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Speciale 25

Due valli atletiche

mer 08 lug 2020 23:07 • Dalla redazione

Le opinioni di Pierino Endrizzi,Claudio Chini e Massimino Bezzi

Val di Non fucina prolifica di campioni

«Siamo passati da un’attività svolta “alla buona” a un’offerta sportiva organizzata, sia attraverso il grande impegno delle amministrazioni comunali, sia tramite quello dell’associazionismo e degli sportivi veri che hanno fatto crescere il mondo dello sport noneso in maniera esponenziale».

Pierino Endrizzi, preparatore, allenatore e tecnico (oltre che docente di educazione motoria) tra i più conosciuti e preparati non solo nelle Valli del Noce, ma anche a livello nazionale, ha le idee piuttosto chiare su come sia cambiato e migliorato il modo di fare sport in Val di Non negli ultimi 25 anni.

«Abbiamo assistito a un rifiorire delle attività che in passato non erano presenti in valle. Una volta c’era solo il calcio, oltre a un po’ di atletica e di pallavolo – ricorda Endrizzi –. Oggi, invece, i giovani hanno un sacco di opportunità. Questo grazie anche a grandissimi personaggi sportivi e a tecnici preparati, di ottima estrazione culturale e di assoluta esperienza».

Una menzione particolare, secondo Endrizzi, la merita il ciclismo che, dopo l’era-Fondriest, ha prodotto un numero elevato di campioni, ma anche campionesse. «Parliamo di Bertagnolli, Piechele, Moscon, Callovi, Paternoster, Menapace, Leonardi, le Borghesi – spiega Endrizzi –. Credo che per il numero di abitanti la Val di Non sia la più produttiva, a livello sportivo di eccellenza, non solo del Trentino ma d’Italia».

Il merito è anche degli investimenti attuati dalle amministrazioni per ciò che concerne le strutture e dell’impegno e dell’attenzione rivolti al mondo giovanile da parte delle associazioni. «Speriamo che la pandemia non tolga ai giovani queste opportunità – conclude Endrizzi –. Di solito, quando ce n’è necessità, si vanno a sacrificare quelle attività che si pensano superflue, ma in realtà sono fondamentali.

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Devo dire che fortunatamente possiamo godere di impianti moderni e funzionali, che si prestano alla polivalenza. Siamo sicuramente un’isola felice per quanto riguarda lo sport». (f.b.)

Claudio Chini, la storia del tamburello

Claudio Chini, 77 anni, presidente dell’U.S. Segno, ha dedicato la propria vita al tamburello. Prima calpestando la terra rossa e colpendo la pallina più forte che si può, poi con il fischietto in bocca e indosso la divisa da direttore di gara. Ora dietro una scrivania, ma con la stessa passione di sempre.

Erano gli anni ‘40 quando iniziò ad avvicinarsi al mondo dello sport in Val di Non. «Ho vissuto in prima persona l’evoluzione dello sport da una struttura “di piazza”, molto spartana, con regole meno stringenti, fino ai giorni nostri – racconta Chini –. Negli anni sono stati costruiti gli impianti sportivi e c’è stato un vero cambio di passo: sono nate le società, le divise, sono sorti i primi sponsor. Quando ero ragazzino ci trovavamo la domenica mattina presto e ognuno doveva provvedere di tasca propria a raccogliere le poche lire per mettere la miscela nei motorini, ma anche per comprarsi le scarpe e il tamburello».

Poi, con l’avvento degli sponsor e delle prime risorse economiche importanti, si è assistito a una strutturazione sempre maggiore. Le società hanno dato vita ai vivai giovanili, dai più piccoli fino ad arrivare agli adulti.

«Una volta si giocava solo open – ricorda ancora Chini – ora c’è anche l’indoor. A Segno devo dire che possiamo vantare uno tra i migliori campi da tamburello in Italia. Questo grazie a Rino Chini, che negli anni ‘80, in accordo con la parrocchia e l’amministrazione comunale, è riuscito a procurare i terreni e a proporre il nuovo impianto».

Il campo di Segno è stato teatro di partite memorabili e ha visto spesso e volentieri i colori biancorossi trionfare. «Negli ultimi anni abbiamo curato molto i vivai giovanili – spiega Chini –. Dagli anni ’90 ad oggi abbiamo conquistato 22-23 scudetti in varie categorie. Ogni volta per noi è una soddisfazione immensa. L’anno scorso, poi, abbiamo vinto 5 titoli a livello nazionale. È stato l’apogeo dell’U.S. Segno».

Una storia fatta di sudore, di passione e di vittorie, dunque. Una storia che proseguirà nel solco della tradizione, con uno sguardo rivolto sempre ai giovani, campioni di oggi e di domani. (f.b.)


Lo sport secondo Massimino

Massimino Bezzi è da sempre una delle anime del gruppo sportivo Monte Giner già Caleppiovinil, e Nos Magazine ne ha raccontato le imprese sportive fin dall’inizio delle pubblicazioni. Per questo torniamo in questa occasione da Massimino, per ripercorrere il cammino fatto in 25 anni e scoprire quante cose sono cambiate… «Siamo nati nel 1978 e in effetti, se ci guardiamo indietro, ci chiediamo come abbiamo fatto a fare tante cose. Lo sport è cambiato tantissimo, iniziative un tempo praticabili oggi non lo sono più, per le normative o per la burocrazia; era uno sport con altre esigenze, aveva meno regolamenti, un paio di sci duravano 3 o 4 anni, oggi usiamo tre pulmini e una volta uno, senza riscaldamento. Eravamo più pionieri. Però le soddisfazione sono state tante e NOS è sempre stato al nostro fi anco per farle conoscere al pubblico: a partire dai nostri ragazzi alle olimpiadi, Davide Bresadola e Giuseppe Michielli, alle medaglie mondiali di Alessio Berlanda e Jacopo Giardina, Nathalie Santer, i fratelli Dalla Valle, Matteo Sonna, Gianni Penasa, ai risultati raggiunti dalle ragazze e dai ragazzi del nostro gruppo…» Un’attività a 360 gradi, portata avanti «con la forza del volontariato la voglia di essere autonomi, oltre che con una grande attenzione all’uso delle risorse economiche». (almo)



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