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Dopo Covid: turismo nelle Valli del Noce

In Val di Sole tornano i proprietari di seconde case

ven 09 ott 2020 13:10 • By: Lorena Stablum

Sulle file Rizzi dice: «Sono una cosa positiva»

Se questa che si è appena conclusa è l’estate della montagna, è anche la stagione che segna il ritorno in auge delle seconde case e degli appartamenti. Lo certifica il presidente dell’Azienda per il turismo delle Valli di Sole, Peio e Rabbi Luciano Rizzi, che evidenzia come tutti i settori – dal commercio alla ristorazione – abbiano retto all’urto della pandemia. «I locali hanno lavorato tutti. Non nella stessa proporzione gli alberghi, che hanno lavorato meno a luglio. Meglio è andato agosto, ma in generale l’ospite ha preferito trascorrere la vacanza in appartamento» spiega il presidente. E così si sono viste spalancare le porte di quelle seconde case che nelle località turistiche della valle erano ormai chiuse da anni e abbandonate per mete più calde ed esotiche.

La stagione se si conferma «al di sopra delle aspettative», come afferma Rizzi, non è però andata allo stesso modo per tutti. In generale, il settore ricettivo ha sofferto più degli altri con molti hotel che, anche in Val di Sole, sono rimasti chiusi.

Autoroen Aprile

«Un fatto che influirà sulla nostra statistica relativa all’andamento stagionale visto che registriamo gli arrivi e le presenze negli alberghi – ammette – ma di gente comunque ce n’era. Ha scelto di ritornare nelle seconde case, di alloggiare in appartamenti e le presenze dei camper nei campeggi sono più che raddoppiate. A Rabbi, l’area del Plan strabordava». E in effetti di turisti a spasso per le montagne della valle se ne sono visti parecchi. A volte con effetti che sono stati documentati anche dai quotidiani locali. «Capisco che numeri così grandi possano dare fastidio agli amanti della montagna – ammette Rizzi -. Ma è vero anche che questi sono una minoranza. Le critiche vengono sempre da addetti ai lavori. La coda è ciò che mi fa immaginare che quella cosa sia bella, che valga la pena vederla. In fondo si tratta di un fenomeno limitato a un mese e mezzo. Non ci sono posti belli e vuoti. Le code eclatanti viste sulle nostre montagne sono sempre lunghe un terzo rispetto a quelle che si formano davanti agli Uffizi di Firenze. Le code sono l’indice che quella cosa piace. Personalmente, le trovo positive in termini turistici. Significa che il nostro prodotto è appetibile e che possiamo lavorare per alzare i prezzi».

Non sono però «tutto rose e viole». Qualche nuvola nera si potrebbe formare all’orizzonte in vista della stagione invernale, vera incognita su cui si gioca una partita importante per il settore. «È il vero problema – conclude Rizzi -. Se d’estate il 90% degli ospiti è rappresentato dai nostri connazionali, d’inverno i turisti si dividono a metà tra stranieri e italiani. Non sappiamo come andrà con le frontiere. Mi auguro che non ci siano orpelli e che i nostri 4 o 5 mercati esteri di riferimento restino aperti. Si sta ragionando anche con le altre nazioni che offrono un tipo di turismo simile al nostro, come l’Austria, per proporre una proposta internazionale in merito al Covid».  



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