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Uomini e bestie, una lunga storia di amore e odio

Parco Naturale Adamello Brenta, un’oasi per 90 orsi

sab 08 ago 2020 17:08 • By: Fabrizio Brida

Andrea Mustoni: «Senza biodiversità non c’è economia né possibilità di produrre cibo»

Il camoscio, Archivio Parco Naturale Adamello Brenta (ph. Andrea Mustoni)

Il Parco Naturale Adamello Brenta è una vera oasi di pace, una fetta protetta di paradiso terrestre dove la natura regna incontrastata: laghi, cascate, ghiacciai, una vegetazione ricca e variegata. E poi gli animali, abitanti dei boschi e padroni dei cieli sopra le Dolomiti. Ma quante specie vivono all’interno del Parco? Come vengono tutelate? Qual è il loro rapporto con l’uomo? Ce lo racconta Andrea Mustoni, responsabile dell’area ricerca scientifica ed educazione ambientale.

Dottor Mustoni, qual è la situazione faunistica all’interno del Parco Naturale Adamello Brenta? Quante e quali specie animali si possono trovare?

La situazione faunistica del Parco Naturale Adamello Brenta è eccellente. È infatti presente la quasi totalità delle specie caratteristiche degli ambienti alpini, tanto da configurare l’area come una delle più ricche delle intere Alpi in termini di biodiversità. In particolare sembra essere buona la situazione degli animali che vivono nei boschi, a conferma dello stato di salute ottimale di questi ultimi grazie alla tradizionale selvicoltura naturalistica attuata in Trentino. Oltre alle specie più carismatiche e di interesse sociale come i cervi, i caprioli o, più in generale tutti i grandi mammiferi, oltre all’aquila reale e al gallo cedrone, devono essere ricordati anche gli animali meno conosciuti come le numerose specie di insetti, gli anfibi e i rettili, che nel loro insieme costituiscono un enorme patrimonio di biodiversità. Anche i tanto ingiustamente demonizzati chirotteri sono una componente importante dei nostri ambienti naturali, dai fondovalle fino ai 2.700 metri s.l.m.. Attraverso una visione romantica della natura, potremmo dire che a sorvegliare questo scrigno di diversità ecologica, si aggiri sulle nostre montagne l’orso bruno, il signore dei boschi e sicuramente da sempre l’animale più carismatico delle nostre montagne.

Quanti esemplari di orso si trovano nelle zone del Parco? Come vengono “gestiti”?

Al momento dovrebbero esserci circa 80-90 individui, più i cuccioli nati nel 2020. Ma questi orsi frequentano zone anche esterne al territorio del Parco.

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Solo per fare un esempio, tra le zone più utilizzate dai plantigradi si trovano il Brenta Meridionale, anche a sud dei confini dell’area protetta, la Paganella e la Valle dei Laghi, fino alle pendici orientali del Monte Bondone. Alcuni individui, principalmente giovani maschi in dispersione, si sono spinti fino in Svizzera, Lombardia e ultimamente Piemonte. La loro gestione in Trentino è in capo al Servizio Foreste e Fauna della Provincia di Trento, che si occupa sia dei periodici censimenti effettuati in collaborazione con il Parco, sia della certificazione e della rifusione dei danni e, più in generale, degli orsi problematici.

Quali sono le azioni che, come Parco Naturale Adamello Brenta, avete messo in campo per tutelare la fauna della zona?

In realtà in Trentino la fauna è tutelata su tutto il territorio grazie a un’apposita legge provinciale (LP 24 del 1991), oltre che in base alle normative nazionali e comunitarie. Nel Parco Naturale Adamello Brenta ci sono solo piccoli correttivi che limitano l’attività venatoria nei confronti delle lepri e di alcune specie di uccelli. Nel Parco è anche proibito l’utilizzo del cane segugio per cercare di garantire il giusto grado di tranquillità alla fauna. Ma, tra le azioni più importanti che il Parco mette in campo per conservare le popolazioni di animali selvatici, c’è sicuramente la ricerca scientifica, nella convinzione che per tutelare in modo efficiente una risorsa ambientale, la si deve conoscere sia nei rapporti ecosistemici, sia nei possibili fattori di minaccia capaci di metterne in pericolo il futuro. Da questo punto di vista, il contributo del Parco in termini di conoscenza è una sorta di servizio utile per l’intera provincia e per tutti coloro che devono gestire ambienti simili ai nostri, anche lontano dal nostro. Inoltre, se si parla di contributo del Parco, nonostante ormai siano passati diversi anni, dobbiamo ricordare i progetti di reintroduzione dell’orso e dello stambecco, specie che grazie all’area protetta è tornata a colonizzare le cime dell’Adamello Presanella a più di due secoli dalla sua estinzione causata dall’uomo.

In che modo, secondo lei, si può favorire e facilitare la convivenza tra uomo e animali?

La parola chiave per favorire la conservazione della fauna è “rispetto”.

Un gallo forcello, Archivio Parco Naturale Adamello Brenta (ph. Andrea Mustoni)

Dobbiamo rispettare la natura e le popolazioni di animali e vegetali che la popolano e dalle quali dipende anche il nostro stesso futuro sul pianeta. Non è retorica, ma più semplicemente verità, perché l’uomo senza la biodiversità della natura perde economia, perde potenzialità produttive di cibo, perde il proprio sistema di vita. E il rispetto spesso nasce dalla conoscenza, quindi il mio invito a tutte le persone interessate a vivere la natura è quello di leggere, informarsi, cercare di capire le peculiarità degli animali e del loro modo di vivere. Dalla conoscenza scaturisce il rispetto; dal rispetto la convivenza… anche nel caso dell’orso, animale la cui presenza è fortemente discussa, la dinamica è la stessa.

Come si comportano, in generale, locali e turisti nei confronti della fauna del Parco Naturale Adamello Brenta?

Sorridendo posso dire che si comportano bene. O forse dovrei dire meglio che nel passato… i turisti in generale hanno rispetto degli ambienti che frequentano sulle nostre montagne. Il più delle volte vengono a farci visita alla ricerca di una natura che possa dare loro piacere e tranquillità e forse proprio per questo sono rispettosi. Solo raramente ci troviamo di fronte a situazioni negative per la conservazione della natura, per le quali sarebbe auspicabile una crescita di approccio culturale agli ambienti naturali. Diverso è il discorso legato ai residenti, ai nostri convalligiani che, pur amando la prioria terra, troppo spesso la vogliono sfruttare in modo eccessivo per questioni di tipo economico/turistico, dimenticando il concetto di sostenibilità, ovvero tutte le piccole grandi regole che, se rispettate, potranno perpetrare i valori della nostra natura nel futuro. Il comportamento nei confronti della fauna è in realtà il comportamento nei confronti degli ambienti naturali che sono la loro casa. In questi giorni difficili dobbiamo ricordare che la natura, oltre ad essere uno spettacolo meraviglioso per chi ne sa cogliere i contorni, è la nostra casa, dalla quale dipende il futuro delle nostre nuove generazioni. Ricordiamocene ogni volta che guardiamo un bimbo…



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