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A Cles una casa per persone con Disturbo dello Spettro Autistico

sab 16 dic 2023 12:12 • By: Elena Gabardi

Nasce dall’iniziativa privata di una coppia di genitori per il ‘Dopo di noi’

CLES. È in via di realizzazione a Cles una casa per persone con Disturbo dello Spettro Autistico, un progetto di abitare sociale, che risponde a una stringente necessità delle famiglie e che nasce su iniziativa privata di una coppia di genitori.

«L’autismo è una condizione che entra nelle famiglie con la forza di un uragano, che tutto travolge» dichiara Giovanni Coletti, presidente della Fondazione Trentina per l’Autismo e padre di due gemelle di 34 anni. «Quando sono nate le mie figlie nulla si sapeva dell’autismo. Le prime diagnosi sono arrivate quando le bambine avevano già 7-8 anni. Con mia moglie ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo cercato ovunque. Poi i bambini crescono, anzi sono già cresciuti ed esiste una folta schiera di adulti autistici assistiti da genitori anziani, che invocano il “Dopo di noi”».

Una necessità ineludibile per centinaia di famiglie in Trentino, che ancora non trova risposta nelle istituzioni. E un’incidenza di casi in netta crescita: 60 nuove diagnosi in provincia nel solo 2022 (dati del Tavolo per l’Autismo della Provincia Autonoma di Trento).

«Qualche passo avanti è stato fatto, - continua Coletti - ma ancora le istituzioni scaricano sulle famiglie una gestione, che a volte crea grandissimi problemi all’interno della famiglia stessa, causando un terremoto di cui solo chi vive in questa situazione è consapevole.

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In particolare quello che è comunemente chiamato “Dopo di noi”, che in realtà sarebbe da predisporre nel “durante noi”, resta ancora un salto nel buio!».

Una risposta del territorio trentino è auspicabile e ormai improrogabile, per dare una prospettiva ai bisogni assistenziali, presenti e futuri. Un servizio che possa offrire percorsi concreti di condivisione abitativa alle persone adulte con autismo, supportati dalla presenza di educatori formati per i bisogni di sostegno che le persone accolte richiedono, in un contesto affettivo e relazionale, che sia volto all’inclusione nella vita comunitaria.

«L’elevata incidenza della patologia ha creato nel tessuto sociale una piaga di sofferenza nella quale le famiglie nuotano per cercare, a più riprese, risposte efficaci» spiega Annachiara Marangoni, direttrice di Casa “Sebastiano”, primo centro in Italia destinato alla riabilitazione socio sanitaria di adolescenti e adulti con autismo. «A questo si aggiunge la complessità della sindrome, che è tale da impedire qualsiasi omologazione ad altre forme di disabilità, con o senza deficit intellettivo. L’inserimento di questi giovani in realtà socio assistenziali realizzate su altri target uniformanti risulta pertanto inadeguato».

I tempi sono maturi per l’innovazione di servizi che intercettino queste vulnerabilità: un “abitare accompagnato”, che promuova l’attivazione della comunità locale e dei soggetti pubblici e privati presenti sul territorio, al fine di favorire l’inclusione sociale ed un contesto relazionale che sia ricco oltre la famiglia.

«Il tempo stringe, speriamo che tutto questo venga osservato dalle istituzioni che, magari, vorranno saperne di più. Noi siamo fiduciosi, come sempre» prosegue Coletti e lancia un messaggio: «Con l’avvicinarsi delle festività natalizie a tutti chiedo un pensiero o un sorriso per queste ragazze e ragazzi. Questo periodo per tante famiglie che vivono l’autismo significa solitudine: dedicate qualche minuto, anche una telefonata, per farli sentire meno soli, ai vostri bambini e bambine parlate di queste persone speciali, perché non le escludano dai giochi e dalle attività. Ognuno può fare la differenza e dare anche solo un piccolo segno, è importante il sostegno di tutti!».



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