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Lontani, ma vicini

sab 09 mag 2020 16:05 • Dalla redazione

L’esperienza di Elisa Podetti, Istituto Comprensivo Alta Val di Sole

Elisa Podetti

Elisa Podetti insegna materie letterarie nella scuola media di Ossana: ecco il suo punto di vista sulla didattica a distanza che impegna oggi, in piena emergenza Covid-19, insegnanti e alunni.

Covid19 ha cambiato il mondo e anche la scuola: nel vostro istituto come vi siete organizzati? 

Noi dell’Istituto Comprensivo Alta Val di Sole ci sentiamo fortunati dato che, già da prima dell’infuriare della pandemia, abbiamo adottato la piattaforma Google Suite for Education, tanto che tutti gli alunni già avevano una propria email per comunicare con gli insegnanti. Abbiamo quindi adottato la classe virtuale di Google Classroom: non è stato difficile iniziare un’attività didattica a distanza. 

Nella difficoltà data dalla novità, quali sono state le opportunità e invece le criticità? 

Per quanto riguarda le opportunità, esistono in rete delle app, destinate agli insegnanti, veramente utili per stimolare la creatività degli alunni e la loro curiosità nella ricerca di informazioni nel web. Esse si dimostrano utili a sviluppare competenze, non solo conoscenze; app che per essere sfruttate al meglio richiedono inventività e capacità di sfruttare il proprio intelletto, essendo la tecnologia il mezzo, non certo il fine.

Elektrodemo

Per quanto riguarda le criticità, sicuramente la didattica a distanza non potrà mai uguagliare quella in presenza, e in questo mi sento pienamente d’accordo con quanto espresso recentemente da uno storico noto al grande pubblico come Alessandro Barbero. Il contatto diretto con gli studenti resta insostituibile e le lezioni online vanno bene solo in fase di emergenza. La distanza rischia di diventare asettica, priva o carente di quella comunicazione extra-verbale che fa il rapporto personale; e poi gli alunni non possono stare insieme e confrontarsi, fattore importantissimo soprattutto a quell’età, perché a scuola si cresce insieme e ogni classe ha una propria anima, che va oltre la somma dei presenti, è un’alchimia. Infine una grande sfida all’interno di questo contesto è la valutazione: credo che sia necessario uscire da una valutazione sommativa per andare verso una più formativa. Ad esempio assegnando agli alunni anche compiti “di realtà”, che li aiutino a imparare a descrivere e a comprendere la complessità della realtà in cui viviamo. Se cambia il luogo in cui si fa scuola, cambia di riflesso anche il linguaggio, la modalità di fare scuola. Non possiamo pensare che la didattica a distanza si riduca nell’assegnare sempre i compiti preconfezionati della famigerata antologia, i compiti devono basarsi in primis sulle domande degli studenti che abbiamo dall’altra parte del cavo.

Scuola media di Ossana

 

Fanno meno fatica ad adeguarsi alla novità i professori o gli alunni? 

Andiamo di pari passo, ci sosteniamo vicendevolmente: molto dipende dal grado di conoscenza che i ragazzi hanno di questi mezzi di comunicazione a distanza, e se i professori attuali e passati hanno lavorato su questi aspetti. Certo è che l’insegnante in questi giorni ha dovuto reinventare il proprio lavoro. 

Finita l’emergenza, la strada della didattica a distanza e dell’uso delle tecnologie in classe in quale prospettiva va vista? 

La scuola cambierà per sempre? Si, cambierà. Lo faranno le varie componenti della scuola, con insegnanti più formati nelle new tech, lo faranno gli alunni che avranno la possibilità di usare con più consapevolezza le nuove tecnologie e lo faranno anche i genitori, che dovranno formarsi per poterle utilizzare e affiancare i figli in questo percorso.

 



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