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Val di Non ed economia, la grande opportunità del turismo

mer 08 lug 2020 22:07 • By: Guido Smadelli

Un patrimonio culturale e paesaggistico da valorizzare con un progetto d’insieme

Che la valle di Non sia stata un’area ad alto tasso di imprenditorialità, lo dimostra la storia. In passato si coltivava il gelso; la seta ebbe una forte tradizione, poi giunsero le mele, che dal 1988 grazie a Melinda hanno fatto conoscere la valle in mezzo mondo, l’artigianato ha una forte tradizione (un migliaio di aziende), l’industria ha avuto un’importanza vitale per centinaia di famiglie, sia pure con dissesti (chiusura di Lange, Corradini, Marzotto, recentemente il fallimento di Tassullo Spa ora in ripresa), ma con punte di diamante quali Dalmec, Tama, Diatec, Mondadori, Fae Group, aziende operanti sul mercato mondiale.

La cenerentola dell’economia rimane il turismo. Nel 1905, era asburgica, su un libro stampato a Vienna veniva affermato «l’alta valle di Non, ad iniziare da Passo Mendola, è una delle aree più vocate al turismo dell’intero impero». C’era la «Villa Imperiale», dove soggiornava mezza corte degli Asburgo, spesso anche la principessa Sissi; area ora depressa, con la «Villa» (svenduta a fine anni ’80 per pochi soldi dalla Provincia dopo essere stata depredata di arredi e persino dei pavimenti in legno…) trasformata in multiproprietà, oggetto di frequenti ulteriori svendite in tribunale.

La vocazione turistica della valle rimane grande, soprattutto in ottica europea, dove il turismo culturale, architettonico, archeologico, dell’arte sacra, è spesso preferito a quello di massa.

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Qualche passo si sta muovendo, ma lentamente, e senza una visione di valle.

Torniamo negli anni ’90: assessore al turismo dell’allora Comprensorio c’è Franca Leonardi. Un assessorato «senza portafoglio», in giunta; ma lei decide di condurre uno studio sulle potenzialità turistiche della valle, e ci si impegna per un intero mandato. Incontri con categorie economiche, associazioni, scuole, amministratori, per stendere un malloppo che poteva essere linea guida per comuni, comprensorio, provincia, privati. Uno studio approfondito, valido, con individuazione di punti di debolezza e di forza, possibilità, potenzialità, proposte. Finito il mandato, il corposo documento è pronto per l’uso. Finisce dimenticato in un cassetto, non se ne parla più.

Qualcosa si sta muovendo, ma appunto, senza una visione di insieme. Dello sviluppo di località Plaze (valorizzazione del bacino di Santa Giustina) si parla dall’era in cui Ivo Tarolli era senatore. L’agriturismo sta compiendo qualche passo, varie amministrazioni sostengono uno sviluppo sostenibile, vedi difesa dei «pradiei», enorme risorsa paesaggistico-ambientale dell’alta valle. Tutto all’insegna del «chi fa per sé fa per tre», senza un piano coordinato. Non mancano proposte forti: basti pensare a Pomaria, Florinda, le giornate del Fai, le mostre di Casa de Gentili a Sanzeno, Palazzo Assessorile a Cles, Casa Campia a Revò, iniziative simili meno gettonate portate avanti da un volontariato sempre attivo e spesso poco considerato; ma un progetto coordinato, a differenza che in Val di Sole, non lo si vede.

Eppure basta considerare alcune attrazioni: il lago di Tovel, il santuario di San Romedio, Castel Thun, autentiche perle; ma ci sono cento chiese, castelli, luoghi pressoché dimenticati come l’eremo di Santa Giustina o la chiesetta di San Marcello di Dardine. O le terme di Bresimo, dove già oltre cent’anni fa un turismo prevalentemente germanico saliva a piedi per curarsi con le acque miracolose…

L’emergenza sanitaria di questo periodo potrebbe dare il la a una ripresa del turismo anaune. Si tratterà prevalentemente di un turismo di prossimità, di un’utenza che sceglierà luoghi dove sia possibile «vivere» lontano dalle masse, complice il necessario distanziamento sociale. Un’occasione da non perdere; di treni la valle, nel settore, ne ha lasciati passare diversi, basti pensare al Centro federale nazionale per l’atletica proposto da Abdon Pamich (campione olimpionico di maratona) a Rumo…

I nonesi sono noti per la loro imprenditorialità. Che sappiano coglierla, questa occasione?

 



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