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‘Santo subito’, un urlo da evitare

dom 15 gen 2023 14:01 • By: Renato Pellegrini

C’è forse un rischio di ‘papolatria’?

VALLI DEL NOCE. Mi raccontava tanti anni fa un sacerdote, che per me è stato una figura importante, un punto di riferimento e un saggio consigliere, che «i santi si fanno per volontà di Dio e non per furore popolare». Parlavamo della vicenda del piccolo Simonino da Trento, un bambino di neanche tre anni che scomparve la sera del 23 marzo 1475, giovedì santo, e fu ritrovato cadavere la domenica di Pasqua, nelle acque di una roggia (nella zona dell’attuale piazza Mostra) vicino all’unica casa abitata da quindici ebrei residenti a Trento. Furono subito accusati di omicidio rituale, torturati in modo orribile perché confessassero e condannati a morte (il più giovane aveva 15 anni e il più anziano novanta). Non servì a salvarli il fatto che durante il processo – di cui si conoscono gli atti- il legato del papa Sisto IV si fosse apertamente espresso contro l’infondatezza dell’accusa loro rivolta. Lo stesso papa proibì subito di onorare Simonino come beato. Ma il culto del presunto martire non cessò. Il percorso di revisione critica del processo da parte della Chiesa vide attivamente coinvolta la diocesi di Trento, che nel 1965, dopo gli studi approfonditi dello storico mons. Iginio Rogger, ne soppresse il culto.

Mi è tornata alla mente la storia tragica di Simonino e il colloquio con quel prete amico come introduzione a una certa fretta che pare esserci nel popolo di Dio quando in piazza San Pietro ha chiesto che si iniziasse subito il processo di beatificazione per papa Giovanni Paolo II prima e Benedetto XVI dopo i suoi funerali.

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Non mi pare una richiesta prudente. Penso che Dio li abbia accolti nella sua casa, ma è bene aspettare in silenzio che si manifesti nella storia il suo volere, soprattutto in quest’ora di grandi cambiamenti, in cui la Chiesa vive anche una fase di resistenza al suo interno. È dato a tutti di vedere almeno due schieramenti attorno ai quali si ritrovano, contrapponendosi, i cattolici. C’è chi ha paura delle riforme che fanno vivere la Chiesa (liturgia, morale, relazioni col mondo) e chi chiede con insistenza il rinnovamento. Se mi lascio trasportare dai ricordi, risento le parole che un giorno mi disse don Vittorio Cristelli, allora direttore di Vita Trentina. Sosteneva che c’è sempre il pericolo di una «papolatria» che impedisce al papa di essere l’umile successore di Pietro, per farne una specie di idolo da venerare. Non è forse il papa un vescovo che presiede alla comunione delle chiese e della Chiesa? Sono da meditare le parole di Benedetto XVI: «Colui che è il titolare del ministero pietrino deve avere la consapevolezza di essere un uomo fragile e debole… costantemente bisognoso di purificazione e di conversione», e insieme di dover confermare e tenere uniti i fratelli nella fede del Signore Gesù. È un compito difficile, adatto a chi sa ascoltare e parlare con misericordia. Il papa è un uomo che deve svolgere un servizio per il bene di tutti. Non è un vice Dio. «Si continua a volere un custode della verità dogmatica, una figura che sia un leader, un pontefice romano augusto più che un servo della comunione. Per questo, fin dall’inizio del cristianesimo, le chiese sono divise tra loro» (Enzo Bianchi, La Repubblica 9 gennaio 2023).

È probabilmente importante una riforma anche del papato, come aveva intuito Giovanni Paolo II nell’enciclica Ut unum sint. E i cattolici devono saper accettare una chiesa che non è senza macchia e senza rughe, che cammina nella storia con tutta la debolezza dell’umanità. Nella Chiesa i papi sono pastori, che si susseguono con stili anche molto diversi, non ancora santi da venerare. La diversità non deve diventare motivo di conflitto fra tifoserie diverse. Questo anzi è il peccato da evitare: per l’unità ha pregato intensamente Gesù nell’ultima cena. E invece succede che a dividere può contribuire anche chi «fa parlare i morti», chi pretende di attualizzare e reinterpretare chi non c’è più. Lasciamo che parlino i fatti e le parole dette e scritte da chi ha lasciato questo mondo. Bastano, perché Dio continui ad operare in chi lo ha amato e servito.  



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