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'Se il fucile lo imbracciava Kessler, la mano sul cannocchiale la metteva Padre Angelico'

lun 19 feb 2024 09:02 • By: Giulia Colangeli

Bruno Kessler secondo Vincenzo Manini: una voce fuori dal coro

In prima fila, quarto da sinistra, Vincenzo Manini

COGOLO. “La caccia nella sua vita ha avuto un ruolo importante. Non si esauriva nell’esercizio venatorio ma era un’esigenza interna, un modo culturale per avvicinarsi al territorio”.

Sono le parole con le quali ha esordito Vincenzo Manini, tecnico forestale ed ex primo cittadino di Terzolas, in occasione dell’incontro in memoria di Bruno Kessler che si è svolto sabato 17 febbraio a Cogolo.
L’evento, molto partecipato, ha portato al confronto personalità diversamente coinvolte nella vita del politico, amici e collaboratori di Kessler, e sul ritratto di Kessler cacciatore si è soffermato Manini, cogliendo l’occasione per porre l’accento sulle recenti scelte politiche in materia: “In risposta alle polemiche anti caccia rispondeva che noi siamo prima cittadini e poi cacciatori”, innamorato com’era del peso culturale che poteva vantare, secondo lui, la pratica della caccia.

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Elogiando la prontezza di Kessler a dialogare con tutti, Manini ha rincarato la dose: “Ma non tutti hanno avuto rispetto delle tradizioni delle genti di montagna [...] Dicono come comportarsi, come si deve fare, come si deve tenere l’ambiente senza badare agli usi e alle consuetudini che hanno contribuito a plasmare il paesaggio alpino che conosciamo. Si è dimenticato il rispetto dei tanto decantati usi comuni, non è questa la programmazione urbanistica che lui auspicava”.
Successivamente, ha spostato l’attenzione del pubblico sulle Asuc, sulle Comunità di valle che hanno ereditato - malamente, secondo Manini - il carattere autonomistico delle prime: “Hanno cambiato i nomi ai comprensori e distrutto il disegno di legge che lui, con lungimiranza, aveva in mente” ha sottolineato.
Con un rapido riferimento alla legge 168 del 2017 (che all’articolo 1 sancisce il riconoscimento da parte della Repubblica dell’autonomia dei domini collettivi), Manini ha accusato “il nostro Trentino” di essere rimasto indietro, nascondendo “strumenti legislativi di rilevanza, non so se per ignoranza o per non dare fastidio”.
Parole forti, pronunciate con l’intenzione di evidenziare la necessità di nuovi ordinamenti che diano “voce alle genti di montagna”, per un’autonomia reale entro i limiti della tradizione e non solo in ottica di progresso.
Con un ultimo riferimento alla presidenza di Kessler nell’Associazione Cacciatori (fino al 1991), Manini ha voluto concludere il suo intervento invitando gli ascoltatori a non tacere, a tornare ad esercitare “Il diritto di sapersi opporre a chi in questo periodo sacralizza le bestie e demonizza le persone [...] perché se il fucile lo imbracciava Kessler, la mano sul cannocchiale la metteva Padre Angelico”.



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