spiegarci che tipo di attività è stata svolta in questo periodo segnato da Covid-19 dai 50 volontari attivi nello sportello, di cui 5 delle valli di Non e Sole.

“Abbiamo operato in tutto il Trentino, in coordinamento con le Politiche sociali della Provincia, nel contesto del progetto ‘Resta a casa, passo io’: se i Nu.Vol.A. - spiega Barbacovi - si sono occupati della consegna a domicilio di spesa e farmaci, noi abbiamo dato ascolto e sostegno psicologico aperto a tutta la popolazione”.

Un servizio importante, tanto da ricevere e gestire finora oltre 500 chiamate; circa il 10% delle quali provenienti dalle valli di Non e di Sole. “L’identikit di chi ci ha contattato – continua Barbacovi – comprende persone sole, magari anziane, ma non solo over 75, anche over 60; poi persone che già erano seguite dai servizi di salute mentale, psicologia o psichiatria, desiderose di un aiuto in più per comunicare e mettersi in relazione; quindi genitori preoccupati per i bambini o i figli adolescenti, o all’estero… non tanto da persone contagiate, ma ad esempio da parenti di persone residenti in Rsa”.

Autoroen Aprile

L’azione che Psicologi per i Popoli ha intrapreso in questi mesi ha seguito tre direttrici principali: “Una risposta alle necessità dirette - prosegue Barbacovi – quindi la produzione e diffusione di alcuni vademecum in cui illustrare buone prassi e comportamenti utili: si tratta di strumenti informativi tipici delle emergenze, collaudati anche in situazioni di terremoto o di altre catastrofi naturali: la vita delle persone è soggetta a limitazioni, vi sono preoccupazioni cui è bene rispondere in modo semplice e comunque approfondito”.

E ora che siamo nella cosiddetta “Fase 2” quale è la tendenza? “Nel pieno dell’emergenza, a partire dalla metà di marzo, lavoravamo su tre turni da 9 persone al giorno; da inizio maggio ne bastano 4. Le telefonate sono calate, anche se un paio al giorno arrivano: la nuova fase porta con sé nuove preoccupazioni e anche, con la riapertura, una maggiore paura del contagio. È anche vero che dopo aver vissuto una situazione di isolamento e quindi di sicurezza per un paio di mesi, si crea una dinamica precisa, ci si abitua alla situazione: pertanto riprendere una vita simile a quella precedente l’emergenza, vivere una fase comunque di passaggio, può creare difficoltà e fragilità: in questo la pandemia è simile al terremoto: oltre al trauma del passaggio dalla casa alla tendopoli, talvolta se ne viveva un secondo nel momento di uscire dalla tendopoli per entrare in una nuova casa. Per questo il servizio continuerà fino alla fine di maggio, dopo di che si vedrà”.

Ma la pandemia è stata una emergenza assai diversa rispetto ad un terremoto come in Abruzzo o in tempi recenti, l’alluvione di Dimaro: “Si è trattato di qualcosa di nuovo anche per noi – conclude Barbacovi – mai vista in vent’anni di esperienza: a differenza di un terremoto, in cui comunque vivi la situazione per lo più da esterno, qui noi stessi volontari eravamo in emergenza e per questo abbiamo puntato molto sulla auto-formazione”.



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