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Covid-19, profondo rosso per la montagna

gio 25 nov 2021 11:11 • Dalla redazione

I dati Anef: il settore il -93%, gli impiantisti perdono il 98%

ROMA. L’economia della montagna ha perso, causa la pandemia, il 93% del fatturato con un settore impiantistico funiviario che arriva a toccare anche il - 98%. Sono i numeri presentati dalla presidente dell’Anef - Associazione nazionale esercenti funiviari Valeria Ghezzi che è stata invitata in audizione dalla Decima Commissione permanente della Camera dei Deputati. La presidente, che portato le istanze anche degli altri rappresentanti del settore, quali Assosport, Federturismo e Confindustria Alberghi, ha evidenziato come le perdite registrate siano “un evidente segno di criticità nell'immediato” i cui “effetti nel medio periodo sono ancora difficilmente quantificabili”. “I ristori hanno coperto le più ingenti necessità di liquidità ma non garantiscono la capacità di investimento nei prossimi anni – ha commentato Ghezzi - Per questo il Pnrr (Piano nazionale di recupero e resilienza, ndr) è un'occasione per le terre alte che necessitano di iniziative strategiche e investimenti, da quelli infrastrutturali fino agli interventi per la sicurezza idrogeologica che possano consolidare e rilanciare un'economia che, oltre a essere fonte di reddito per migliaia di famiglie, è anche uno strumento sociale per scongiurare lo spopolamento e l'abbandono dei territori.

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La montagna ha bisogno innanzitutto di lavorare – ha ribadito - e poi di investimenti strategici che non si limitino a rendere più appetibile e vendibile il prodotto ma che aiutino a strutturare e destagionalizzare l'offerta, che sostengano le piccole realtà e che aiutino le più grandi a mantenere le proprie quote di mercato. Un processo non solo economico ma anche culturale: la montagna dovrebbe essere promossa al livello scolastico e le famiglie (anche le meno abbienti) così come i giovani dovrebbero essere incentivati, anche economicamente, a viverla e a frequentarla”.

La presidente, infine, ha fatto un accenno alla stagione invernale ormai alle porte evidenziano come il desiderio degli operatori della montagna sia quello di lavorare. “Ma nel malaugurato caso che i contraccolpi di questa nuova ondata pandemica colpissero di nuovo la montagna, (non ci chiudono ma il rischio è di lavorare senza coprire i costi ndr) – ha concluso - la richiesta alle istituzioni sarà quella di attivare nuovamente interventi straordinari per facilitare l'accesso al credito e alla ristrutturazione dei debiti, esenzioni o riduzioni d'imposta e incentivi per gli investimenti produttivi”. 



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