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Il ddl Zan, Lgbtq e interferenze

lun 05 lug 2021 09:07 • By: Renato Pellegrini

Il dibattito va bene, ma una legge serve

Una piazza arcobaleno per i diritti di tutti (foto tratta dalla pagina Facebook Arcigay Trentino)

VALLI DEL NOCE. Quando si tratta di legiferare su certi temi particolarmente sensibili, nasce spesso, o meglio sarebbe dire sempre, una specie di lotta tra visioni e culture diverse. È di questi giorni il dibattito sul disegno di legge Zan. Anche ci sono alcuni punti fermi che, a mio avviso, vanno tenuti presenti per non creare troppe aspettative e confusione. Primo: una legge di per sé non risolve il problema, può però facilitarne la soluzione. Nel caso in questione si tratta di difendere i diritti sacrosanti di omosessuali, lesbiche, bisessuali e trans, di evitare ogni violenza e discriminazione nei loro confronti.

Di per sé ogni donna e ogni uomo andrebbero rispettati sempre, qualunque sia il loro orientamento sessuale, la loro religione, il loro credo politico, il colore della loro pelle. Lo ricorda bene la Costituzione italiana all’art. 3: «Tuti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Sono principi che dovrebbero essere bene impressi nella coscienza di ciascuno. Eppure così non è. Succede che qualcuno si senta superiore a un altro, addirittura che arrivi a credere che l’altro non abbia diritto di cittadinanza in mezzo a cittadini cosiddetti «normali». La storia è piena di questi esempi e dalla storia si capisce quanto cambi il modo di intendere e risolvere i problemi. C’è stato un tempo in cui le donne erano ritenute inferiori, addirittura «senz’anima»; un tempo in cui i bianchi schiavizzavano altri uomini con la pelle scura o con culture diverse, credendo di compiere un’opera buona voluta da Dio (tempo non ancora del tutto tramontato); un altro in cui chi dissentiva politicamente veniva perseguitato e anche ucciso, recluso in campi di concentramento.

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 Anche in questi nostri giorni i pregiudizi stentano a morire, anche quelli basati sul sesso. Va qui ricordato che nell’antica Grecia e anche a Roma la pedofilia non era reato ma, a certe condizioni, era inserita in un percorso pedagogico di maturazione dell’adolescente che si avviava a diventare cittadino o soldato. Oggi la mentalità è decisamente e fortunatamente cambiata. Ma una certa educazione maschilista è dura a morire. E così le persone vengono discriminate e soffrono talvolta fino a togliersi la vita. Quindi non c’è dubbio che a tutto questo va posto un argine e che una legge serve.

Secondo: ogni legge può essere migliorata. Occorre lasciare spazio e tempo (purché non sia eterno) agli esperti, ai giuristi e costituzionalisti. Non tutti concordano sul disegno di legge in questione. C’è chi preme perché sia subito tradotto in legge, rammentando le vicissitudini del passato e il naufragare di molte proposte. Il ddl Zan in alcune sue parti è piuttosto confuso e può persino essere pericoloso per la libertà di espressione. Così almeno qualcuno argomenta, e sono associazioni sia cattoliche sia laiche. Quando il clima è troppo riscaldato per i motivi più vari, il rischio è che si perda il senso dell’equilibrio, che ciascuno giochi duro per tirare l’acqua al suo mulino, che si mettano tutti i buoni da una parte e tutti i cattivi dall’altra. Nella nostra società occorre imparare a dialogare.

Terzo: è fin troppo evidente che le leggi le fa lo stato, secondo il dettato costituzionale: il potere legislativo spetta al Parlamento. Credo dunque che deputati e senatori debbano svolgere il loro lavoro assolutamente liberi da pressioni. Nessuno può condizionare un’attività tanto importante e delicata. Si può senza dubbio discutere, dibattere, scrivere, far giungere la propria voce e il proprio dissenso a chi è stato eletto dal popolo e lo rappresenta, anche per dissentire su possibili leggi. Lo può fare anche la Chiesa. Ciò che desta qualche perplessità è che voglia insegnare al Parlamento a legiferare. Compito della Chiesa è formare le coscienze ai valori cristiani. E saranno poi i cristiani a compiere le loro scelte.

Infine: sento ogni tanto parlare di valori cristiani irrinunciabili. Posso essere d’accordo. Ma non vanno imposti a chi cristiano non è. E poi, guardando alla storia, dovremmo usare molta prudenza a parlare di valori cristiani. Ricordate il Sillabo? Sapete che c’è stato un papa che ha avuto la brillante idea di vietare alle donne e ai preti di andare in bicicletta? Naturalmente ha fallito la missione! La prima preoccupazione per la Chiesa e anche per lo stato deve essere la difesa della dignità di ogni persona. Oggi c’è bisogno che nasca il rispetto per le persone gay o lesbiche, o transessuali. C’è bisogno di imparare che tutti hanno pari dignità. E una legge può aiutare.



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