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Una Chiesa difficile da capire

dom 16 lug 2023 08:07 • By: Renato Pellegrini

Il caso Martin Lintner e la necessità di accogliere nuovi modi di sentire e di pensare

Ci sono due fatti che in queste ultime settimane fotografano una chiesa che non sa bene quale messaggio trasmettere, una chiesa che da una parte vorrebbe essere particolarmente fedele alla tradizione e dall’altra, grazie allo sguardo lungimirante di papa Francesco, cerca apertura e dialogo con il mondo.

Ma andiamo con ordine. Certamente qualcuno di chi legge conosce padre Martin Lintner. È un apprezzato teologo, conosciuto a livello internazionale, che insegna presso lo Studio Teologico di Bressanone. Ha ricoperto la carica di presidente dell’Associazione europea di teologia cattolica (2013 – 2015), dell’International Network of Societies for Catholic Theology (2014 – 2017) e dell’Associazione internazionale di teologia morale ed etica sociale (2017 – 2019).

Ora il Vaticano ha bloccato la sua nomina a preside dello Studio teologico accademico dove insegna, creando prevedibili malumori tra i colleghi ed estimatori. Il veto è venuto dal dicastero per la cultura e l’educazione. Il nulla osta è stata negato “a causa delle pubblicazioni del prof. Lintner su questioni di sessuale morale cattolica”, ha comunicato il vescovo Ivo Muser alla fine di giugno.

L’intervento vaticano, secondo Lintner, sarebbe per “un libretto”, “La riscoperta dell’eros. Chiesa, sessualità e relazioni umane”, uscito nel 2011. Il fatto che egli venga ora evidentemente punito per questo, ha meravigliato non solo lui, anche perché sui temi di etica sessuale e animale è tra i più rinomati della sua disciplina in ambito di lingua tedesca e gode di alta stima anche in Italia.

L’ondata di solidarietà dopo il veto vaticano è stata di conseguenza davvero forte e per Lintner addirittura “sconvolgente”. I rappresentanti delle facoltà di teologia cattolica tedesche hanno condannato la decisione come “espressione di sfiducia e di controllo”.

Graziadei maggio

Lintner sostiene apertamente la benedizione di unioni omosessuali e la necessità di affrontare gli abusi sessuali nella Chiesa del Sudtirolo, chiede che ci sia dialogo a proposito delle ricerche gender e che “le persone, anche transgender, siano riconosciute e rispettate anche con la loro identità di genere”. È a favore di un superamento “di una morale prevalentemente basata su norme come ordini e divieti, come quella morale che continua ad essere percepita come la dottrina cattolica sulla sessualità”.

Nei frequenti incontri con persone, con le storie della loro vita e il peso della sofferenza a cui sono spesso esposte, ha capito che nell’accompagnamento umano e spirituale non si tratta di “come io giudico qualcuno moralmente”, ma di “come io posso aiutare le persone ad accettarsi, ad integrarsi nella società e ad esservi accolti”. Sono tesi sicuramente nuove e coraggiose, ma mettono al centro la persona umana con tutte le sue diversità. E la diversità è ricchezza! «I teologi, se hanno un senso nel servizio alla Chiesa, debbono offrire chiarimenti e salvare i fenomeni, con rigore e con parresia. Lo fanno alla luce della Parola di Dio e della esperienza di uomini e donne, nella reciprocità esigente tra queste due fonti. Anche le critiche agli assetti dottrinali acquisiti fanno parte del loro ministero, anche duro ed esigente, ma mai addomesticabile. Se la censura ad un teologo ottiene il risultato di alzare il livello comune di autocensura, questo va solo a detrimento della comune esperienza ecclesiale. Perché la Chiesa non è né una caserma né una associazione mafiosa, ma una comunità di discepoli del Signore. Il controllo sulla “comune dottrina” non può più avvenire nelle forme anonime del Consiglio dei X della Repubblica Veneziana». (Umberto del Giudice)

Diverse sono le scelte di papa Francesco, che si possono vedere chiaramente con la nomina a prefetto del dicastero per la Dottrina della fede di padre Victor Manuel Fernandez, classe 1962, successore di Joseph Ratzinger. Suo compito è riformare l’ex S.Uffizio, che a detta dello stesso pontefice avrebbe usato metodi immorali per svolgere il suo lavoro.

In altre parole a me sembra che, finalmente, è tempo di dire che vigilare per condannare senza possibilità di difendersi e di approfondire temi teologici o biblici non può essere un metodo della comunità cristiana. Vale anche su temi delicati, come preti sposati, gay e donne - tutti argomenti presenti nella bozza di lavoro del Sinodo di ottobre -, sui quali il neo prefetto ha idee non certo tradizionaliste. Come si può promuovere la fede in un Occidente sempre più indifferente al dato religioso?

La risposta di Fernandez è chiara: «È un'indifferenza relativa, perché nascono sempre nuove forme di religiosità e spiritualità. Ad un certo punto, quando si avverte il soffocamento della superficialità, si ripropone la questione della religione. Quello è il momento in cui, se siamo attenti, possiamo avviare un dialogo fecondo». In un mondo dove tutto è immediato, urgente, è difficile parlare di vita eterna, ma «di fronte al dolore, alla morte, al fallimento, all'abbandono, molti cominciano a guardare all'orizzonte più ampio dell'esistenza. Fa parte del nostro messaggio e non possiamo smettere di parlare della chiamata a una vita piena e senza fine nell'abisso dell'amore divino».

Ecco il compito della Chiesa: portare Dio nella vita, promuovendo dignità e libertà delle persone, evitando giudizi che spettano solo a Dio, accogliendo anche il nuovo modo di sentire e di pensare come manifestazione di un mistero che ci supera.

  



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