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Essere se stessi

dom 06 mar 2022 10:03 • Dalla redazione

L'ipocrisia di ritenersi religiosi

La benedizione del Patriarca di Mosca Kirill a Putin in occasione dell'insediamento a presidente della Federazione Russa, 2012 (Foto tratta dal sito di PIME Onlus – AsiaNews)

VALLI DEL NOCE. Non c’è dubbio che Josè Maria Castillo colga in profondità il dramma di una religione fatta di esteriorità, di gesti ben visibili da chi ti conosce e ti guarda. Ma gesti falsi, che non esprimono ciò che sei realmente. Gesti ipocriti. Raccontano che anche Putin sia molto religioso, che si sia addirittura prostrato davanti all’altare della Madonna. Per chiedere cosa?

Sappiamo che anche altri potenti, prima di iniziare il massacro di una guerra hanno pregato che Dio conceda la vittoria. Non importa a che prezzo. A morire sono gli altri, a soffrire, a essere gettati nella disperazione sono i nemici. Ma forse anche i soldati che sono stati costretti a imbracciare le armi senza sapere bene per cosa. In fondo che muoiano anche i combattenti amici fa parte del gioco, è il prezzo da pagare. Racconta Castillo di aver avuto un amico, un uomo di grande talento e di ammirevole libertà. Nella sua vita ha scritto anche un libro di favole, intitolato «Il travestimento di carnevale». Vi si legge: «C’era una volta un uomo che a Carnevale si travestì da se stesso, sembrava un altro ed era molto felice, anche se il Mercoledì delle Ceneri tornò ad essere quello di tutti i giorni, cioè quello che gli altri volevano che fosse». È una favola che fa pensare! Dovremmo tutti chiederci se siamo davvero noi stessi.

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«Se pensiamo alla vita che conduciamo – e la pensiamo a partire dalla più profonda rettitudine – probabilmente dobbiamo accettare che tutto l’anno è il nostro «mercoledì delle ceneri». Perché non siamo noi stessi, ma quelli di tutti i giorni. Cioè, siamo quello che gli altri vogliono che siamo».

Succede spesso anche nella religione. Andare in chiesa, o anche semplicemente ritenersi religiosi, parlare riferendosi al Vangelo può diventare un atteggiamento, un modo per compiacere chi hai intorno. L’importante è apparire così. Nella Bibbia non mancano i rimproveri a questo modo di comportarsi. Nell’Antico testamento, ad esempio, il profeta Gioele rimproverava di coloro che digiunavano per piacere a Dio con queste parole: «È forse come questo il digiuno che bramo…? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore?» Magari non lo è, ma chi osserva simili comportamenti resta positivamente meravigliato. Magari, però, annota Gioele, «voi digiunate fra litigi e alterchi», siete incapaci di andare alla radice delle cose. Gesù non è da meno nel rimproverare scribi e farisei che fanno tutto per essere visti dalla gente, come si narra al capitolo 23 del Vangelo di Matteo. È facile usare atteggiamenti religiosi e di fatto essere molto lontani da un autentico messaggio di fede.

Perché papa Francesco dispiace a così tante persone convinte che non si comporta da pontefice, ma da uomo normale, che esce per le strade, entra nei negozi come un qualsiasi cittadino? Perché tanti scandali sono stati nascosti dalla Chiesa per anni e anni? Gesù nel Vangelo chiama chi si comporta in questo modo «ipocrita», parola che deriva dal linguaggio teatrale e sta a indicare coloro che «rappresentano» ciò che in realtà non sono. Perché fanno il «teatro» di una esemplarità che non corrisponde a ciò che è la loro vita. Anche nella Chiesa, tra i credenti, succede che si assista al grande teatro dell’ipocrisia religiosa, che distrugge la fede e fa perdere ogni credibilità alla Chiesa stessa. «Non c’è dubbio che ci sono tanti vescovi, preti, religiosi e religiose, tanti cittadini che hanno dato (letteralmente) la loro fama, la loro dignità e la loro vita a causa della loro coerente esemplarità. Ma il «travestimento religioso di Carnevale» è stato più costante e più potente delle esemplarità più trasparenti che questa nostra Chiesa può presentare».



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