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Quanto costa l’orso in Trentino?

dom 14 gen 2024 08:01 • By: Giulia Colangeli

13 milioni persi in una stagione, anche i turisti hanno paura

DIMARO. “Uno dei benefici della vicenda orso è stato il ritorno economico: più di tre milioni di euro. Ma la pubblicità è stata positiva o negativa?” questa è la domanda che si è posto il professore Gualtiero Tamburini, docente di Economia ed ex Presidente del Consiglio di Amministrazione di Nomisma, e che ha rivolto al pubblico nel Teatro Comunale di Dimaro in occasione del convegno «Grandi carnivori: un problema per il futuro della vita sulle Alpi».

Un’occasione nata per volontà del Comitato Insieme per Andrea Papi con l’obiettivo di informare, momento di incontro tra cittadini, rappresentanti delle istituzioni e relatori provenienti dal settore scientifico. E la realtà emersa dal confronto è una e semplice: l’orso è un problema reale non solo per i residenti - che ne sopportano la minaccia quotidianamente - ma anche per i turisti.

“C’è carenza di dati” ha premesso Tamburini, sostituendo una corretta analisi con una possibile prima valutazione, in base ai dati in mano: “Val di Sole e Val di Rabbi rappresentano l’1,9% della popolazione del Trentino, mentre il turismo nelle tre valli rappresenta il 10% del turismo [.

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..] nel 2023 il calo nelle strutture alberghiere forse è stato paragonabile al calo del turismo, per una percentuale che si aggira intorno all’8%, una diminuzione che nei singoli anni precedenti non si è mai verificata”.

A quale fenomeno può corrispondere un calo del turismo così forte, entro un quadro dove “generalmente non ci sono questi numeri in altre aree”?Presumibilmente, secondo lo stesso Tamburini, il motivo sarebbe l’orso, sebbene non sia un dato preciso; misurabili e misurati sono, però, i 13 milioni persi in un’unica stagione. Il fil-rouge che ha unito tutti gli interventi del convegno trova esemplificazione nelle parole di Lorenzo Cicolini, presidente della Comunità della Val di Sole: “Ogni tanto sembra che le norme sembrano fatte per mettere in difficoltà le persone di montagna: norme fatte per la città non vanno bene per la gestione della montagna”.

A causare i maggiori danni - 10 attacchi all’uomo negli ultimi dieci anni, di cui uno mortale, il tragico caso di Andrea Papi - è stata la mancanza di una normativa che tutelasse la sicurezza delle persone prima ancora che degli orsi stessi, che comprendesse le esigenze di coloro che vivono in prima persona il territorio; si è resa necessaria una fase operativa approvata da pubblico, relatori e membri del Comitato all’unanimità che miri ad aggiornare il quadro giuridico vigente, a introdurre flessibilità “alla luce dell’evoluzione di queste specie al fine di ripristinare le condizioni di fruibilità e sicurezza dei nostri territori”.



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